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Giovedì, 25 Aprile 2024
l'analisi della visita

"Gli Usa ostacolo a un mondo migliore": la nuova era disegnata da Xi e Putin

Russia sempre più vassalla della Cina che strappa contratti energetici a prezzi stracciati. Di contro promuoverà l'uso dello Yuan come anti Dollaro. Cosa cambia dopo il summit di Mosca

"Nel mondo ci sono cambiamenti epocali, mai visti negli ultimi 100 anni. E noi siamo qui per guidare insieme il mondo attraverso questi cambiamenti", dice Xi Jinping a Vladimir Putin in un video che cattura la conversazione tra i due leader, intenzionati a proporre un nuovo ordine multipolare.

Uno scambio di sorrisi compiaciuti, una stretta di mano e poi il presidente russo accompagna il suo omologo cinese all'automobile al termine di una cena che ha chiuso il summit tra i due leader a Mosca durato tre giorni. Un gesto insolito per lo zar, che conferma quanto affermato dall'analista di Carnegie Endowment Alexander Gabuev: il leader del Cremlino si appresta a essere un "vassallo" del presidente cinese.

Un rapporto a favore di Pechino

Con la visita nella capitale russa, il segretario del Partito comunista cinese ha evidenziato la crescente asimmetria nelle relazioni con il capo del Cremlino, che pendono tutte a favore del leader della seconda economia del mondo. Senza deludere le aspettative, Xi e Putin hanno posto al centro dei colloqui il rafforzamento dei legami economici, per cui viene rimarcata ulteriormente la dipendenza russa da Pechino. 

La partnership tra Xi e Putin è diventata sempre più stretta. Dagli incontri bilaterali è uscita una dichiarazione congiunta in nove punti che spazia su diversi temi: da Taiwan al cambiamento climatico fino alle relazioni con la Mongolia. Ma ovunque si leggono riferimenti agli Stati Uniti che vengono presentati come l'ostacolo a un mondo migliore e più giusto. Il documento punta quindi sull'approfondimento del partenariato strategico globale di coordinamento nella "nuova era", usando una formula che è ormai familiare nella Cina guidata da Xi.

I due leader si sono quindi detti preoccupati che gli Stati Uniti possano continuare a minare la sicurezza globale per "garantirsi un vantaggio militare". Dal documento emerge la retorica sinorussa anti-americana e anti Nato. Xi e Putin infatti abbracciano l'idea di un nuovo ordine multipolare, non più a trazione statunitense, e che guarda ai paesi in via di sviluppo e al Sud globale, dove Pechino e Mosca trovano terreno fertile per sviluppare e garantire i loro interessi commerciali. Da qui la condanna alla "mentalità da Guerra Fredda" promossa dagli Stati Uniti, che mira a dividere il mondo in due blocchi contrapposti: le democrazie da un lato e i paesi autoritari dall'altro. Insomma, un mondo a metà tra buoni e cattivi.

Scomparso il riferimento all'integrità territoriale 

Il punto sulla guerra in Ucraina (che entrambe i presidenti continuano a definire "crisi ucraina") è apparso solo nell'ultima sezione della loro dichiarazione congiunta. Ed è qui che emerge una sostanziale differenza dal "piano di pace" in 12 punti proposto dalla Cina a pochi giorni dal primo anniversario dallo scoppio del conflitto in Ucraino. Piano - o documento programmatico - che la Russia conferma di voler studiare attentamente, così come devono fare "l'Occidente e Kiev". Proprio nella capitale ucraina regnano attesa e silenzio per una conversazione che sarebbe dovuta esserci tra Xi e il presidente Zelensky al termine del summit di Mosca, come annunciato da diversi media stranieri.    

Mosca accoglie positivamente la posizione "obiettiva e imparziale" della Cina sulla questione ucraina, si legge nel documento congiunto. "Le due parti - prosegue - si oppongono a qualsiasi Paese o un gruppo di Paesi che cerchi vantaggi militari, politici o di altro tipo a scapito dei legittimi interessi di sicurezza di altri Paesi". Principi espressi diverse volte ma questa volta non viene ribadito esplicitamente la parte relativa alla sovranità e integrità territoriale dell'Ucraina, come precedentemente fatto nel documento di "pace" cinese.

Una posizione che contrasta con le pressioni dell'occidente, in particolare degli Stati Uniti, che imputano alla Cina di fornire alla Russia armi da impegnare nella guerra. Accuse però che non sono state avvalorate da prove. Non è da escludere, però, che Pechino fornisca a Mosca microchip, apparecchiature 5G e macchinari industriali pesanti ora soggetti ai controlli sulle esportazioni statunitensi per scopi dual-use (sia civile sia militare), percorrendo una rotta commerciale che passa attraverso Paesi terzi, come la Turchia. 

Il salvagente cinese per l'economia russa

Il summit bilaterale è servito soprattutto a sottoscrivere e rafforzare accordi commerciali, alcuni di questi già in essere. Una esigenza resasi evidente dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Mosca tenta di restare a galla dopo le sanzioni occidentali applicate contro la Russia dall'inizio del conflitto e il salvagente viene lanciato dalla Cina. I due leader autoritari, esprimendosi apprezzamento a vicenda, hanno siglato accordi per rafforzare la cooperazione economica e attirare più investitori cinesi in Russia.

Putin vede il modello economico della Cina "più efficace" di quello di altri paesi, in quello che si presenta come un ringraziamento per l'ancora di salvezza lanciata da Pechino. Le relazioni economiche tra Cina e Russia hanno infatti ricevuto una forte spinta da quando è iniziata la guerra in Ucraina: nel 2022 gli scambi bilaterali hanno raggiunto la cifra record di 185 miliardi di dollari. Ma Putin vuole fare di più: toccare quota 200 miliardi entro il 2023.

La de-dollarizzazione dei mercati finanziari

In questo contesto spicca l’impegno russo a utilizzare lo yuan, la valuta cinese, negli scambi commerciali con i Paesi dell'Asia, Africa e America latina. La Russia vuole così rendere concreto il tentativo di Pechino di rafforzare la moneta cinese nei mercati finanziari dominati dal dollaro statunitense.

In cambio, Xi ha ottenuto un incremento delle forniture energetiche russe, sempre a prezzi stracciati. Secondo i dati delle dogane cinesi ripresi da Bloomberg, le importazioni di Pechino di energia russa - che costituiscono oltre il 40% delle entrate del Cremlino - sono cresciute da 57 miliardi di dollari a 88 miliardi nel 2022 rispetto ai 12 mesi precedenti. La discussione tra i due leader si è quindi concentrata sul "Power of Siberia 2", il gasdotto in fase di costruzione che si affianca all'attiva pipeline "Power of Siberia 1", inaugurato nel 2019 e che attualmente è in grado di far arrivare in Cina fino a 15,5 miliardi di metri cubi di gas. Il presidente cinese ha ottenuto un altro importante risultato: la creazione di un gruppo di lavoro congiunto per lo sviluppo della rotta artica. In questo modo, Mosca ha concesso a Pechino lo spazio desiderato per tutelare gli scambi commerciali ed energetici con approdo anche in Europa. 

A nessuno è sfuggito "l'endorsement" di Xi a Putin per la sua candidatura nel 2024, sempre se si può parlare di candidatura in un Paese dove le elezioni sono pilotate e la costituzione è stata modificata per eliminare il limite del doppio mandato. Sebbene Putin non abbia ancora ufficializzato le sue intenzioni di correre nuovamente per la guida del Cremlino, tutto lascia credere che per i prossimi anni sarà ancora lui a tenere il timone della Russia. E sarà ancora lui l'interlocutore con cui vuole parlare Xi, che ha ricevuto uno storico terzo mandato ed è pronto a una presidenza sine die.

La partnership tra i due leader viene presentata come solida amicizia. Il legame tra Xi e Putin non è sentimentale, ma si basa su calcoli strategici che vanno oltre l'esito della guerra in Ucraina: si fonda sulla guida del mondo in una "nuova era". 

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