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Venerdì, 19 Aprile 2024
dibattito aperto

La Via della Seta, la trappola del debito e la scelta di Meloni

Il portavoce della Conferenza consultiva politica del popolo Cinese ha definito "senza fondamento" le accuse sulla creazione di una "trappola del debito" con la Belt and Road Initiative

La Belt and Road Initiative (Bri), la Nuova Via della Seta teorizzata dal presidente Xi Jinping dieci anni fa, torna nel dibattito politico italiano. La scadenza del Memorandum of Understanding, che lega Roma a Pechino dal 2019, agita gli animi dei sostenitori dell'intesa a cui ha aderito a occhi chiusi il governo gialloverde guidato da Giuseppe Conte. Un'adesione che aveva sollevato un vespaio di polemiche per l'improvvida decisione di essere l'unico paese del G7 a entrare nella megaprogetto cinese. 

L'opacità e la vaghezza dei termini contrattuali ha spinto molti, nel 2019, ad alzare qualche sopracciglio in occasione della firma del Memorandum of Understing. Molti hanno sollevato perplessità su quei coni d’ombra dei prestiti cinesi concessi alle economie fragili per costruire strade, ponti, stadi e ospedali all’insegna della Bri, con elargizioni economiche massicce a condizioni opache. È la cosiddetta "trappola del debito", che rappresenta un rischio reale per i paesi debitori. Un sistema che consente alle diverse imprese statali cinesi (Soe) - che investono nei progetti della Bri - di entrare negli asset dei paesi con un alto debito nei confronti del gigante asiatico. Tuttavia, diversi studi hanno messo in luce un tentativo di Pechino di rinegoziare i debiti anziché farsi consegnare le infrastrutture pubbliche.

Che fine ha fatto la Nuova Via della Seta cinese

A gettare acqua sul fuoco e sedare le polemiche interne all'esecutivo italiano ci pensa Guo Weimin, il portavoce della Conferenza consultiva politica del popolo Cinese (il ramo consultivo del parlamento cinese, una delle due assemblee principali del paese chiamate a formalizzare decisioni che vengono prese dalla leadership del Partito comunista cinese e che prenderà il via domani 4 marzo), che dalla Cina ha definito "senza fondamento" le accuse sulla creazione di una "trappola del debito" con la Belt and Road Initiative. L'iniziativa, ha affermato Guo, "ha raggiunto risultati fruttuosi e continua a registrare un crescente supporto internazionale".

Da quando è stata lanciata, a gennaio 2016, "la cooperazione concreta è cresciuta" e ora la Belt and Road promuove "una cornice stabile e affidabile", ha aggiunto Guo nella conferenza stampa di presentazione dei lavori della Conferenza che si apriranno domani per concludersi l'11 marzo. "Molti dicono che è la Cina a creare la trappola del debito, ma si tratta di accuse senza fondamento e malintenzionate: continueremo a migliorare la prevenzione e il controllo del rischio", ha aggiunto il portavoce.

L'eco delle parole del portavoce della Conferenza consultiva politica del popolo Cinese è arrivata anche in Italia, dove Oliviero Diliberto, ex ministro di Grazia e giustizia nei due governi D’Alema e oggi preside della facoltà di Giurisprudenza alla Sapienza di Roma, elogia la Cina di Xi e la Via della Seta. È una “straordinaria iniziativa globale”, dice l'ex ministro ospite di un media ufficiale cinese e rilanciato
dall'Ambasciata Repubblica Popolare Cinese in Italia.

Così la Cina rilancia in Italia la Nuova Via della Seta

Lo dice in italiano ma i sottotitoli cinesi non mancano. "L'Italia dovrebbe cogliere l'opportunità di continuare a partecipare in modo profondo alla Belt and Road Initiative" afferma Diliberto, che non è uno qualunque nel panorama politico e giuridico cinese. L'ex ministro è infatti titolare della cattedra di Diritto Romano all'Università di Wuhan e figura tra i curatori del Codice civile della Repubblica popolare cinese, entrato in vigore il 1° gennaio 2021. Da qui, il messaggio di Diliberto (che annovera un passato nel Partito comunista italiano) potrebbe servire a infondere fiducia nel popolo cinese e a rafforzare il dibattito italiano sulla Via della Seta. Ovviamente a favore dell'iniziativa cinese. 

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