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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Condannato a morte il soldato americano jihadista che uccise 13 commilitoni

Se un singolo componente della giuria avesse espresso un parere contrario sarebbe stato punito con l'ergastolo

Lo psichiatra militare accusato di avere ucciso 13 persone a colpi di arma da fuoco nella base di Fort Hood, in Texas, il 5 novembre del 2009 è stato condannato a morte. Nidal Malik Hasan, autore delle più grande strage in un edificio dell'esercito della storia degli Stati Uniti, ha ascoltato la sentenza rimanendo impassibile davanti ai 13 membri della corte marziale che hanno preso la decisione all'unanimità; se un singolo componente della giuria avesse espresso un parere contrario sarebbe stato punito con l'ergastolo.

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La scorsa settimana la giuria lo aveva ritenuto colpevole di tutti i capi di accusa che pendevano su di lui: 13 per omicidio e 32 per tentato omicidio, in quest'ultimo caso tanti quanti i feriti provocati dal massacro. Hasan - che si è difeso da solo dopo che i suoi legali avevano deciso di dimettersi - ha sempre sostenuto di aver agito in difesa delle vite della leadership talebana in Afghanistan, inclusa quella del Mullah Omar, messe a repentaglio dal personale militare americano.

Durante la sentenza il presidente della giuria militare, il colonnello Mike Mulligan, ha assicurato che Hasan "non diventerà mai un martire", a dispetto di quanto lui abbia sempre cercato di fare, collegando la strage alla religione. "È un criminale. Un assassino spietato", ha continuato il giurato.

"SONO AMERICANO E JIHADISTA, HO UCCISO PER L'ISLAM"

Adesso si prevede che il processo abbia un lungo iter in appello. Se la decisone della pena capitale sarà confermata, il presidente degli Stati Uniti dovrà dare l'autorizzazione finale. La pena di morte è molto rara all'interno dell'esercito: dal 1961 nessun militare è stato giustiziato e attualmente solo altri cinque soldati si trovano nel braccio della morte nella prigione militare di Fort Leveanworth, in Kansas, dove Hasan sarà presto trasferito.

Hasan, un musulmano di origini palestinesi nato negli Stati Uniti, nel 2009 aveva aperto il fuoco nell`infermeria della base di Fort Hood gridando "Allah è grande" in arabo, uccidendo 13 persone e ferendone gravemente altre 32. Tutti i morti, tranne uno, erano soldati. Tra questi ultimi c'era una donna incinta che si era buttata per terra implorando perché fosse risparmiato il figlio che teneva in grembo. La sparatoria si concluse quando Hasan fu fermato con un colpo di arma da fuoco alla schiena da un altro militare: l'ex maggiore è rimasto paralizzato dalla vita in giù.

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