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Martedì, 23 Aprile 2024
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La Cina siglerà nuovi patti di sicurezza con altri Paesi del Pacifico

Secondo indiscrezioni della Reuters, la trasferta del Ministro degli Esteri cinese in otto nazioni insulari coinciderà con la firma di un accordo regionale di natura economica e securitaria

La Cina si prepara a estendere la sua influenza securitaria nella regione dell’Indo-pacifico. Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi da domani 26 maggio al 4 giugno, sarà in tour nel Pacifico meridionale, visitando otto Paesi insulari che rientrano nella sfera di influenza dell’Australia. Il viaggio toccherà le Isole Salomone, Kiribati, Samoa, Fiji, Tonga, Vanuatu, Papua Nuova Guinea e Timor Est. Il titolare della diplomazia cinese si recherà, come prima tappa, alle Isole Solomone, che lo scorso aprile ha siglato un accordo di sicurezza con Pechino, alimentando i timori di Usa, Australia, Giappone e Nuova Zelanda che vedono sempre più Paesi del Pacifico entrare nell’orbita cinese.

La Cina e le Isole Salomone hanno firmato un patto di sicurezza

Le polemiche però precedono la visita di Wang a Honiara, capitale della nazione insulare che recentemente ha trasferito la sua sicurezza nelle mani di Pechino: i giornalisti delle Isole Salomone boicotteranno la conferenza stampa finale del ministro degli Esteri cinese per mostrare il loro dissenso all’esclusività concessa alla tv di stato cinese, la Cctv, di fare domande a Wang.

Boicottaggio isole salomone-2

Probabilmente il titolare del dicastero degli Esteri cinese vuole evitare quesiti sulle recenti rivelazioni dei media stranieri, in particolare Reuters e Financial Times, secondo cui la lunga missione di Wang avrà come scopo principale la firma di nuovi accordi quinquennali di natura economica e securitaria tra la Cina e dieci Paesi insulari della regione.

Lo scopo del tour del ministro degli Esteri

Prima è arrivato lo scoop del Financial Times. Secondo quanto rivelato dall’intelligence statunitense al quotidiano britannico, nel mirino di Pechino c’è ora Kiribati: il gigante cinese ha già condotto colloqui con il governo della nazione insulare del Pacifico a 3.000 km dalle Hawaii, dove ha sede il Comando Indo-Pacifico degli Stati Uniti, per siglare un accordo congiunto sulla sicurezza.

Oggi una nuova indiscrezione fa luce sulle reali intenzioni di Pechino. L’agenzia Reuters ha avuto accesso a diversi documenti, tra cui una bozza di un comunicato e un piano sulla cooperazione nella sicurezza e nello scambio di dati tra la Cina e i Paesi interessati: gli accordi probabilmente saranno siglati durante la tappa alle isole Fiji, dove il ministro Wang incontrerà dieci suoi omologhi delle nazioni insulari del Pacifico il prossimo 30 maggio.

Il piano Usa per contrastare Cina e Russia nel Pacifico

Se siglata, l’intesa aumenterà dubbi e preoccupazioni di Washington e Canberra, che già hanno mal digerito l’accordo firmato tra Pechino e Honiara. Con il nuovo patto regionale, Pechino chiede alle nazioni del Pacifico di adottare "un approccio equilibrato verso il progresso tecnologico, lo sviluppo economico e la protezione della sicurezza nazionale". Stando al documento a cui ha avuto accesso la Reuters, “la Cina predisporrà una forza di polizia di livello intermedio e alto nei Paesi delle isole del Pacifico”. Il testo presenta quindi un piano di sicurezza molto simile a quello adottato dalle Isole Salomone.

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Mappa della Micronesia (Fonte: Wikipedia.it)

La Micronesia dice ‘no’

La bozza dell’accordo però ha già incontrato l’opposizione della Micronesia, che si oppone all’idea di una Cina sempre più presente e potente nella regione. Il presidente della Micronesia, David Panuelo, ha inviato una lettera a 21 suoi omologhi del Pacifico per sollecitarli a respingere la bozza di intesa con Pechino.

Panuelo, infatti, teme che un accordo regionale di tale portata possa scatenare una nuova "Guerra Fredda" tra Cina e Occidente, rievocando gli scenari che attualmente sta vivendo Taiwan. La missiva però presenta anche una critica all’Australia, per la mancanza di iniziativa nella lotta ai cambiamenti climatici, la principale minaccia per gli Stati insulari del Pacifico. 

L’attivismo di Pechino è stato però intercettato dal nuovo governo australiano di Anthony Albanese. Canberra, che non vuole svestirsi dell’immobilismo decennale del precedente esecutivo, ha promesso finanziamenti ai Paesi regionali proprio per il contrasto ai cambiamenti climatici. E per dare forza a queste iniziative, il ministro degli Esteri australiano, Penny Wong, sarà domani in visita alle Fiji per incontrare il primo ministro, Frank Bainimarama, nella prima di una serie di visite regionali in vista del Forum delle Isole del Pacifico di agosto prossimo.

Il commento dei giornali cinesi

La risposta di Usa e Australia all’espansione securitaria di Pechino nell’Indo-Pacifico è stato oggetto di una lunga analisi di Liu Qingbin, già professore presso l'Institute of Advanced Sciences della Yokohama National University in Giappone e ora presso il China Digital Economy Institute, che al giornale cinese China Daily ha affermato che “a differenza di alcuni paesi come gli Stati Uniti e l'Australia che danno indicazioni con condiscendenza ai Paesi insulari del Pacifico meridionale, la Cina rispetta la sovranità di questi Paesi e li tratta alla pari e con rispetto e fiducia reciproci".

Cosa c'è dietro il patto di sicurezza tra Cina e Isole Salomone

L’analista, che presenta una dettagliata lista di tutte le iniziative economiche e gli aiuti in vari campi offerti negli ultimi anni da Pechino alle nazioni insulari, respinge al mittente le critiche di chi dipinge l’iniziativa cinese come un tentativo del gigante asiatico di imporsi nel Pacifico. L’analista Liu ripropone quindi la narrativa cinese, secondo cui Pechino presenta vantaggiosi contratti economici e amichevoli cooperazioni diplomatiche. Ma dalla realtà emerge che il gigante asiatico presenta convenienti accordi, facendo leva sulle problematiche di natura ambientale, economica e securitaria che colpiscono le piccole nazioni del Pacifico.

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