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Domenica, 3 Dicembre 2023
L'incubo ritorna / Afghanistan

I talebani possono annientare la vita delle donne in Afghanistan

L'attivista Leila Belhadj Mohamed racconta a Today come cambierà la situazione in Afghanistan con il ritorno al potere dei talebani

Cancellate. Le donne afghane rischiano di essere nuovamente cancellate. Tra le immagini simbolo di questi giorni c'è quella di un uomo che copre con la vernice bianca i volti di donne che compaiono sui manifesti di un negozio a Kabul, poco prima dell'ingresso dei talebani in città. Nella giornata di ieri sono circolate molte le Stories e i post su Pangea Onlus, una ong che si occupa da anni in Afghanistan di progetti per l'empowerment femminile, con le attiviste impegnate a distruggere i documenti che testimoniano vent'anni di lavoro a fianco delle donne, per evitare che i loro nomi finiscano nelle mani dei talebani. Un portavoce dei talebani ha detto alla Bbc che il nuovo Emirato islamico rispetterà i diritti delle donne e garantirà loro l'accesso all'istruzione. Ma quanto è verosimile questa "apertura", anche alla luce delle notizie che arrivano dai territori già rioccupati dai talebani? "Sarà lapidaria, non lo è", dice a Today Leila Belhadj Mohamed, attivista italotunisina transfemminista esperta di geopolitica e diritti umani, molto attiva sui social.

Domenica i talebani hanno preso il controllo di Kabul e sono entrati nel palazzo presidenziale, senza incontrare resistenze da parte delle forze afghane. Un incubo prevedibile?

"Purtroppo sì, era evidente che con il ritiro delle truppe NATO i talebani avrebbero riconquistato il territorio del Paese in tempi abbastanza rapidi. Quello che forse non ci aspettavamo è la rapidità con la quale hanno ripreso il controllo dell'Afghanistan e il fatto che le resistenze e gli scontri siano stati pochissimi. A partire dalla guerra in Iraq del 2003 i riflettori si sono spenti sull'Afghanistan, ma in realtà questi ultimi 20 anni sono stati tutto meno che anni di pace: dopo l'occupazione da parte delle forze dell'Alleanza Atlantica, la resistenza talebana è continuata, gli attentati terroristici sono stati all'ordine del giorno, e la guerra civile è andata avanti fino agli Accordi di Doha del febbraio 2020 - anche se, come vediamo ora, non si è mai del tutto fermata. Spiegare in poche righe il contesto che ha portato agli eventi di oggi è difficilissimo, ma credo che si possa riassumere con il fallimento della missione ISAF, con la totale inadeguatezza dell'élite politica afghana, che si è dimostrata incapace di costruire basi solide nel Paese, ma soprattutto con la totale impreparazione delle forze di sicurezza. Diciamolo francamente: è la conseguenza di 20 anni di occupazione militare con una missione che è stata tutto tranne che una missione di peace building. Difficile è immaginare la risposta della comunità internazionale. A parte la Russia, che ha annunciato di lasciare aperta la propria ambasciata, tutte le sedi diplomatiche occidentali sono state chiuse e verranno evacuate nelle prossime ore, e dubito che avranno un ruolo primario nella gestione della crisi, ma delegheranno il lavoro agli alleati regionali. A questo punto, giocheranno un ruolo fondamentale altri attori, in primis Pakistan, Iran, Cina e India. Quello che è chiaro è il dramma della popolazione civile e la questione dei profughi. Ricordo che, nonostante l'Afghanistan sia un Paese in guerra dalla fine degli anni '70, i Paesi dell'Unione Europea tra il 2008 e il 2020 hanno rimpatriato 70.000 richiedenti asilo, sostenendo che il Paese fosse sicuro"

Quanto durerà la libertà delle donne e delle ragazze in Afghanistan?

"Il percorso di emancipazione della donna in Afghanistan non è mai stato completo, basti vedere i dati UNICEF, ad esempio, in merito alla scolarizzazione della bambine rispetto ai bambini, o la difficoltà dell'accesso al mondo del lavoro per le donne afghane. Chiaramente in questi anni la società civile ha fatto passi avanti anche grazie allo straordinario lavoro delle organizzazioni umanitarie impegnate nella protezione dei civili più fragili, o di quelle donne coraggiose entrate in politica che hanno apertamente sfidato i talebani. Ora tutto questo rischia di scomparire in tempi rapidissimi. In tutti i territori riconquistati, i talebani hanno vietato alle donne di tornare a lavorare o di andare a scuola - emblematico il caso dell'Università di Herat la cui maggioranza degli studenti era composto da giovani ragazze - ma soprattutto hanno cominciato a rapire ragazzine tra i 12 e i 14 anni, come trofei di guerra, e a stilare liste di donne single, che subiranno matrimoni forzati con i talebani. Ancora più a rischio sono tutte quelle donne che hanno lavorato con le forze occidentali, che hanno partecipato ai progetti delle organizzazioni umanitarie o che hanno condotto una vita che va contro i principi dei talebani"

Qual era la condizione delle donne in Afghanistan fino a poche settimane fa?

"Come anticipavo prima, l'emancipazione delle donne afghane è un processo lungo, che non si è compiuto. Oltre alla difficoltà di accesso all'istruzione, secondo l'OMS le donne, soprattutto nelle aree rurali, hanno subito una vera e propria crisi sanitaria, avendo estrema difficoltà ad accedere ai servizi sanitari di base sia per questione di costi sia per retaggi culturali imposti dai talebani durante la prima guerra civile. Sono anche altissimi i numeri di violenza domestica registrati in questi anni: nel 2019 l'Agenzia indipendente della Human Rights Commission delle Nazioni Unite (AIHRC) ha registrato 4.639 casi di violenza di genere nel Paese. Nonostante ciò, si sono fatti progressi, era stato abolito l'obbligo di indossare il burqa, le donne potevano lavorare e accedere alla scuola, era possibile avere smartphone e accesso ad internet e partecipare alla vita politica del Paese. Tutto questo si sgretolando in poche ore"

Ha contatti con persone e famiglie sul posto? Quali notizie le arrivano? 

"Tramite una rete di persone, sì, ricevo notizie da cittadini afghani - chiaramente per tutela della loro privacy e della loro sicurezza non andrò ne dettaglio, non possiamo metterli in pericolo. Le notizie che sono arrivate sono drammatiche. La maggior parte dei profughi si è spostata internamente al Paese, dato che le frontiere esterne sono state bloccate dagli Stati confinanti. Le immagini dell'aeroporto invaso da cittadini in fuga stanno facendo il giro del mondo, e proprio in questi minuti è arrivata la notizia di 5 morti nella ressa per salire su un aereo. La popolazione è disperata e si sente abbandonata dalla comunità internazionale".

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