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Mercoledì, 24 Aprile 2024
neocolonialismo cinese / Cina

Perché la Cina vuole fare più affari con i paesi arabi

Il rapporto tra Pechino e Riad è sostenuto principalmente dal petrolio. L'Arabia Saudita è il più grande fornitore cinese di greggio (81 milioni di tonnellate esportate nel 2021) e la Cina è il più grande partner commerciale del regno del Golfo

Trenta miliardi di dollari. È questo il valore stimato dei 34 accordi commerciali che il presidente cinese Xi Jinping ha firmato con il re dell'Arabia Saudita, Salman bin Abdulaziz, durante la sua visita di tre giorni a Riad che si conclude domani 10 dicembre. Accolto con tutti gli onori di stato dal re saudita e dal principe ereditario Mohammad bin Salman, Xi ha ottenuto un nuovo successo per la diplomazia cinese in Medio Oriente. A danno degli Stati uniti.

Gli Usa perdono terreno in Medio Oriente

Mohammad bin Salman (noto anche come Mbs) si propone come l'intermediario tra la Cina e i paesi arabi in una regione in cui gli Usa hanno accordi commerciali caratterizzati da dissapori e sanzioni verso alcuni paesi dell'area, come l'Iran. Solo lo scorso luglio, il principe ereditario saudita aveva accolto a Riad il presidente Joe Biden nel bel mezzo di profonde divergenze sulla politica energetica globale, acuite dallo scoppio della guerra in Ucraina. Dall'inizio del conflitto in Ucraina, Riad non ha mai condannato le azioni del Cremlino, manifestando il suo interesse a mantenere buoni rapporti con la Russia, che fa parte infatti dell'Opec+, l'Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio.

L'ultimo scontro tra Washington e Riad riguarda la decisione dell'Opec+ (di cui Arabia Saudita è uno dei principali attori), di tagliare la produzione di petrolio di circa due milioni di barili al giorno. Una scelta che ha scontentato gli Usa, che avevano provato a spingere Riad ad aumentare la produzione per bilanciare l’aumento dei prezzi sul mercato globale.

Da "paria" internazionale a partner: i nuovi legami degli Usa con l'Arabia Saudita

Washington ha infatti letto le azioni dell'Opec+ come una scelta politica e rimarcare una visione ormai chiara di diversi paesi del Medio Oriente: gli Stati Uniti sono ora considerati come un partner lontano e poco affidabile. Ovviamente gli Usa non guardano con favore l'ingombrante presenza della Cina in Medio Oriente, tanto da bollare le mosse di Pechino come "tentativi" per far crescere la sua influenza nel mondo. Insomma, gli Stati Uniti non vogliono lasciare un vuoto che potrebbe essere riempito da Cina, Russia o Iran. 

Gli accordi tra Pechino e Riad

È in questa frattura tra Stati Uniti e Medio Oriente che si inserisce la Cina per rinforzare la propria presenza nella regione e cercare di mettere la presenza statunitense in secondo piano. Il leader cinese adesso festeggia per i 34 accordi bilaterali basati principalmente sulle forniture energetiche. Ricca di risorse fossili, il paese del Golfo infatti svolge un ruolo cruciale per il futuro la diversificazione energetica della Cina, proponendo ambiziosi progetti destinati a diversificare l’economia cinese dai combustibili fossili.

Negli accordi bilaterali è stato riservato spazio a trasporti, logistica, sanità, cloud, ma soprattutto a energia e idrogeno, nonché a fotovoltaico e Information Technology. Sono stati firmati anche un accordo per la cooperazione e l'assistenza legale in questioni civili e commerciali, un memorandum per l'insegnamento della lingua cinese e un protocollo d'intesa per incoraggiare gli investimenti diretti.

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Accordi che si presentano come un regalo che la Cina fa al principe ereditario saudita, già forte di una bilancia commerciale a favore di Riad: 57 miliardi di esportazioni contro 30,3 miliardi di importazioni. Il rapporto tra Pechino e Riyad è sostenuto principalmente dal petrolio. L'Arabia Saudita è il più grande fornitore cinese di greggio (81 milioni di tonnellate esportate nel 2021) e la Cina è il più grande partner commerciale del regno saudita. Nella regione del Golfo, Riad è in cima alla lista delle destinazioni per gli investimenti stranieri cinesi degli ultimi 20 anni, per un totale di 106,5 miliardi di dollari, davanti al Kuwait con 97,6 miliardi di dollari e 46 miliardi per gli Emirati Arabi Uniti, secondo i dati di Janes IntelTrak. 

Perché la Cina potrebbe far fallire l'embargo al petrolio russo

Per Mbs, il principe eritario saudita, la Cina è un ottimo sostenitore per il progetto di sviluppo economico saudita "Vision 2030" e al contempo il paese del Golfo sostiene il mega progetto infrastrutturale cinese della Belt and Road. La Cina, stando alla parole di Xi che ha dato il via a una "nuova era" nei rapporti con Riad, intende partecipare attivamente all'industrializzazione dell'Arabia Saudita e alla diversificazione della sua economia, attraverso il rafforzamento delle politiche energetiche e del commercio del petrolio. 

Nient'altro che petrolio

Tornato sulla scena globale dopo due anni di isolamento nel paese a causa della pandemia di coronavirus, Xi presenta la sua prospettiva regionale. Nella giornata di oggi 9 dicembre, si è tenuto il primo vertice bilaterale tra Cina e paesi arabi, con una dozzina di leader della regione, tra cui l’egiziano Abdel Fattah al-Sisi, il tunisino Kais Saied, il sudanese Abdel Fattah al-Burhan, l’iracheno Mohammed Shia al-Sudani, il marocchino Aziz Akhannouch, il libanese Najib Mikati e il palestinese Mahmoud Abbas.

Dal vertice Xi ha ottenuto un successo: aumentare le importazioni di greggio e gas naturale liquefatto dai paesi del Golfo da pagare in yuan, la valuta cinese, aggirando quindi il dollaro Usa. Oltre ai rapporti economici, i leader dei paesi arabi hanno trovando una sponda in materia di diritti umani: la Cina non sostiene le critiche occidentali sulla violazione dei diritti umani.

L'importanza degli Usa per il commercio della armi

Se i paesi arabi puntano sul petrolio per rafforzare gli accordi commerciali con il gigante asiatico, sono però bene attenti a tutelare lo scambio di armamenti con gli Usa. Sia l'Arabia Saudita che gli Emirati Arabi Uniti infatti contano su Washington per la fornitura di materiale militare: solo nel mese di agosto l’amministrazione Biden ha approvato una vendita del valore di tre miliardi di dollari in equipaggiamento militare. Inoltre, l'hardware statunitense è difficile da sostituire con quello che la Cina ha da offrire.

Ma a Washington basterà fare leva sui rapporti sugli armamenti per mantenere al suo fianco i paesi arabi che si sentono "abbandonati" dagli Usa? 

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