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Mercoledì, 24 Aprile 2024
ambiguità e piano di pace

Il doppio gioco della Cina nella guerra in Ucraina

Dallo scoppio della guerra, Pechino ha mantenuto una posizione ondivaga e ambigua, senza mai condannare la Russia per le atrocità commesse sul campo di battaglia. Ma la proposta di un "piano di pace" cinese ha un doppio scopo

"Ciao a tutti. Chi vi parla è Jixian da Odessa". Inizia così ogni suo video Wang Jixian, il blogger cinese che dalla martoriata città ucraina racconta ai suoi connazionali un conflitto lanciato il 24 febbraio 2022 da Vladimir Putin, l'amico del presidente cinese Xi Jinping.

Utilizzando però una narrazione diversa. Il 36enne programmatore informatico originario di Pechino usa i social network (cinesi e non) per raccontare l’assedio russo dalla città ucraina in cui abita da più di quattro anni. E lo fa nonostante sia stato colpito a più riprese dalla scure dalla censura cinese.

Il blogger cinese che sfida la censura per raccontare la guerra in Ucraina

Su Douyin - la versione di cinese di TikTok - ma anche YouTube e Weixin - l'app in mandarino di WeChat -, il giovane cinese pubblica video per offrire ai suoi follower una prospettiva sulla guerra in Ucraina, diversa da quella proposta dai media ufficiali cinesi. Le sirene, lo scoppio delle bombe e le urla di disperazione fanno da sottofondo ai filmati con cui il blogger racconta come vivono e resistono gli ucraini. Per il 36enne cinese si tratta di una missione, che risponde all'esigenza scaturita dopo aver visto sul social media cinesi video elogiativi delle truppe russe e dell’offensiva lanciata dal Cremlino.

La propaganda russa diventa cinese

Dallo scoppio della guerra in Ucraina, Pechino ha mantenuto una posizione ondivaga e ambigua, senza mai condannare la Russia per le atrocità commesse sul campo di battaglia. La leadership cinese è sempre stata cauta nel definire appropriatamente il conflitto. Termini come "invasione" o "guerra" sono assenti dal discorso politico cinese, dove però si fa ampio uso di una terminologia più neutra, come la "questione dell'Ucraina" o la "crisi ucraina".

Espressioni che Pechino usa per ricalcare la narrativa russa - il Cremlino, infatti, descrive la guerra come una "operazione militare speciale" progettata per proteggere la sicurezza della Russia -, legittimando la guerra alla luce della presunta avanzata della Nato nell’ex spazio sovietico e attribuendone la responsabilità agli Stati Uniti. 

Vignetta apparsa sul quotidiano cinese Global Times il 1 marzo 2022

È lo stesso schema che i cinesi vogliono applicare nell'Indo-Pacifico. Perché la guerra in Ucraina ha anche fornito ai vertici di Pechino un'occasione d'oro per apprendere la gestione di un conflitto nell'èra moderna, in particolare nel contesto di un probabile attacco cinese a Taiwan, l'isola autogovernata di 23 milioni di abitanti, che la Cina ha promesso di portare sotto il suo controllo. Anche con la forza, se necessario.

Il confronto geostrategico tra Russia, Cina e Occidente

Tanto dentro la Grande Muraglia quanto al di fuori di essa, la leadership cinese ha interpretato il conflitto come un grande confronto geostrategico tra Russia e Occidente/Usa, combattuto sul suolo ucraino. Interpretazione che poi è stata abbracciata da Pechino nell'ottica di scontro con un nemico in comune con la Russia: gli Stati Uniti, ormai rivali della Cina in ambito militare, tecnologico e strategico. 

Pechino non ha mai condannato l'invasione, offrendo sostegno diplomatico nell'ottica di un rafforzamento dei legami commerciali con Mosca. Il commercio russo-cinese è aumentato vertiginosamente dall'invasione dell'Ucraina (+29,3% lo scorso anno, raggiungendo i 190 miliardi di dollari) e la Russia, a causa delle sanzioni occidentali, si è vista costretta a cercare nuovi acquirenti per il gas e il petrolio, guardando all'Asia orientale e in particolare alla Cina. La Repubblica popolare ha così fornito un'ancora di salvezza all'economia russa colpita dalle sanzioni (da cui Pechino e aziende cinesi si tengono alla larga). Sui gasdotti che collegano Russia e Cina corrono quindi le necessità politiche ed economiche che rafforzano l'amicizia "senza limiti" tra Mosca e Pechino. 

Nei primi dieci mesi del 2022, le forniture di gas russo verso il gigante asiatico sono aumentate del 173% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. La Russia ha iniziato a vendere gas alla Cina alla fine del 2019 tramite il gasdotto "Power of Siberia", che ha fornito circa 10 miliardi di metri cubi di gas nel 2021 e dovrebbe raggiungere la sua piena capacità di 38 metri cubi nel 2025.

Lo scorso febbraio, prima dello scoppio della guerra in Ucraina, Putin ha siglato un accordo con Xi per vendere a Pechino ulteriori 10 miliardi di metri cubi di gas e assicurare la conclusione dei lavori del nuovo gasdotto "Power of Siberia 2", la pipeline che, passando per la Mongolia, farà arrivare alla Cina 50 miliardi di metri cubi di gas all'anno.

Come la Mongolia viene 'schiacciata' da Cina e Russia sul gas

I toni freddi tra i due leader

Il gas è così l'espressione di una partnership che ha assunto una nuova veste il 4 febbraio del 2022. Un giorno che Xi e Putin ricorderanno come l'inizio di una "amicizia senza limiti" suggellata con la firma della "Dichiarazione congiunta sulle relazioni internazionali" che ha ridefinito le relazioni sino-russe. Un documento arrivato pochi giorni prima dell'invasione lanciata dal leader del Cremlino, di cui Xi, probabilmente, non sapeva nulla. Il leader cinese infatti non si aspettava che Putin invadesse l'Ucraina e diversi analisti hanno notato un certo malcontento che è iniziato a serpeggiare tra i due presidenti con il protrarsi del conflitto.

Un sentimento resosi palese in occasione del summit dell'Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (Sco) a Samarcanda, in Uzbekistan, lo scorso settembre, quando Xi ha incontrato Putin a margine dell'evento diplomatico (dallo scoppio della guerra, il leader di Pechino non ha mai però parlato con Volodymyr Zelensky). Riavvolgiamo il nastro al 14 settembre 2022. Il presidente cinese ha inaugurato il suo ritorno sulla scena mondiale con una prima tappa in Kazakistan, dopo la chiusura delle frontiere cinese per il Covid.

L'incontro tra Xi e Putin a Samarcanda, in Uzbekistan, a margine del summit dello Sco, 15 settembre 2022

La Russia può ancora contare sull'appoggio della Cina?

Il paese dell'Asia centrale svolge infatti un ruolo chiave nella regione ed è al centro delle strategie di Xi. Ad Astana, il leader cinese ha incontrato il suo amico e omologo kazako, Kassym-Jomart Tokayev, che è entrato in rotta di collisione con la Russia per il mancato appoggio alla guerra in Ucraina.

Il conflitto in Ucraina fa quindi da sfondo alle strategie politico-economiche della Cina, che vuole posizionarsi saldamente nel "cortile di casa" della Russia. Non sorprende, quindi, che i toni del dialogo tra Putin e Xi siano apparsi meno affabili durante gli incontri a margine del summit.

Il "piano di pace" cinese

Il sostegno cinese alla Russia ha portato la Cina ad avere frizioni (economiche e politiche) con l'Unione Europea e gli Stati Uniti, vanificando i suoi stessi sforzi di creare una frattura tra Bruxelles e Washington in cui inserirsi per trainare il blocco dei 27 paesi europei dalla sua parte.

La Cina può cambiare la guerra in Ucraina

La guerra in Ucraina ha evidenziato quanto la Cina maldestramente riesca a tutelare il principio chiave della sua politica estera, ossia il rispetto della sovranità e dell'integrità territoriale di tutti i paesi. Concetti che sono stati difesi da Pechino in più occasioni durante questo lungo e terribile anno di guerra, e che rafforzano il tentativo cinese di giocare un ruolo di mediatore attivo tra Kiev e Mosca per porre fine al conflitto. O quantomeno trasmettere quest'impressione all'esterno, in particolare all’Europa.

Il gigante asiatico a pochi giorni dall'anniversario della guerra in Ucraina, ha iniziato a parlare di un "piano di pace", o meglio di un position paper, che è stato accolto con scetticismo dall'Occidente. Wang Yi, il capo della diplomazia del Partito comunista cinese, accolto il 22 febbraio a Mosca da Vladimir Putin, ha espresso l’apprezzamento della Cina per la volontà della Russia di risolvere la "crisi ucraina" con il negoziato e il dialogo diplomatico, per cui Pechino è pronta ad avere un "ruolo costruttivo".

La "proposta di pace", che dovrà essere presentata da Xi a Mosca (dove il presidente cinese è atteso in primavera) in occasione del primo anno di conflitto, non sarà altro che una affermazione dei concetti chiave della politica estera di Pechino: tutela della sovranità e integrità territoriali, considerazione delle legittime preoccupazioni di sicurezza di tutti i paesi, rifiuto di sanzioni e armi nucleari.

Cos'è il "piano di pace" che la Cina presenterà alla Russia

Nulla di nuovo sul fronte orientale, quindi. Perché gli stessi principi - piuttosto generici - sono inclusi nel concept paper sulla Global Security Initiative cinese, che mira a sostenere il principio della "sicurezza indivisibile", in base al quale nessun paese può rafforzare la propria sicurezza a spese di altri. Il documento promuove quindi una nuova idea securitaria e strategica nel mondo e nel Sud globale per contrastare "l'egemonia degli Stati Uniti".

Ma il posizionamento cinese sull'ordine globale e l'allineamento sino-russo preoccupa Washington, che denuncia come il sostegno diplomatico cinese alla Russia si sia già trasformato in supporto militare, con Pechino impegnata a fornire armamenti (come probabilmente già fatto con i droni) a Mosca da utilizzare nel conflitto. 

Lo sforzo della Cina di proporsi come pacificatore dell'Ucraina ha una doppia lettura. In primo luogo, la "proposta di pace" svolge un cruciale ruolo per la politica interna, con il chiaro obiettivo di costruire e presentare una narrazione in patria di Xi come risolutore di problemi globali. 

Inoltre, Pechino vuole accreditarsi al mondo come leader di un nuovo ordine mondiale multipolare e fornire un'alternativa al modello degli Stati Uniti, che invece rimarcano il divario tra democrazie e regimi illiberali. Ma lo fa mantenendo la stessa posizione sulla guerra. Anche a distanza di un anno dall'arrivo dei carri armati russi in Ucraina. 

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