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Sabato, 20 Aprile 2024
Lo scenario / Ucraina

Cosa sappiamo davvero della controffensiva ucraina

Da mesi Zelensky sta facendo incetta di armi occidentali e preparando le truppe per un attacco mirato a recuperare gran parte dei territori perduti. Un attacco da cui dipenderanno le sorti del conflitto

L'Ucraina si appresta a lanciare la tanto attesa controffensiva di Primavera, la mossa che con ogni probabilità cambierà le sorti della guerra. In un senso o nell'altro, da questo attacco che Kiev sta preparando da mesi dipenderanno le sorti del conflitto. Il presidente Volodymyr Zelenskiy ha dichiarato che il Paese ha bisogno di più tempo per prepararsi al massiccio intervento volto a riprendere la gran parte del territorio catturato dall'esercito di Vladimir Putin dall'inizio dell'invasione iniziata il 24 febbraio dello scorso anno, ma anche molti dei territori in mano russa dal 2014.

L'ultimo tour di Zelensky

Questa settimana il leader ucraino ha fatto un breve tour nelle capitali europee per raccogliere supporto, e ovviamente altre armi. Lunedì il presidente ha incontrato a Londra il premier britannico Rishi Sunak, ultima tappa di un viaggio che lo ha portato anche a Roma, Berlino e Parigi. Il Regno Unito, che la settimana scorsa è stata il primo Paese occidentale a offrire all'Ucraina missili da crociera a lunga gittata, ha promesso anche droni in grado di colpire a un raggio di 200 chilometri. Sunak ha dichiarato che presto inizierà ad addestrare i soldati ucraini a pilotare i jet da combattimento, cosa che ha promesso anche il presidente francese Emmanuel Macron. Tra carri armati, aerei da combattimento e armamenti vari, negli ultimi mesi gli ucraini hanno ricevuto quantità di armamenti impensabili all'inizio del conflitto. E ora sono quasi pronti a lanciare l'attacco.

La preparazione dell'attacco

La potenza di fuoco è ovviamente fondamentale e Kiev sarebbe pronta a mettere in campo 12 brigate e forse 60mila uomini, i centinaia di carri armati ricevuti negli ultimi tempi, ma anche mezzi corazzati e artiglieria di standard Nato. I soldati e i loro ufficiali sono stati addestrati in diverse parti del mondo dagli alleati Occidentali. Negli ultimi mesi, forse fin dalla scorsa estate, dopo il successo dell'offensiva ucraina nell'Oblast' di Kharkiv, il generale ucraino Valery Zaluzhny e i suoi comandanti hanno pianificato questa offensiva.

Hanno studiato i rapporti di intelligence, sondato le linee russe, piazzato i corpi speciali in posizioni chiave, preso di mira i quartieri generali e i rifornimenti del nemico e inviato messaggi ai combattenti della resistenza dietro le linee nemiche. Il tutto cercando di non dare troppo indicazioni alla Russia sulle proprie intenzioni, anzi provando a mandare segnali contrastanti. Anche ai giornalisti occidentali, solitamente degli alleati chiave nel conflitto, viene impedito di visitare vaste porzioni del territorio sotto il controllo di Kiev.

Il problema per le truppe di Zaluzhny è che il territorio ucraino è sconfinato, e la linea del fronte lunghissima, una mezzaluna che ora si estende per centinaia di chilometri. Scegliere il punto in cui provare a sfondarla sarà decisivo. Così come scegliere il momento adatto. L'ora fatidica sta giungendo, con la fine dell'inverno e lo sciogliersi della neve, il vantaggio dei russi, meglio equipaggiati per combattere in nelle dure condizioni invernali, si sta eliminando. Il ritorno del terreno asciutto è perfetto per lanciare assalti con carri armati e altri mezzi blindati.

La mappa del conflitto in Ucraina - Fonte The Guardian

Crimea obiettivo principale

L'obiettivo principale per provare a chiudere il conflitto una volta per tutte è recuperare la Crimea, o almeno isolarla. Si possono uccidere migliaia di russi alla periferia di Bakhmut con scarso effetto strategico, ma riprendere il controllo di Sebastopoli, la base navale russa nella penisola, cambierebbe il corso della storia. Per arrivarci il punto più ovvio per un attacco ucraino sarebbe partire da Zaporizhzhia e dirigerssi a sud-ovest verso Melitopol, o eventualmente a sud-est verso Berdiansk.

L'obiettivo finale sarebbe quello di tagliare i collegamenti stradali di rifornimento che corrono vicino alla costa, ma le mappe delle fortificazioni russe, basate sulle immagini satellitari, mostrano una doppia linea relativamente densa di trincee e posizioni che circondano città chiave. Non è solo l'Ucraina che negli ultimi mesi si è preparata alla controffensiva, anche Mosca lo ha fatto. I guadagni strategici di questa strategia sarebbero enormi, e l'obiettivo sarebbe quello di rendere insostenibile la lunga occupazione della Crimea da parte di Mosca, cosa che potrebbe essere raggiunta se il ponte di Kerch, che collega la penisola alla Federazione, venisse tagliato.

Per raggiungere lo stesso obiettivo, ma in maniera più rischiosa, Kiev potrebbe tentare di lanciare un'operazione anfibia attraverso il fiume Dnipro, più a ovest, dove le fortificazioni sono meno numerose (ma comunque abbondanti) visto che lo stesso fiume è già una barriera. E come in ogni guerra più alto è il rischio, più alta l'eventuale ricompensa. Se davvero superassero il fiume e la prima linea del fronte poi le truppe ucraine avrebbero al strada quasi spianata.

Le alternative

Più semplice sarebbe invece colpire la zona settentrionale di Luhansk, poco popolata e quindi più facilmente bombardabile, con l'obiettivo di tagliare le linee di rifornimento russe che tendono a passare da nord a sud. Sei settimane fa, il colonnello generale Oleksandr Syrskyi, comandante delle forze terrestri ucraine, sembrava suggerire che l'Ucraina avrebbe potuto contrattaccare a Bakhmut, una città del Donbas precedentemente poco importante che è diventata la scena dei combattimenti più feroci della guerra. All'epoca l'idea sembrava improbabile, ma visto che gli ucraini negli ultimi giorni hanno guadagnato terreno nella zona, questo fa pensare che l'esercito di Kiev potrebbe tentare di accerchiare la città martoriata, minacciando le esauste forze russe che ne hanno appena conquistato la maggior parte. Il problema è che nonostante questo avrebbe un forte valore simbolico, l'area del Donbass è meno significativa dal punto di vista strategico. Tagliare le linee russe a est non minaccia la Crimea e provare a riconquistare le città di Donetsk e Luhansk, occupate dal 2014, sarebbe difficile, e richiederebbe una lunga ed estenuante guerra urbana.

Alti costi di ricostruzione

A rendere tutto più complicato il fatto che il presidente Zelensky dovrà prepararsi anche a ciò che accadrà dopo le battaglie in caso di un'avanzata di successo. I civili ucraini nel territorio occupato avranno bisogno di assistenza umanitaria, saranno necessarie massicce operazioni di sminamento, sarà necessario ricostruire le infrastrutture danneggiate. La Banca Mondiale ha recentemente stimato il costo attuale della ricostruzione in circa 411 miliardi di dollari, e la cifra finale sarà sicuramente molto più alta.

Il rischio fallimento

Ma al di là dell'ottimismo sbandierato, la possibilità che la controffensiva sia un fallimento e che la Russia riesca a resistere all'assalto è ovviamente reale. Se dopo tutto il sostegno occidentale Kiev dovesse ottenere moderati guadagni territoriali, questo farebbe crescere l'impazienza degli alleati di Zelensky, che potrebbero essere tentati di dare un nuovo slancio alle manovre per convincere l'Ucraina e la Russia a dialogare una volta per tutte. E a quel punto recuperare la Crimea diventerebbe solo un'illusione, e se Kiev si incaponisse nel raggiungere l'obiettivo, potrebbe finire per essere abbandonata anche dai suoi alleati.

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