rotate-mobile
Mercoledì, 24 Aprile 2024
Integralismo islamico

Combattere contro l'Isis: bastano Facebook e mille euro

Secondo le Nazioni Unite i foreign fighters sono aumentati del 71% in un anno. Ma c'è anche chi contrasta l'avanzata dello Stato islamico. E per arruolarsi bastano pochi euro e i contatti giusti con chi già combatte

ROMA - Sono oltre venticinquemila i combattenti stranieri che si sono uniti ad al Qaeda, all'Isis e ad altri gruppi terroristici in Iraq, Siria, Afghanistan, Libia, le Filippine e altri Paesi. A fare i conti dei foreign fighter è stato l'Onu che ha stilato un rapporto sul tema, poi inviato ad Ap: i combattenti stranieri nel mondo - provengono da oltre cento nazioni - sono aumentati del 71% tra la metà del 2014 e marzo.

I foreign fighter e le loro reti "rappresentano una minaccia immediata e di lungo termine", ha sottolineato il rapporto delle Nazioni unite.

Ma che succede, invece, dall'altra parte del fronte? Per combattere con i curdi siriani contro l’Isis servono circa mille euro (soprattutto per il biglietto aereo) e Facebook per tenersi in contatto con chi già combatte. E non è reato. E’ quello che spiega Antonio Iovane di Radio Capital che per Repubblica ha firmato un’inchiesta fingendosi potenziale foreign fighter contro l’Isis. Ha contattato via Facebook alcuni membri delle Ypg, le “unità di protezione del popolo”: sono i curdi siriani che da mesi combattono contro l’Isis appoggiati e aiutati dall’Occidente. In sostanza l’equivalente siriano dei peshmerga, i combattenti curdi schierati in Iraq. Iovane ha parlato via Facebook con uno dei curdi che si occupano di attirare in Siria combattenti stranieri. E non è così complicato arrivare a Sulayminyah city, capoluogo del Kurdistan iracheno da dove il contatto di Iovane spiega che gli stranieri vengono presi e trasportati fino in Siria.

Basta una ricerca su internet: il volo più economico ad oggi lo fornisce Turkish Airlines, ottocentoventi euro circa e arrivi a Sulayminyah city via Istanbul, con partenza da Roma Fiumicino. Tutto in regola: volo regolare, ti chiedono una copia del passaporto e poi ti vengono a prendere. Iovane specifica che non si tratta di un reato secondo la legge italiana:

Entrare nelle unità di protezione del popolo non costituisce reato, il decreto antiterrorismo approvato il 10 febbraio prevede che sia vietato combattere all’estero (da tre a sei anni di carcere) ma c’è una deroga per chi lo fa contro l’Is o, comunque, senza avere “finalità terroristiche”. È con le Ypg che si sono arruolati, da quel che si sa, cinque italiani.

Ecco chi combatte l'Isis ogni giorno | Infophoto

Non ci sono foto disponibili.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Combattere contro l'Isis: bastano Facebook e mille euro

Today è in caricamento