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Lunedì, 27 Marzo 2023
Violenze in Cisgiordania / Israele

L'uccisione di due coloni israeliani scatena la rappresaglia

Decine di persone hanno preso d'assalto la città di Hawara bruciando auto e abitazioni: un morto e diversi feriti. Il tutto dopo il vertice di Aqaba per porre fine alle tensioni

Decine di coloni israeliani hanno scatenato una violenta rappresaglia nel nord della Cisgiordania, incendiando decine di auto e case dopo che due coloni sono stati uccisi da un uomo armato palestinese. La città di Hawara è stata presa d’assalto da dozzine di residenti di uno degli insediamenti illegali della zona si sono scagliate contro gli abitanti palestinesi uccidendone uno e ferendone diversi altri.

Come riporta Le Monde, le violenze avrebbero raggiunto anche i villaggi vicini, e proprio in uno di questi, precisamente a Zaatara, le autorità palestinesi avrebbero contato fin qui l’unica vittima. Diversi palestinesi sono stati feriti dal lancio di pietre o da assi di ferro, o dopo aver respirato i fumi emessi dai lacrimogeni, in tutto almeno un centinaio secondo quanto riportato da Sawfat Ozril, membro del consiglio comunale di Hawara. A fare le spese di questa rappresaglia sono state anche le proprietà dei palestinesi, decine di auto sono state date alle fiamme, così come numerosi edifici, altri sono stati vandalizzati e diverse abitazioni e negozi sono stati rasi al suolo.

La rabbia israeliana è stata scatenata dall’uccisione di due coloni avvenuta qualche ora prima per mano di un cittadino palestinese, due fratelli di 20 e 22 anni, freddati da una serie di colpi d’arma da fuoco esplosi a distanza ravvicinata mentre si accingevano ad entrare in città. Secondo alcuni testimoni locali, intervistati dal corrispondente a Gerusalemme del quotidiano francese, Louis Imbert, i soldati avrebbero scortato gli anziani palestinesi lontano dalle fiamme che divampavano all’interno delle loro abitazioni, ma nulla più, non sarebbero intervenuti per fermare le violenze, nonostante questo raid sarebbe stato ampiamente pubblicizzato online durante l’intera giornata.

Nelle ore precedenti al suo svolgimento, la parola “vendetta” è rimbalzata da un social all’altro, “Hawara deve essere rasa al suolo oggi stesso…non c’è spazio per la pietà”, aveva dichiarato Benazione Davidi, il numero due del consiglio regionale israeliano locale poco prima della rappresaglia.Questa dichiarazione è stata seguita da quella del primo ministro israeliano, Benyamin Netanyahu, che ha invitato tutti a "non farsi giustizia da soli", mentre il maggior rappresentante dei coloni all’interno del governo israeliano, Bezalel Smotrich, ministro delle Finanze e leader del Partito Sionista Religioso, ha esortato l’esercito a "colpire con ogni mezzo, da elicotteri a carri armati" i palestinesi presenti ad Hawara.

Nel pomeriggio poi sull'autostrada 90 vicino a Gerico, nella Valle del Giordano, è stato ucciso da un palestinese un 25enne con cittadinanza israeliano-americana, in quello che le autorità di Tel Aviv hanno definito ''un attacco terroristico''. Il movimento armato palestinese della Jihad islamica ha accolto con favore l'attacco, affermando che "le operazioni di resistenza continuano e il nemico pagherà il prezzo di tutti i suoi crimini". "Condanniamo l'orribile uccisione di due fratelli israeliani vicino a Nablus e l'uccisione di oggi vicino a Gerico di un israeliano, che sappiamo essere anche cittadino americano", ha detto il portavoce del dipartimento di Stato americano, Ned Price. "Condanniamo anche la violenza indiscriminata da parte dei coloni contro i civili palestinesi", ha aggiunto.

Queste violenze arrivano proprio poco dopo la tregua tra i due fronti firmata poche ore prima, durante il vertice di Aqaba, tanto voluto da Washington. Il lascito dell’incontro esprime sulla carta la volontà di "ridurre l’escalation sul campo e prevenire le violenze", un desiderio non supportato da quanto emerso di lì a poco in Cisgiordania. Tra le conclusioni di questo vertice, patrocinato dal governo egiziano e giordano, israeliani e palestinesi si erano dichiarati disponibili ad una serie di azioni immediate con lo scopo di frenare le iniziative unilaterali per un periodo oscillante dai tre ai sei mesi, una dichiarazione cui ha fatto seguito il via libera di Israele per bloccare lo sviluppo di qualsiasi insediamento per almeno sei mesi. Questo è stato l'inizio d'anno più letale per i palestinesi della Cisgiordania dal 2000: finora negli scontri con l'esercito israeliano sono state uccise quasi 60 persone.

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