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Giovedì, 25 Aprile 2024
Bomba / Russia

Daria Trepova: chi è la ragazza sospettata per l'attentato a San Pietroburgo

Ucciso un blogger ultrà di Putin, decine di feriti. Una telecamera di sorveglianza mostra la giovane donna che entra nel caffè con un pacco. Mosca accusa Navalny

I servizi di sicurezza russi hanno fermato Darya Trepova, la donna accusata di avere compiuto l'attentato di ieri in un caffè di San Pietroburgo dove è rimasto ucciso il giornalista Maksim Fomin, alias Vladlen Tatarsky.  

Un filmato di una telecamera di sorveglianza mostrerebbe proprio la giovane donna che entra nel caffè in cui è esplosa la bomba a San Pietroburgo (ucciso un blogger ultrà di Putin, decine di feriti), tenendo tra le mani una scatola di cartone piuttosto voluminosa. Conteneva con ogni probabilità il busto esplosivo regalato a Vladlen Tatarsky.

Mosca accusa: "C'è Navalny dietro l'attentato".  È stato "accertato che l'atto di terrorismo commesso il 2 aprile a San Pietroburgo (...) è stato pianificato dai servizi speciali ucraini, che hanno reclutato agenti tra quelli che collaborano con il cosiddetto Fondo anticorruzione di Navalny", sostiene il Comitato antiterrorismo russo.

Chi è Daria Trepova

Il ministero degli interni russo ha inserito nella lista dei ricercati Daria Trepova, sospettata di aver ucciso il blogger militare Vladlen Tatarsky ieri in un bar di San Pietroburgo. Lo riporta Interfax. In precedenza sembrava che la donna fosse già stata arrestata, ma non ci sono state per ore certezze in merito. Secondo la ricostruzione del giornale, la ragazza che ha consegnato la statua a Tartasky si è presentata come un'artista di nome Nastya.  

Poi a metà mattina oggi la conferma. Trepova, considerata "coinvolta" nell'omicidio del blogger nazionalista, è stata fermata in un appartamento precedentemente affittato a San Pietroburgo nel quartiere Vyborgsky, lo riporta il media locale Fontanka.  L'appartamento si trova a soli cinque minuti a piedi dal locale.

Daria Trepova avrebbe consegnato materialmente la statuetta, ma è impossibile dire al momento se fosse consapevole di cosa contenesse realmente quel pacco: era stata arrestata in passato a manifestazioni per la pace. Vive a Pushkin, non lontano da San Pietroburgo. Se anche fosse stata davvero lei a piazzare la bomba per poi allontanarsi rapidamente, resta da capire se abbia fatto tutto da sola o se abbia avuto complici e legami di vario tipo nell'ideazione e nell'attuazione. Per ora non ci sono elementi definitivi, si possono fare solo speculazioni.

Il media russo Mash ha pubblicato un "elenco completo delle vittime" a seguito dell'esplosione. La più giovane dei feriti è una ragazza di 14 anni: ha ricevuto una ferita da schegge alla palpebra superiore e all'occhio, una profonda lesione al cranio, abrasioni sulla fronte e commozione cerebrale. La giornalista Tatyana Lyubina ha invece riportato gravi ferite: una ferita agli occhi, ferite al viso, al collo, al torace e all'addome. Mash scrive che i medici del dipartimento di oftalmologia stanno lottando per salvarle la vista.

Le ipotesi sull'attentato a San Pietroburgo

La bomba è esplosa in un locale di San Pietroburgo riconducibile in passato a Prigozhin, il leader dei mercenari del gruppo Wagner: ha ucciso uccidendo il blogger nazionalista Tatarsky e ferito almeno 25 persone. 300 grammi di tritolo in una statuetta. Tatarsky è lo pseudonimo di Maksim Fomin, uno dei "corrispondenti di guerra" ultrà di Putin diventati famosi nell'ultimo anno.

Nell'opinione pubblica russa l'impatto di un attentato esplosivo a Pietroburgo è pesantissimo, trasforma la guerra lontana in qualcosa che può colpire chiunque. Tante le piste: o infiltrati ucraini (la scelta di colpire personaggi poco noti può essere spiegata con la facilità di avvicinarli), o una mossa dei servizi russi (uno come Tatarsky è più utile da morto che da vivo per una certa propaganda), o una faida nei gruppi di estrema destra, o ancora (ipotesi ardita ma non da escludere) un primo colpo della resistenza interna, che potrebbe aver deciso di fare un salto di qualità anche senza aiuti dall'esterno. La matrice dell'attentato non è affatto chiara.

Il ministero degli Esteri russo ha reso omaggio al blogger, scagliandosi contro i governi occidentali per non aver reagito all'attentato. Persone come Vladlen Tatarsky "sono difensori della verità", ha scritto su Telegram la portavoce del ministero Maria Zakharova, aggiungendo che la mancanza di reazione da parte dei governi occidentali "nonostante le loro preoccupazioni per il benessere dei giornalisti e della stampa libera parla da sola". 

Tatarsky si chiamava in realtà Maxim Fomin

Tatarsky si chiamava in realtà Maxim Fomin, ed era molto seguito sui social: oltre mezzo milione di follower su Telegram. A settembre era tra le centinaia di partecipanti alla sontuosa cerimonia organizzata dal Cremlino per proclamare l'annessione russa di quattro regioni parzialmente occupate dell'Ucraina. Tatarsky aveva una lunga esperienza di guerra nel Donbass dal 2014 al 2015, al fianco dei separatisti del Donetsk. Secondo l'agenzia Tass "analizzava quotidianamente il corso dell'operazione e dava consigli ai mobilitati". Ma in realtà non lesinava critiche ai comandi russi per i tanti insuccessi sul terreno in Ucraina nell'ultimo anno.

Il bar dell'attentato a San Pietroburgo (LaPresse)

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