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Venerdì, 29 Marzo 2024
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La Cina ha censurato il numero uno dell'Oms per aver criticato la strategia "Zero Covid"

Uno studio pubblicato dalla rivista Nature Medicine fa luce sul motivo dell'inflessibilità del governo cinese sulla strategia anti-Covid

L’approccio tolleranza zero della Cina nei confronti del Covid-19 sembra estendersi anche alle critiche sulla strategia restrittiva che il governo cinese ha adottato per azzerare i contagi. Il governo di Pechino ha oscurato sui social media cinesi, Weibo e WeChat, le osservazioni che ha fatto ieri 10 maggio il segretario generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, sulla strategia cinese “Zero Covid”. 

Il capo dell’Organizzazione mondiale della Salute ha criticato l'approccio draconiano voluto dalla leadership comunista per contrastare il nuovo coronavirus. Tedros, durante una conferenza stampa alle Nazioni Unite, ha esortato Pechino a cambiare rotta dal momento che la strategia “Zero Covid” è insostenibile a fronte delle nuove varianti altamente trasmissibili.

Il governo cinese non sembra aver apprezzato il consiglio e ha deciso di censurare l’intervento del numero uno dell’Oms e bloccare i commenti sui social network. Il dibattito online sulla strategia anti-Covid di Pechino è stato così strozzato sul nascere.

Perché la Cina non rivede la strategia "Zero Covid"

Pechino non ha alcuna intenzione di abbandonare la politica “Zero Covid” per motivi politici e sanitari. Il Partito comunista cinese ha presentando al mondo la strategia restrittiva come strumento politico di successo nel contenere la diffusione del virus nel Paese, mentre i Paesi occidentali hanno registrato un alto numero di vittime. Gli analisti ritengono che difficilmente il governo cinese farà un passo indietro sulla politica di bandiera del presidente cinese Xi Jinping.

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Ma anche la tenuta del sistema sanitario cinese spaventa Pechino. Uno studio pubblicato dalla rivista Nature Medicine fa luce sul motivo dell'inflessibilità del governo cinese sulla strategia anti-Covid. Secondo gli autori della ricerca, coordinata dall’epidemiologo Hongjie Yu dell’università Fudan di Shanghai, un allentamento delle misure restrittive avrebbe comportato la morte di oltre 1,5 milioni di persone a causa del coronavirus. 

Attraverso la proiezione degli scienziati, senza la strategia Zero Covid in sei mesi la Cina avrebbe registrato 112 milioni di casi sintomatici, 5,1 milioni di ricoveri, 2,7 milioni di pazienti in terapia intensiva. Numeri esorbitanti rispetto alle decine di migliaia di casi di Covid e ai 5.179 decessi ufficiali per Covid-19 dichiarati dal governo cinese dopo due anni di pandemia.

 Anche le preoccupazioni sulle conseguenze economiche della politica anti-Covid sono state censurate dai social media cinesi. Tuttavia, non tutti le valutazioni degli analisti finiscono nella tenaglia della censura cinese. Secondo le analisi di Xu Jianguo, professore associato di economia presso la National School of Development dell’Università di Pechino, l’impatto economico dell’ultimo focolaio di coronavirus in Cina è 10 volte superiore a quello del primo lockdown di Wuhan nel 2020. 

Quando conosceremo le conseguenze del lockdown di Shanghai

Il docente dell’Università di Pechino ha analizzato come le interruzioni dell’attività economica di alcune delle principali città cinesi, attualmente in lockdown parziale o totale, abbiano già colpito 160 milioni di persone quest’anno e sono costate 18 mila miliardi di yuan (2,68 mila miliardi di dollari USA). A fronte di questi dati, gli analisti ritengono che la strategia Zero Covid renderà irraggiungibile l’obiettivo di crescita del Pil cinese del 5.5 per cento. 
 

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