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Giovedì, 18 Aprile 2024
TURCHIA / Turchia

Turchia, Merkel contro le purghe di Erdogan: "Così vìola lo stato di diritto"

Continuano le epurazioni del presidente turco dopo il golpe fallito. Misure punitive per radio, televisione e mondo dell'istruzione. La reazione dell'Ue è affidata ad un timido messaggio della cancelliera tedesca: "Misure estremamente preoccupanti che non tengono conto del principio della proporzionalità"

Le misure adottate dallo stato turco per ristabilire il suo potere dopo il fallito colpo di stato sono "contrarie" allo stato di diritto. Lo ha detto il portavoce della Cancelliera tedesca Angela Merkel.

"Quasi quotidianamente vengono introdotte nuove misure che sono contrarie a un modus operandi rispettoso dello stato di diritto e che non tengono contro del necessario principio della proporzionalità" della reazione, ha dichiarato Steffen Seibert. "Non c'è alcun dubbio che le misure siano estremamente preoccupanti", ha aggiunto il portavoce di Merkel. 

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La stessa Merkel, pochi giorni fa, aveva stigmatizzato l'ipotesi di reintrodurre la pena di morte in Turchia per punire i responsabili del tentato golpe. Significherebbe "la fine dei negoziati di adesione" all'Ue. L'Unione Europea, aveva spiegato il portavoce Steffen, "è una comunità di valori, una comunità che ha deciso che la pena di morte sia al di fuori di questi suoi valori".

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Il capo di stato turco Recep Tayyip Erdogan, che solo oggi è tornato ad Ankara dopo il fallito colpo di stato, ha presieduto una riunione del Consiglio di sicurezza nazionale che dovrebbe sfociare in "decisioni importanti". 

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LE PURGHE DOPO IL GOLPE - Complessivamente, sono oltre 7500 i militari e giudici arrestati e quasi 9mila tra poliziotti, prefetti e ufficiali della gendarmeria, oltre a un centinaio di membri dell'intelligence. A questi vanno aggiunte le "purghe" effettuate nell'Agenzia per gli affari religiosi (500 sospensioni) e negli stessi servizi dell'ufficio del Primo ministro (200 sospensioni).

La parte del leone tuttavia oggi la fa l'educazione: sotto la scure di Erdogan sono finti oltre 15mila dipendenti del Ministero della Pubblica istruzione turco, sospesi perché sospettati di essere dei "gulenisti", ovvero dei sostenitori dell'imam Fathullah Gulen, in esilio negli Stati Uniti e accusato dal governo di Ankara di essere il regista occulto del colpo di Stato. Per gli stessi motivi, la Commissione per l'istruzione universitaria ha chiesto le dimissioni di 1.577 rettori universitari, inziativa che riguarda sia i rettori degli atenei pubblici che quelli degli istituti privati.

In un crescendo di annunci di misure punitive, inoltre, l'Alto Consiglio per la radio e televisione turco ha annunciato di aver ritirato le licenze di trasmissione a tutte le emittenti radiotelevisive vicine all'imam Fethullah Gulen. Sono ben ventiquattro.

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