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Giovedì, 25 Aprile 2024

Serena Console

Giornalista

Cosa ci dicono le terribili immagini che arrivano da Bucha

Quando gli ucraini sono entrati a Bucha, a pochi chilometri dalla capitale ucraina di Kiev, hanno constatato con i propri occhi gli orrori e le atrocità commesse dai soldati russi durante l’occupazione. Hanno scoperto corpi inermi crivellati di colpi e in avanzato stato di decomposizione e cadaveri carbonizzati ai cigli o agli angoli delle strade. Hanno aperto le porte delle camere di tortura, al cui interno è stato dato libero sfogo a una inimmaginabile e deliberata violenza. E ancora. Hanno trovato automobili schiacciate dal peso dei carriarmati, mentre chi era alla guida tentava di fuggire dall’incubo della guerra. E infine, hanno raccontato di enormi fosse comuni in cui giacciono corpi ammassati e ormai identificabili.  

Le testimonianze dei sopravvissuti e i resoconti giornalisti testimoniano l’uccisione arbitraria di civili, mentre attraversavano la strada o andavano a fare la spesa. Ma ci sono anche le foto che raccontano di civili uccisi con una pallottola in testa dopo essere stati catturati e legati da cappi biancastri.

A 40 giorni dallo scoppio ingiustificato del conflitto russo in Ucraina, il mondo sta osservando tutto quello che è rimasto di Bucha, dopo il ritiro delle truppe russe. Una visione che, seppur cruda e dolorosa, non deve spingere l’osservatore a voltare lo sguardo altrove.

Quelle foto e quei racconti mostrano realmente cosa è la guerra che si sta combattendo in Ucraina, a pochi chilometri dalle frontiere dell’Unione europea. A pochi chilometri da noi. Quelle immagini raccontano di violenze che avevamo dimenticato e che non avevano la stessa forza dirompente alimentata dalla diffusione sui social network. Quelle foto dimostrano che sono state violate le più basilari regole, che esistono anche in guerra.

Le drammatiche testimonianze che arrivano dalla città poco distante da Kiev evocano quello che fu il peggior massacro in Europa dopo la fine della seconda guerra mondiale. Quanto è accaduto a Bucha ricordano i crimini di guerra commessi a Srebrenica, quando tra l’11 e il 19 luglio del 1995 l'Esercito della Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina guidate dal generale Ratko Mladić massacrò tra i settemila e gli ottomila uomini e ragazzi musulmani durante la guerra in Bosnia. Ironia della sorte, due anni prima del massacro, le Nazioni Unite avevano designato la città come “area sicura” per i civili in fuga dai combattimenti tra il governo bosniaco e le forze serbe separatiste.

È stato proprio il ministro della Difesa ucraino ad avanzare il paragone delle atrocità di Srebrenica con quelle di Bucha. Una “nuova Srebenica”, l'ha così definita, pubblicando uno straziante video su Twitter e accusando Mosca di atrocità e crimini di guerra. Il capo delegazione di Kiev Mikhailo Podlyak ha invece parlato di “nuova Srebrenica del 21esimo secolo”.

Quanto è accaduto a Bucha, in attesa di un'inchiesta una commissione d'inchiesta internazionale guidata dall'ONU e formata da rappresentanti di Paesi neutrali per appurare quanto successo, segna un punto di non ritorno. E anche il punto di svolta del conflitto. La condanna deve essere unanime, arrivando anche a rinunciare all'acquisto del gas russo, con il quale il leader del Cremlino Vladimir Putin alimenta la macchina della guerra.

Allora, come oggi, le persone massacrate non erano soldati e non rappresentavano una minaccia. Erano persone di cui sappiamo poco o nulla. Perché le atrocità commesse in guerra, in passato come oggi, rischiano di non essere accettati in quanto tali per l'incapacità personale di credere che l'essere umano arrivi a tale livello di disumanità. E, al contempo, anche per la nostra propensione di leggere al contrario la realtà, adottandola alla nostra capacità di comprensione e accettazione. 

L’orrore di Bucha rischia di diventare una prassi e di essere ripetuto così da apparire un tecnica di guerriglia comprensibile solo a chi fa la guerra. Per questo è doveroso assolvere al dovere morale di osservare e indignarsi per quelle crude immagini, che sono validi strumenti per combattere le teorie del complotto diffuse dalla Russia e abbracciate da molti nostri connazionali. Le tesi rilanciate dal ministero degli Esteri russo, secondo cui i cadaveri ripresi nei video sarebbero in realtà persone in posa che recitano un copione scritto dagli Stati Uniti, non possono quindi trovare spazio nel dibattito pubblico e personale.

Perché anche con la guerra in Ucraina si ripete l’ennesimo copione di altri conflitti: stragi, occultamento e propaganda. Ma non possiamo accettare l’esistenza di una doppia verità. Esiste una solo verità, seppur difficile da accettare: è stato commesso un crimine di guerra. L’ennesimo, dopo quelli che credevamo non accadessero più. Soprattutto in guerra esiste una sola verità. Quella che può salvarci da altre atrocità simili. Perché da Bucha arrivano notizie e immagini il cui orrore va oltre la violenza. E che raccontano il cinismo che potrebbe trasformarsi presto in stanchezza e menefreghismo.

Bucha, che cosa è successo in 10 immagini (Foto Ansa)

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