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Giovedì, 25 Aprile 2024
Crisi economica

Stati Uniti, a processo chi ha speculato sulla crisi

L'amministrazione Obama chiederà 5 miliardi di dollari a Standard&Poor's come risarcimento dei danni causati dalla crisi dei mutui subprime scoppiata nel 2007. Intanto continua la battaglia sulla riforma di Wall Street. "Andremo al cuore della crisi"

Cinque miliardi di euro. E' questa la somma che l'amministrazione Obama chiederà come risarcimento per la crisi all'agenzia di rating Standard & Poor's.

L'accusa: aver ingannato gli investitori sui mutui suprime. E proprio dalla crisi dei mutui suprime scoppiò quella bolla immobiliare, anno 2007, che pochi mesi più tardi si trasformò in quella crisi economica che ancora oggi si va propagando in tutto l'occidente.

Il dipartimento alla Giustizia americano ha intentato una causa civile contro l'agenzia che avrebbe "gonfiato" le valutazioni sui bond. S&P, però, contesta le accuse: "Senza fondamento". Il tutto pur essendo a conoscenza dei rischi che di lì a poco avrebbero scatenato l'inferno della più profonda recessione dagli anni della Grande Depressione.

Tutto ciò è contenuto in un corposo dossier che a giorni verrà presentato in tribunale, dando il via ad una causa civile senza precedenti, dopo anni di indagini sulle responsabilità non solo di Standard&Poor's, ma anche delle altre due agenzie di rating, Moody's e Fitch, che almeno per ora, però, restano fuori dalla bagarre.

Il ministro della Giustizia Eric Holder ha spiegato che la Giustizia americana punta ora a fare pagare a Standard and Poor's danni per 5 miliardi di dollari, la cifra più alta mai chiesta per un procedimento legale di questo tipo collegato alla crisi finanziaria. Immediata la reazione dell'agenzia di rating, che ha fatto sapere in una nota che "si difenderà in modo vigoroso" da "accuse senza fondamento" da parte del governo e ha ribadito di avere sempre assegnato valutazioni "che riflettono il giudizio migliore possibile in ogni data occasione".

Holder, durante la conferenza stampa in cui ha parlato delle circa 120 pagine depositate presso il tribunale di Los Angeles, ha tenuto a precisare che il procedimento legale "non ha legame con il downgrade degli Stati Uniti", deciso nell'estate 2011 dall'agenzia di rating che per la prima volta ha tolto a Washington la "tripla A" sulla scia del braccio di ferro sul tetto del debito.

Bensì l'accusa è di "avere gonfiato valutazioni" assegnate a bond collegati a mutui prima della crisi del 2008 e di avere "sottostimato il rischio legato ai titoli", nel tentativo di aggiudicarsi un maggior numero di clienti tra le banche che emettevano i bond in questione. L'indagine su S&P era iniziata nel 2009, ovvero prima del downgrade, e la causa è legata al fatto di "avere consapevolmente gonfiato le valutazioni assegnate".

L'accusa, quindi, non riguarda l'incapacità di prevedere la tempesta finanziaria del 2008, hanno precisato i vertici del dipartimento alla Giustizia, cosa che invece aveva detto S&P in una nota di commento. "Stiamo andando al cuore della crisi", ha detto Holder, commentando il documento di 119 pagine presentato presso il tribunale federale di Los Angeles. La causa non riguarda persone singole e per il momento non coinvolge le altre due maggiori agenzie di rating, Moody's e Fitch ratings.

Per questo l'amministrazione Obama ha deciso di non indietreggiare un centrimetro e di proseguire con la riforma di Wall Strett. E la dimostrazione è la recente scelta di mettere a capo della Sec (una sorta di Consob a stelle e strisce), un ex procuratore - un vero e proprio 'sceriffo' - per garantire che le nuove regole nel settore finanziario vengano realmente attuate e applicate.

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