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Giovedì, 25 Aprile 2024
La decisione / Corea del Sud

La Corea del Sud si avvicina alla Nato

L’agenzia di spionaggio sudcoreana è diventata la prima potenza asiatica a unirsi al Cyber Defense Group

La Corea del Sud accorcia le distanze che la separano dalla Nato. L’agenzia di spionaggio sudcoreana è diventata la prima potenza asiatica a unirsi al Cyber Defense Group dell'Alleanza transatlantica, il Centro di cooperazione per la sicurezza informatica incentrato sulla ricerca, formazione ed esercitazioni nel campo della cybersicurezza. Il Centro, che conta tra le sue file 27 paesi membri della Nato e cinque partecipanti che non fanno parte però dell’Alleanza Transatlantica, è nato nel 2008 in risposta a un presunto attacco informatico russo che ha “paralizzato” le reti statali dell'Estonia.

Centro sicurezza informatico Nato-2

Sullo sfondo dell'invasione russa in Ucraina, l'ammissione della Corea del Sud nel gruppo sembra riflettere una determinazione degli alleati degli Stati Uniti a rispondere alle crescenti minacce di Mosca e Pechino. Il tempismo della decisione di Seul rischia inoltre di infiammare le tensioni nella regione asiatica, con una Cina sempre più assertiva e contraria alle alleanze in materia di difesa e cooperazione militare. Non sorprende che il Quad, la piattaforma quadrilaterale di cui fanno parte Usa, Giappone, India e Australia, sia finito nel mirino delle critiche Pechino, che vede l’alleanza come un tentativo di costrizione di una Nato asiatica in funzione anti cinese. 

La cybersicurezza in cima all’agenda politica

Il percorso della Corea del Sud per entrare nel centro di cooperazione per la cybersecurity, che ha sede a Tallin, in Estonia, è stato lungo. Già nel 2019, Seul aveva presentato la sua domanda di adesione, per poi partecipare, dall’anno successivo, a due esercitazioni di sicurezza informatica internazionale, le Locked Shields. 

Non è quindi una scelta improvvisa. La mossa di Seul dà infatti voce alle preoccupazioni del Paese in termini di sicurezza informatica. La potenza tecnologica, che esporta in tutto il mondo prodotti hi tech di big come Lg e Samsung, è indietro sulla tabella di marcia per quel che riguarda lo sviluppo di una strategia nazionale di cybersicrezza.

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Un passo in avanti è stato fatto nel 2018, quando il presidente uscente Moon Jae-In ha posto in cima all’agenda politica la sicurezza informatica nazionale per far fronte ai cyberattacchi provenienti dalla Corea del Nord e dalla Cina. Secondo il Korea Institute of Liberal Democracy di Seul, circa 6800 hacker nordcoreani sono impegnati in attività di frode, ricatti e giochi d'azzardo online per un totale di circa 860 milioni di dollari all'anno. Gli attacchi informatici, ha spiegato l’agenzia di spionaggio sudcoreana comunicando l’ingresso nel Cyber Defense Group della Nato, causano enormi danni ai Paesi colpiti. 

Le tensioni geopolitiche

La Corea del Sud ha fatto il suo ingresso nel Centro della cybersecurity della Nato anche per motivazioni geopolitiche. La Casa Blu, che si appresta ad accogliere il nuovo presidente sudcoreano, il conservatore Yoon Suk-yeol, osserva con timore i test missilistici dei cugini nordcoreani (questa settimana Pyongyang ha condotto il 14esimo lancio dall’inizio dell’anno) e i movimenti dell’esercito cinese nell’Indo-pacifico.

Proprio in campagna elettorale, Yoon ha usato toni duri contro il leader nordcoreano, minacciando l’uso di attacchi preventivi per spegnere la miccia offensiva di Pyongyang. E guardando alla sicurezza interna, il presidente eletto ha anche prefigurato la possibilità di ottenere ulteriori esemplari del sistema di difesa statunitense del Thaad, alimentando le tensioni con il gigante cinese. L’avvicinamento di Seul a Washington non piace a Pechino, che preferirebbe vedere la Corea del Sud lontana dall’asse occidentale. 

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