A cinque giorni dal voto Erdogan aumenta del 45% gli stipendi pubblici
Il presidente ha promesso anche di aumentare le pensioni per provare a recuperare consensi mentre i sondaggi danno l'opposizione guidata da Kilicdaroglu in vantaggio, seppur di un margine ristretto
Mancano solo cinque giorni alle cruciali elezioni della Turchia e Recep Tayyip Erdogan ha fatto un annuncio a sorpresa al Paese: gli stipendi dei dipendenti statali aumenteranno considerevolmente. Il presidente turco ha spiegato in un comizio ad Ankara che la loro paga base crescerà del 45% e arriverà a 15mila lire turche (700 euro). "Nell'ambito del contratto collettivo, aumenteremo i salari del 45%, compresa la quota di welfare, portando così lo stipendio minimo dei lavoratori pubblici a 15mila lire turche", ha dichiarato Erdogan, precisando che il provvedimento riguarderà circa 700mila persone. Il presidente ha anche sottolineato che il governo continuerà a lavorare anche sull'aumento delle pensioni, promettendo che i turchi non saranno "schiacciati" dall'inflazione, che si è attenuata negli ultimi sei mesi.
Erdogan può davvero perdere le elezioni?
L'economia è un tema fondamentale in vista delle elezioni di domenica, e su cui sta facendo molta leva il principale candidato presidenziale dell'opposizione, Kemal Kilicdaroglu. I tagli ai tassi di interesse non ortodossi voluti da Erdogan hanno innescato una svalutazione della lira turca alla fine del 2021 e hanno portato l'inflazione a un picco dell'85,5% lo scorso anno, cosa che non accadeva da 24 anni. Ora il presidente, che ha guidato la nazione per 20 anni, sta facendo campagna elettorale sostenendo di essere l'unico capace di affrontare la crisi economica, nonostante siano state le sue stesse politiche a provocarla.
Le elezioni di domenica 14 maggio, a cui potrebbe seguire un ballottaggio il 28 dello stesso mese, sono considerate tra le più importanti della storia moderna della Turchia, e decideranno se la nazione vuole dare una svolta al suo governo che è diventato sempre più autoritario incentrando sulla figura del leader sempre più potere e restringendo la libertà di parola, soprattutto sul web.
Il risultato delle urne determinerà anche la direzione che prenderà l'economia da 900 miliardi di dollari, con il Paese che ha urgente bisogno di attrarre investimenti esteri per gestire un deficit delle partite correnti che si avvicina al livello più alto da quando esistono i dati e per ricostituire le riserve estere in diminuzione. I sondaggi mostrano che il principale sfidante di Erdogan sarebbe in testa al primo turno elettorale, ma di pochissimo. Per questo il presidente uscente sta provando a giocare tutte le carte possibile per recuperare questo svantaggio.
Non è la prima volta che sondaggisti ed esponenti dell'opposizione prevedono la caduta di Erdogan. Nel giugno 2015 il suo Akp perse la maggioranza parlamentare per la prima volta in 13 anni, il presidente allora convocò nuove elezioni lampo per il novembre dello stesso anno e sconfiggendo le previsioni ripristinò la sua maggioranza. Tre anni dopo, l'opposizione sembrava sicura che l'inflazione a due cifre e il crollo della lira avrebbero contribuito a far cadere Erdogan, che invece vinse ancora con il 53% dei voti.
Ma oggi il malessere economico è molto più profondo. A sostenere Erdogan c'è l'Alleanza Popolare, che comprende il suo Partito della Giustizia e dello Sviluppo (Akp), di matrice islamista, il nazionalista Mhp, il Partito della Grande Unità di destra e il Partito del Nuovo Benessere. L'Alleanza Nazionale dell'opposizione comprende invece il Partito Popolare Repubblicano (Chp), di Kilicdaroglu, il partito di centro-destra Iyip, il partito islamista Felicity, il Partito Democratico e due partiti fondati da ex-alleati di Erdogan: Deva e Futuro.
Il terzo partito con più seggi in Parlamento, il filo-curdo Partito Democratico del Popolo (Hdp), si candiderà sotto la bandiera del Partito della Sinistra Verde per evitare la sua potenziale chiusura, non ha espresso un candidato alla presidenza ma ha recentemente detto ai suoi sostenitori di votare Kilicdaroglu. L'Hdp ha formato l'Alleanza per il Lavoro e la Libertà con diversi altri partiti di sinistra. Le alleanze o i partiti che corrono da soli devono ottenere almeno il 7% del totale dei voti espressi per ottenere seggi in Parlamento. Una vittoria dell'opposizione, in particolare con un margine ristretto, metterebbe alla prova l'impegno di Erdogan nei confronti della democrazia, nonché la fedeltà di una magistratura, di una polizia e di un esercito che il presidente ha trascorso due decenni a cercare di portare sotto il suo controllo.