rotate-mobile
Venerdì, 19 Aprile 2024
balcani / Croazia

Croazia e Serbia, la sentenza dell'Aja riaccende l'odio

Due generali croati giudicati dal Tribunale penale internazionale dell’Aja, ad aprile del 2011,responsabili di “crimini contro l’umanità" sono stati assolti. Per i serbi si tratta di uno scandalo

Assoluzione piena. Due parole riaccendono antichi odi tra Croazia e Serbia. Bisogna tornare indietro di 17 anni per inquadrare la storia.

L'operazione militare croata Oluja ("tempesta") lanciata contro la Repubblica Serba di Krajina aveva l'obiettivo di riannettere i territori a maggioranza serba di Dalmazia e Slavonia dichiaratisi indipendenti nel 1991. Guidavano l’operazione, due generali del neonato esercito nazionale, Ante Gotovina e Mladen Markač, giudicati dal Tribunale penale internazionale dell’Aja, ad aprile del 2011, come i responsabili di “crimini contro l’umanità, mancato rispetto del diritto bellico, persecuzioni, deportazioni, saccheggio, distruzione, omicidi, atti inumani e crudeltà”. Un vera e propria pulizia etnica di 250 mila cittadini serbi, rastrellati e obbligati alla fuga da città e villaggi razziati e dati alle fiamme.
 
Alcune settimane fa, lo scorso 16 novembre, la sentenza d’appello del Tribunale dell'Aja ha ribaltato il verdetto: assoluzione piena per Gotovina e Markač. Nella regione il clima è tornato a essere molto acceso. Ogni parte spiega in maniera diversa il loro proscioglimento. I due sono colpevoli secondo il Tribunale soltanto di essere stati a conoscenza dei crimini commessi dai loro subordinati e di non aver svolto indagini sull'accaduto. Per i serbi si tratta di uno scandalo, a riprova del generale sentimento antiserbo e della mancanza di obiettività del Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia (Icty). Per i croati invece si tratta di un trionfo nella polemica in corso nella regione su chi sia stato la vittima in quel conflitto e chi l’aggressore.

A Belgrado una conferenza sull’importanza del Tribunale dell’Aja è stata subito cancellata. Il ministro degli esteri serbo Rasim Ljacić sostiene che l’Icty "ha perduto del tutto la propria credibilità". La polemica è sbarcata anche sui campi di calcio. Il bomber croato Mario Mandžukić del Bayern Monaco dopo un gol è corso a bordo campo per fare un saluto e un gesto interpretati dalla maggior parte dei croati a favore del rilascio dei due generali. In Croazia non la pensano tutti allo stesso modo; alcuni membri delle organizzazioni non governative croate, attivisti come Vesna Teršelić e Zoran Pusić, sottolineano che la Croazia non dimentica i crimini commessi dalle sue stesse truppe, il lato oscuro del conflitto. Ma sono una sparuta minoranza.

Sono passati due decenni dalla guerra che sconvolse i Balcani e ogni paese dell’ex Jugoslavia ha una visione diversa del conflitto. In Serbia nessuno parla delle vittime dei crimini serbi a Vukovar o a Sarajevo, in Croazia soltanto una manciata di “traditori” parla dei crimini commessi contro i serbi. "Tra le classi politiche della regione - scrive Presseurop - è ancora raro trovare quel tipo di coraggio evidenziato qualche tempo fa da un gruppo di veterani serbi che si è recato a Srebrenica a deporre fiori sul Memoriale del Genocidio e a conoscere le famiglie dei bosniaci che vi persero la vita".


 

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Croazia e Serbia, la sentenza dell'Aja riaccende l'odio

Today è in caricamento