rotate-mobile
Venerdì, 29 Marzo 2024
L'analisi / Ucraina

A chi conviene davvero il crollo della diga in Ucraina

Mosca e Kiev si rimpallano le responsabilità. Per Zelensky la Russia ha la "responsabilità penale". Come stanno le cose, per quel che se ne sa oggi

Il crollo della diga di Kakhovka è uno di quegli episodi che dà adito al solito gioco di rimpallo di responsabilità tra Kiev e Mosca. Ciascuna delle parti accusa l'altra di aver sfondato la diga causando un'inondazione nella valle. Come nel caso delle esplosioni del gasdotto Nordstream dello scorso anno, i sospetti occidentali sono caduti immediatamente sulla Russia, la quale però nega le sue responsabilità nell'azione. Non è ancora chiaro se la diga sia stata deliberatamente attaccata o se la breccia sia stata il risultato di un cedimento strutturale. 

Il crollo della diga di Kakhovka

Il presidente ucraino Zelensky ha affermato senza mezzi termini che la Russia ha "responsabilità penale". "Le conseguenze della tragedia saranno chiare tra una settimana. Quando l'acqua se ne andrà, diventerà tutto chiaro", ha aggiunto. Per capire a chi sia convenuta questa operazione, analizziamo le sue conseguenze in base alle ricostruzioni fornite dai principali media ed esperti sulla regione. 

Per mesi russi e ucraini si erano accusati a vicenda di volere abbattere la diga. Mosca aveva, a prima vista, molti motivi in più per farlo, spaventata dalla controffensiva ucraina che avrebbe potuto utilizzare la strada sopra la diga per portare le truppe attraverso il fiume nel territorio controllato dai russi, e così avanzare verso la Crimea. Il vantaggio ucraino (privare la Crimea dell'acqua) pare molto sfumato. Ma ora che succederà? David Gendelman, noto analista militare, spiega alla Stampa che al momento è difficile dire tatticamente chi ne trarrà maggior vantaggio. Ma in linea di massima l'inondazione ostacola i movimenti di chi deve avanzare (gli ucraini) e aiuta chi sta fermo (i russi). I russi inoltre avevano piazzato cariche esplosive nella diga già a ottobre. E il New York Times oggi ipotizza che a distruggere la diga sia stata un'esplosione interna, il che punterebbe sull'azione (intenzionale o meno) dei russi. Ma per frenare la controffensiva i russi avrebbero potuto far saltare, in maniera più "sicura", strade e ferrovie. Questa appare invece una tattica deliberata di distruzione delle infrastrutture critiche ucraine allo scopo di condizionarne l'economia per chissà quanti anni a venire. Fino alla fine di agosto bisogna mettere in conto altri atti eclatanti, perché tutti puntano alla svolta nella guerra prima che l'autunno renda più difficili i movimenti di uomini e mezzi. Ma procediamo con ordine.

Nel video seguente, la città di Oleshky invasa dall'acqua vista dall'alto nel territorio occupato di Dnipro, sulla sponda est di Kherson.

Perché conviene all'Ucraina

Secondo un'analisi della Bbc, nel caso della rottura della diga ci sono alcuni elementi che fanno supporre una responsabilità degli ucraini. Il motivo è semplice: sarebbero stati i russi a subire i maggiori danni. "L'inondazione del terreno a valle l'ha costretta ad evacuare truppe e civili verso est, lontano da Kherson e dalle rive dell'ampio fiume Dnipro", si legge nell'analisi della televisione pubblica britannica, che prosegue: "Ciò fornirà una tregua limitata per i residenti di Kherson che hanno dovuto convivere con l'artiglieria russa e gli attacchi missilistici quotidiani". Russi costretti quindi a spostare le truppe collocate in prossimità della diga, lasciando così tranquilli per un po' gli abitanti ucraini di Kherson.

L'altro elemento chiave riguarda l'approvvigionamento idrico della Crimea occupata dai russi. La penisola è piuttosto arida e dipende proprio dall'acqua dolce proveniente da un canale vicino alla diga rotta. Ricordiamo che la Crimea è stata annessa dalla Russia nel 2014, diventando la prima area oggetto del contendere tra Kiev e Mosca. Essendo in mano ai russi, privare la regione di risorse idriche è una mossa che conviene alle truppe giallo-blu.

Infine, secondo la Bbc, "la rottura della diga di Kakhovka deve essere vista nel contesto più ampio della guerra ucraina e più specificamente alla luce della controffensiva estiva dell'Ucraina, che mostra segni di essere già in atto". La rottura della diga rientrerebbe dunque nel contrattacco di Kiev, intenta da mesi a recuperare quella fascia di territorio in cui ricade la città di Kharson e che collega la Crimea alla regione orientale del Donbass in Ucraina. Riuscendo a sfondare le linee difensive russe a sud di Zaporizhzhia, Volodimir Zelensky riuscirebbe a dividere in due quel territorio, andando a isolare proprio la Crimea con un'importante vittoria strategica.

Perché conviene alla Russia

Rovesciando l'analisi, il crollo della diga potrebbe però risultare vantaggiosa, e non poco, per i piani di Vladimir Putin. Il crollo rappresenta un rallentamento della controffensiva ucraina, rispetto alla quale i russi non sono rimasti inermi costruendo in questi mesi linee di fortificazioni e distruggendo strade per bloccare l'avanzata ucraina verso il Mar d'Azov. Non è chiaro come Kiev pensi di avanzare nell'area meridionale, ma l'opzione di far attraversare a una brigata corazzata l'ampio fiume Dnipro risulterebbe un rischio enorme, esponendo i militari all'artiglieria russa, nonché al fuoco di missili e droni. Con il crollo della diga ed enormi distese di terra allagate, il campo di avanzamento delle truppe ucraine si restringe ancora di più, non risultando accessibile tutta la sponda orientale di fronte a Kherson.

Secondo un'analisi su Twitter del giornalista Andrea Braschayko, esperto dell'area, "il governatore degli occupanti a Kherson ha dichiarato che non ci sono minacce alla fornitura d'acqua alla Crimea attraverso il canale nord di Crimea". Salterebbe dunque l'ipotesi di danni per la regione annessa dalla Russia. Infine un dato storico. Non è la prima volta che una diga salta sul fiume Dnipro, dato che lo avevano già fatto le truppe sovietiche nel 1941. All'epoca della seconda guerra mondiale Stalin ordinò di far esplodere l'idrostazione di Zaporizhzhia per bloccare l'avanzata delle truppe naziste. Secondo alcune ricostruzioni furono migliaia (le cifre oscillano tra 20mila e 100mila) i cittadini dell'area morti nelle inondazioni che ne derivarono. Un sacrificio umano accettato al fine di raggiungere un obiettivo militare strategico.

Tornando al presente, i russi avrebbero fatto ricorso alla stessa strategia, interpretando come un "rischio calcolato" lo spostamento delle proprie truppe ed eventuali morti nell'area, salvo poi rendersi conto solo a posteriori del disastro provocato e dell'impatto mediatico della vicenda, rifiutando così le relative responsabilità. La terza ipotesi è quella che connette il crollo ad una cattiva manutenzione, come emerge da una serie di immagini satellitari, da parte dei Russi che hanno gestito l'impianto in questi mesi. Pur non trattandosi di un attacco deliberato, permarrebbe la responsabilità di non aver saputo gestire un'infrastruttura così vitale per l'area.

Continua a leggere su Today.it...

In Evidenza

Potrebbe interessarti

A chi conviene davvero il crollo della diga in Ucraina

Today è in caricamento