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Martedì, 23 Aprile 2024
le dure risposte / Cina

La Cina difende la gestione della pandemia dalle critiche dell'Oms e Usa

La Cina, grazie alla sua macchina propagandistica, minimizza il rischio sanitario. Le affermazioni di Pechino non riflettono, quindi, settimane di forti pressioni sul sistema sanitario e di stress per obitori e forni crematori

La Cina non ci sta a ricevere le critiche dell'Organizzazione mondiale della sanità. Pechino risponde all'agenzia sanitaria con sede a Ginevra che ieri ha accusato il gigante asiatico di sotto-rappresentare il reale impatto dell'ultima ondata di contagi, soprattutto in relazione ai ricoveri e ai decessi. Il direttore generale dell'agenzia dell'Onu, Tedros Adhanom Ghebreyesus, aveva espresso la preoccupazione dell'Oms per i rischi collegati alla vita delle persone e ribadito l'importanza della vaccinazione e della somministrazione delle dosi di richiamo. "Continuiamo a chiedere alla Cina dati più rapidi, regolari e affidabili su ricoveri e decessi, nonché un sequenziamento virale più completo e in tempo reale", ha dichiarato il direttore generale dell'Oms,Tedros Adhanom Ghebreyesus, in una conferenza stampa a Ginevra.

I dati che non tornano

La Cina, grazie alla sua macchina propagandistica, minimizza il rischio sanitario. Le affermazioni di Pechino non riflettono, quindi, settimane di forti pressioni sul sistema sanitario e di stress per obitori e forni crematori. Stime dell'istituto britannico Airfinity ritengono probabile la morte di 1,7 milioni di persone entro la fine di aprile, per l'effetto di tre ondate di contagi a cavallo con le festività del capodanno lunare, che quest'anno cade il 22 gennaio. E l'assenza di dati affidabili sul contagio preoccupa sempre di più anche i cinesi stessi, che in questi giorni stanno assistendo alla scomparsa di molte celebrità, a un ritmo più rapido del solito.

I numeri cinesi sul Covid non tornano: aumentano le richieste alle agenzie funebri

A preoccupare la comunità scientifica internazionale è la decisione della Cina di allentare la politica Zero Covid che, per tre anni, ha imposto isolamenti in Covid center, lockdown improvvisi, test di messa anche quando si registravano pochi casi. Ma il Paese ha smesso di pubblicare i dati giornalieri sui casi e ha annunciato solo 22 morti per Covid dal 7 dicembre, da quando ha abbandonato la politica anti virus.

Pechino ha deciso di registrare come decessi di Covid solo coloro che muoiono per malattie respiratorie come la polmonite. Anche sul caso dei contagi si solleva lo spettro di scarsa trasparenza da parte del governo cinese. Stando all'ultimo bollettino epidemiologico dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, nella settimana dal 26 dicembre al primo gennaio, in Cina si è registrato un aumento settimanale del 45% di nuovi casi di Covid e un aumento del 48% di decessi.

Contro le accuse statunitensi

Alle critiche dell'Oms si sono aggiunte quelle degli Stati Uniti, con cui la Cina ha rapporti ai minimi storici. Il presidente statunitense, Joe Biden, dal Kentucky, aveva espresso preoccupazioni per la gestione della situazione da parte di Pechino.

In risposta al persistere dei dubbi, la Cina ha esortato l'Oms a mantenere una posizione "scientifica, obiettiva e imparziale" rispetto alla pandemia, ha detto la portavoce del ministero degli Esteri, Mao Ning, che ha sottolineato la "stretta cooperazione" tra la Cina e l'agenzia sanitaria fin dall'inizio della pandemia, e minimizzato i timori della comunità internazionale definendo "sotto controllo" la situazione della pandemia nel Paese. 

 A irritare Pechino sono, poi, le restrizioni introdotte da alcuni Paesi per i viaggiatori dalla Cina. Ieri anche l'Unione Europea ha sollecitato i Paesi membri a richiedere il tampone negativo 48 ore prima dell'imbarco, un invito a cui anche la Germania, nelle ultime ore, ha deciso di allinearsi, annunciando che chiederà il tampone rapido a chi entra nel Paese dalla Cina.

Obbligo test covid per passeggeri da Cina anche prima del viaggio

Pechino torna a chiedere misure "realistiche, scientifiche e moderate". Senza citare direttamente il Giappone o l'Ue, la Cina esprime contrarietà rispetto a "manipolazioni politiche" della pandemia e a "pratiche discriminatorie".

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