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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Vediamoci chiaro / Cina

La Cina ha davvero interesse a far finire la guerra in Ucraina?

C’è ancora scetticismo sull’iniziativa diplomatica del gigante asiatico, ma al momento solo Pechino potrebbe essere in grado di esercitare una pressione su Vladimir Putin affinché metta fine alla sua guerra di aggressione in Ucraina

Sta per partire la missione del rappresentante speciale cinese Li Hui in Ucraina e altri quattro Paesi, tra cui la Russia, in un viaggio che rappresenta il passo più concreto della Cina per inserirsi nella diplomazia volta a porre fine alla guerra tra Kiev e Mosca. La trasferta dell'alto funzionario cinese arriva in un momento cruciale dell'invasione russa: la riconquista di Bakhmut da parte delle truppe ucraine e la fallimentare mediazione della Santa Sede. Qui, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel suo incontro con Papa Francesco ha affermato di non voler accettare altro che il piano di pace ucraino, quello in dieci punti, che prevede il ritiro delle truppe russe dal territorio ucraino, Crimea inclusa. 

Perché un inviato speciale della Cina sarà in Ucraina

Li Hui sarà il funzionario cinese più alto in grado ad arrivare in Ucraina dall'inizio dell'aggressione russa e la visita "dimostra che la Cina è fermamente dalla parte della pace" e Pechino - aveva affermato qualche giorno fa il portavoce del ministero degli Esteri, Wang Wenbin - "è disposta a continuare a svolgere un ruolo costruttivo nella costruzione di un maggiore consenso internazionale sul cessate il fuoco e l'apertura di colloqui di pace e per evitare l'escalation della situazione". 

Qual è la missione dell'inviato speciale della Cina in Ucraina

Il tentativo del presidente cinese Xi Jinping di fare il pacificatore servirà a placare la polemica diffusa in molti paesi dell'occidente secondo cui la Cina, come la Russia, si intromette sempre più negli affari di altri paesi, semina dubbi sulla sovranità di alcune nazioni e minaccia quelle che sfidano i suoi interessi. Il tour dell'inviato cinese ha un compito quindi cruciale: riuscire a mostrare un reale interesse di Pechino per la fine della guerra.

Alla base della politica estera cinese c'è la promessa della non ingerenza negli interni degli altri paesi. Anche se la Cina esercita un'influenza sulla scena globale grazie al suo ruolo di potenza economica, Pechino ha sempre preferito mantenere un profilo basso a livello internazionale. Almeno fino a poco tempo fa, quando ha ottenuto un successo diplomatico per aver organizzato i colloqui tra Arabia Saudita e Iran a marzo che li hanno portati a ripristinare le relazioni diplomatiche dopo una pausa di sette anni.

Questo cambio di passo ha alimentato la diffidenza di molti paesi occidentali che guardano gli sforzi della Cina come un tentativo per proporre un nuovo ordine internazionale, in parte attraverso i suoi stretti legami con la Russia. A più di un anno dall'inizio di un conflitto, la Cina non ha mai condannato l'invasione russa in Ucraina, attirando accuse di Washington e ai suoi alleati per la presunta fornitura armi alla Russia. Accuse respinte dallo stesso Xi al presidente ucraino Volodymyr Zelensky durante la prima telefonata tra i due leader lo scorso 26 aprile.

No, la Cina non ha cambiato posizione sulla guerra in Ucraina

C’è ancora scetticismo sull’iniziativa diplomatica della Cina, ma al momento solo Pechino potrebbe essere in grado di esercitare una pressione su Vladimir Putin affinché metta fine alla sua guerra di aggressione in Ucraina. È l'auspicio della presidente della Commissione Ursula von der Leyen che ha ricordato che la Cina, "come membro del Consiglio di sicurezza dell'Onu, ha anche una specifica responsabilità a fare il massimo, come chiunque altro, affinché la Russia fermi l'aggressione". 

Gli interessi cinesi nella mediazione del conflitto

Ma qual è il vero interesse del gigante asiatico nella mediazione nel conflitto cercato e alimentato da un partner strategico quale la Russia? Pechino, al momento, può solo esercitare pressioni su Mosca, in cambio di ritorni vantaggiosi. Grazie al conflitto infatti, la Cina è in grado di mettere in discussione la leadership mondiale degli Stati Uniti, proponendo un nuovo ordine mondiale e, soprattutto, rafforzare il rapporto di vassallaggio tra Pechino e Mosca: le sanzioni occidentali applicati contro Mosca assicurano abbondanti rifornimenti di idrocarburi russi a prezzi convenienti.

In questo contesto, la Cina ha notevolmente aumentato l'uso dello yuan per acquistare materie prime russe nell'ultimo anno, con quasi tutti i suoi acquisti di petrolio, carbone e alcuni metalli ora regolati nella valuta cinese, stando a quanto riporta Reuters. Il passaggio allo yuan per pagare gran parte del commercio di materie prime da circa 88 miliardi di dollari, sulla scia della guerra in Ucraina, accelera al contempo gli sforzi della Cina per internazionalizzare la sua valuta, a scapito del dollaro. 

Il tour del funzionario cinese sembra finalizzato a capire come facilitare un eventuale dialogo tra Kiev e Mosca e presentare la Cina agli occhi delle potenze occidentali come paese responsabile, che mira a una risoluzione politica della "crisi ucraina" (termine usato da Pechino, così come da Mosca, per indicare il conflitto russo). Ma quali saranno le garanzie che la Cina presenterà ai suoi interlocutori per porre fine alla guerra e quale vantaggioso tornaconto vorrebbe ottenere (probabilmente un ruolo nella ricostruzione dell'Ucraina) sono aspetti propri di una fase interlocutoria. E la mediazione sembra ancora troppo lontana.  

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