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Sabato, 20 Aprile 2024
Il futuro del pianeta

Clima, il mondo "a un minuto dalla mezzanotte": cos'è la Cop26 e quali sono gli obiettivi

Leader mondiali, negoziatori di 190 paesi, reali britannici, osservatori ufficiali, giornalisti, attivisti, celebrità, insieme a 100.000 manifestanti sono attesi a Glasgow per la 26esima Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici

Sono tre gli obiettivi che l'Unione Europea, la potenza 'erbivora' che fa da capofila nella lotta per tagliare le emissioni climalteranti, ha messo nel mirino alla Cop26, la 26esima Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che si tiene a Glasgow e si concluderà dopo 11 giorni di lavori il prossimo 12 novembre. I lavori della Cop possono ora partire da "fondamenta solide", ha detto il presidente del Consiglio Mario Draghi al termine del G20 a Roma, dopo che le venti maggiori economie del mondo, responsabili dell'80% delle emissioni, si sono impegnate a raggiungere la neutralità climatica "entro o attorno" al 2050.

Clima in allarme rosso: la Cop26 può cambiare qualcosa?

Il mondo è a "un minuto dalla mezzanotte" nell'orologio della lotta al cambiamento climatico, dopo avere esaurito quasi tutto il tempo senza fare nulla. Lo ha detto il premier britannico Boris Johnson, che da ieri e fino a 12 novembre ospita a Glasgow, in Scozia, la conferenza Onu Cop 26 dedicata alla lotta al cambiamento climatico, in un'intervista alla Bbc. Johnson ha detto che i leader del mondo devono passare "dalle aspirazioni alle azioni" e che il vertice è un momento "critico" il cui successo è "appeso a un filo". Johnson ha anche confermato per la prima volta di non essere favorevole al controverso progetto di aprire di una miniera di carbone nella regione inglese della Cumbria. "Non sono a favore di altro carbone, - ha detto - ma non è una mia decisione, dipende dalle autorità di pianificazione". Persuadere i governi a non utilizzare più il carbone è uno degli obiettivi che la presidenza britannica della Cop26 si è posta. Ieri i paesi del G20 hanno concordato di non investire più in carbone all'estero.

Gli obiettivi della Cop26

Gli obiettivi concreti della conferenza di Glasgow sono tre. Primo, fare quanto è necessario per mantenere il riscaldamento del pianeta intorno a 1,5 gradi centigradi, rispetto ai livelli preindustriali, come previsto dall'accordo di Parigi del 2015. E, per mantenere questo obiettivo in vista, servono più sforzi già in questo decennio, come ha detto la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. Insomma, chi ha preso impegni lontani nel tempo dovrebbe presentare anche piani intermedi e concreti per attuarli, agendo già in questo decennio.

Secondo, mobilitare la finanza climatica, cioè gli aiuti finanziari dei Paesi più sviluppati (in gran parte responsabili del riscaldamento del pianeta) nei confronti di quelli più poveri, per aiutarli a passare ad un'economia meno inquinante, riuscendo a consegnare 100 mld di dollari l'anno già a partire dal 2022, e non dal 2023. Terzo, trovare un accordo sul 'rulebook', l'insieme delle regole che, su base scientifica, consentiranno di misurare le emissioni climalteranti e lo scambio di quote delle stesse tra i Paesi, evitando i doppi conteggi. E' la parte più tecnica e complicata del negoziato, ma anche quella sulla quale a Bruxelles si respira un certo ottimismo.

Cosa succede a Glasgow

Leader mondiali, negoziatori di 190 paesi, reali britannici, osservatori ufficiali, giornalisti, attivisti, celebrità, insieme a 100.000 manifestanti sono attesi a Glasgow, in Scozia, per cercare di salvare il pianeta dal riscaldamento incontrollato. Cosa potrebbe andare storto? In tempi di pandemia, molto, al netto del sempre possibile fallimento delle trattative. Il vertice sul clima COP26, rinviato lo scorso anno a causa della pandemia, procede nonostante l'impennata dei contagi da coronavirus in Gran Bretagna, dove il livello dei casi ora compete con il picco dello scorso inverno. I governi britannico e scozzese, ospiti della kermesse, si aspettano fino a 30.000 partecipanti ufficiali, che si incontreranno al chiuso, in sale riunione affollate, per ore e ore al giorno, da domenica al 12 novembre e forse oltre. Sarà il più grande summit mai ospitato in Gran Bretagna. Gli organizzatori si stanno adoperando per assicurarsi che la conferenza non si trasformi in un focolaio. Sebbene la vaccinazione sia fortemente consigliata, in realtà non è obbligatoria per partecipare alla COP26. Il governo scozzese richiede ai delegati di indossare mascherine al chiuso, di mantenere le distanze sociali e di sottoporsi a test giornalieri prima di entrare nella "zona blu" ufficiale, dove si terrà il vertice. A chiunque risulti positivo verrà detto di isolarsi.

"Nessun esperto di salute pubblica al mondo direbbe che non c'è rischio nel mezzo di una pandemia globale di avere decine di migliaia di persone" a Glasgow, ha detto alla Bbc il ministro della sanità scozzese Humza Yousaf. "C'è assolutamente il rischio che i casi di Covid aumentino" ha aggiunto. "Faremo tutto il possibile per rendere sicuro l'evento, perché riconosciamo che l'emergenza climatica stessa è la più grande emergenza sanitaria che affrontiamo a livello globale".

Cos'è la Cop 26

La COP26 è la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021. Da quasi tre decenni l’ONU riunisce quasi tutti i Paesi della terra per i vertici globali sul clima – chiamati COP – ovvero ” Conferenza delle Parti”. Da allora il cambiamento climatico è passato dall’essere una questione marginale a diventare una priorità globale. Quest’anno si terrà il 26eismo vertice annuale, di qui il nome COP26. La COP26 sarà presieduta dal Regno Unito che la opiterà a Glasgow.

In vista della COP26 il Regno Unito ha lavorato con ciascun Paese per raggiungere un accordo su come affrontare i cambiamenti climatici. La maggior parte degli esperti è concorde nel sottolineare il carattere straordinario e urgente della COP26. 

L’importanza dell'Accordo di Parigi

La COP21 si tenne a Parigi nel 2015. Per la prima volta successe qualcosa di epocale: tutti i Paesi accettarono di collaborare per limitare l’aumento della temperatura globale ben al di sotto dei 2 gradi, puntando a limitarlo a 1,5 gradi. Inoltre i Paesi s’impegnarono ad adattarsi agli impatti dei cambiamenti climatici e a mobilitare i fondi necessari per raggiungere questi obiettivi.  Ecco che nasceva l’Accordo di Parigi. L’impegno di puntare a limitare l’aumento delle temperature a 1,5 gradi è importante perché ogni decimale di grado di riscaldamento causerà la perdita di molte altre vite umane e altri danni ai nostri mezzi di sussistenza. Nel quadro dell’Accordo di Parigi ciascun Paese si è impegnato a creare un piano nazionale indicante la misura della riduzione delle proprie emissioni, detto Nationally Determined Contribution (NDC) o “contributo determinato a livello nazionale”. 

I Paesi concordarono che ogni cinque anni avrebbero presentato un piano aggiornato che rifletteva la loro massima ambizione possibile in quel momento. Glasgow sarà il momento in cui i Paesi aggiorneranno i propri piani. I Paesi si presentano al vertice di Glasgow (ritardato di un anno a causa della pandemia) con piani aggiornati di riduzione delle proprie emissioni.  Ma non è tutto. Gli impegni presi a Parigi non sono neanche lontanamente sufficienti per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi, e la finestra utile per il raggiungimento di questo obiettivo si sta chiudendo. Il decennio fino al 2030 sarà cruciale. Quindi per quanto il vertice di Parigi sia stato un evento epocale, i Paesi dovranno spingersi ben oltre quanto fatto in quello storico vertice per mantenere viva la speranza di contenere l’aumento della temperatura a 1,5. La COP26 deve essere decisiva.  

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