I cinesi potrebbero finire in prigione se indossano abiti che feriscono l'orgoglio nazionale
Il dibattito online e sui social è incandescente: un utente ha suggerito (con ironia) di tornare a indossare i vestiti alla Mao per non rischiare di violare la norma
Non molto tempo fa, in Cina, i cittadini che indossavano pantaloni a zampa di elefante o avevano un taglio di capelli bizzarro (leggi: capelli lunghi per gli uomini) venivano osservati con attenzione dalle forze di polizia. Erano gli inizi degli anni '80 e la Repubblica popolare si era appena lasciata alle spalle il decennio nero della Rivoluzione culturale. Sotto Mao Zedong, nel 1966 prendeva il via la Grande rivoluzione proletaria culturale con i giovani vestiti "alla Mao", con in mano il "Libretto rosso" coi pensieri del leader comunista. A pagarne le spese erano accademici, intellettuali, funzionari ed esponenti del partito, anche di altissimo livello, accusati di voler creare un regime borghese e occidentale.
La Rivoluzione culturale, conclusa con la morte di Mao nel 1976, aveva lasciato spazio al periodo delle riforme economiche lanciate da Deng Xiaoping: in quattro decenni, la Cina è rapidamente passata dall'essere considerata una delle economiche più povere e isolate del mondo a una "super potenza", capace di competere con gli Stati Uniti in diversi settori. E come simbolo di crescita economica e apertura verso il mondo occidentale, nei negozi cinesi iniziavano a comparire jeans, t-shirt e tacchi alti. E se all'inizio degli anni '80 era un abbigliamento considerato "strano" e non consentito negli uffici governativi, con il tempo è diventato lo strumento per manifestare la propria individualità. Insomma, un vestiario normale in un momento in cui il Partito comunista cinese era più aperto e permissivo. Ma qualcosa ora sta per cambiare. Il governo cinese vuole mettere mani a una legge che potrebbe comportare multe e persino la detenzione per chi "indossa abiti o espone simboli che offendono lo spirito del popolo cinese e feriscono i sentimenti del popolo cinese".
Proteggere i sentimenti del popolo cinese
Facciamo un passo indietro. Lo scorso 5 settembre, l'Assemblea Nazionale del Popolo, il massimo organo legislativo cinese, ha proposto un emendamento a una legge del 2005 che prevede punizioni specifiche per chi disturba l'ordine e la quiete pubblica. La proposta di emendamento (sottoposta a votazione popolare fino al 30 settembre) prevede la messa al bando di abbigliamento o discorsi che sono "dannosi per lo spirito della nazione cinese" o che "feriscono i sentimenti della nazione cinese".
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Violare questa nuova disposizione potrebbe comportare fino a 15 giorni di detenzione o multe fino a 5mila yuan, circa 640 euro. Le stesse sanzioni potranno essere inflitte a coloro che diffondono articoli o discorsi altrettanto lesivi del sentimento nazionale, fra i quali "insulti, calunnie od offese ai nomi di eroi e martiri locali", nonché atti vandalici contro le loro statue commemorative.
Il dibattito acceso sui social network
Cosa significa ferire i sentimenti della Cina? Molti cinesi si pongono esattamente questa domanda perché non è chiaro cosa possa determinare la violazione della norma. Per questo le modifiche proposte alla legge sono state criticate per essere troppo vaghe, perché potrebbero facilmente diventare uno strumento per giustificare abusi da parte delle autorità.
Secondo intellettuali, giuristi, influencer e cittadini comuni, se gli emendamenti (così vaghi) venissero approvati, le forze di polizia potrebbero dare un'interpretazione personale del danno inflitto alla nazione cinese. Si determinerebbe - è il timore - una violazione dei diritti umani consentita dalla legge.
Il dibattito online e sui social, in particolare sulla piattaforma Weibo (il corrispettivo cinese di X, l'ex Twitter) cinese, è incandescente: molti intellettuali e utenti social criticano la formulazione vaga della legge, che potrebbe dare luogo ad abusi da parte delle autorità di pubblica sicurezza. "Chi decide quali sono lo spirito e i sentimenti della nazione cinese?" domanda su Weibo Tong Zhiwei, professore di diritto a Shanghai. Mentre Lao Dongyan, professoressa alla Facoltà di Giurisprudenza della prestigiosa Università Tsinghua di Pechino, ha scritto che la legge rischia di alimentare sentimenti ultranazionalisti, isolare ulteriormente la Cina a livello internazionale e danneggiare i rapporti tra polizia e cittadini.
Un utente ha invece suggerito (con ironia) di tornare a indossare i vestiti alla Mao. Altri hanno espresso sui social network cosa accadrebbe a chi viene "beccato" a mangiare cibo giapponese, guardare anime o studiare la lingua giapponese. Attualmente, infatti, dopo la decisione del governo di Tokyo di rilasciare le acque utilizzate per raffreddare i reattori della centrale nucleare di Fukushima nell'Oceano Pacifico, è aumentato il sentimento anti-giapponese del Partito comunista e del governo di Pechino.
La stretta di Xi sulla società cinese
Questo è l'ennesimo inasprimento delle regole sotto Xi Jinping. Da quando ha preso in mano il timone del Partito comunista 10 anni fa, il presidente cinese ha introdotto dei provvedimenti che sembrano portare la società cinese indietro di decenni, vanificando così i progressi fatti durante il periodo delle riforme avviato dopo la morte di Mao.
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Uso massiccio dell'intelligenza artificiale, sorveglianza tecnologica per il riconoscimento facciale, censura dei social network e dei contenuti sul web, divieto di mandare in onda programmi televisivi con riferimenti alla comunità LGBTQ e ai tatuaggi: queste sono solo alcune delle misure messe in campo dal leader cinese per esercitare un controllo maggiore sul popolo e, conseguentemente, spegnere i focolai di protesta contro il governo di Pechino. Una repressione che viene giustificata con l'interesse di difendere i valori morali e familiari della Cina dalla perversione propria della cultura occidentale. Ma ora Xi pensa a un'ulteriore e più repressiva misura, che non farà altro che alimentare la distanza tra popolo e Partito.
Video trending of police running off a man who was live-streaming in a skirt in Shenzhen, “A man wearing a skirt in public, do you think you’re positive energy?!” Comments applaud police for protecting public order & good morals & defending against “extreme freedom”,“perversion” pic.twitter.com/FF8PX1KZYZ
— Darius Longarino ??? (@DariusLongarino) September 6, 2023