"Basta privilegi: la Chiesa pagherà le tasse": la proposta dei socialisti in Spagna
Rivedere gli accordi fiscali con la Chiesa, così da "stanare" gli immobili che non pagano le tasse anche se non sono adibili a luoghi di culto: così Pedro Sánchez, leader dei socialisti spagnoli promette ai suoi elettori
Se vincerà le politiche del 20 dicembre in Spagna, il partito socialista ha intenzione di rivedere gli accordi fiscali tra Spagna e Vaticano e di togliere alla Chiesa cattolica una parte dei beni registrati a proprio nome. Così si legge sul País che cita una bozza del programma elettorale di Pedro Sánchez, leader del Psoe.
Fra le misure previste c'è anche l'imposizione di una tassazione sui beni religiosi che non sono usati per il culto e l'organizzazione di funerali di stato 'civili', senza la cerimonia religiosa cattolica. Sánchez prevede, se diventerà primo ministro, di togliere parte dei beni della Chiesa registrati dal 1998 sulla base di una legge del 1946 senza bisogno di presentare titoli di proprietà.
Niente di nuovo in realtà: tutti impegni che Sánchez ha ripreso da Alfredo Pérez Rubalcaba, il candidato precedente del suo partito. Inoltre l'idea di eliminare i privilegi della Chiesa cattolica da un punto di vista economico è uno dei punti forti di Podemos dalla sua fondazione.
In effetti altri punti del programma del Psoe ricordano un po' quelli del movimento di Pablo Iglesias: oltre all'impegno sulla laicità nel programma si trova una modifica alla famosa legge sul conflitto d'interessi spagnolo, che ampia le condizioni di incompatibilità tra incarichi pubblici e privati, da due a cinque anni (un intero mandato insomma). Verrebbe anche proibita la possibilità di indulto nel caso di condanna per reati di corruzione. Una vera e propria "Renovación Democrática" (così l'hanno chiamata i socialisti) simile a quella sognata da chi occupava Puerta del Sol a Madrid.
