Ebola, 120 i medici-eroi sconfitti dal virus killer
La più drammatica epidemia della storia è combattuta in prima linea da medici, missionari, operatori sanitari e semplici volontari che convivono con il virus giorno dopo giorno. E, sempre più spesso, sono vittime del loro nemico
L'epidemia di Ebola sembra non avere confini. Dopo due giorni di permanenza in Liberia, tappa iniziale del giro di ricognizione dei Paesi coinvolti nell'epidemia, il coordinatore dell'Onu per l'emergenza Ebola, David Nabarro, ha spiegato che ciò che sta accadendo in Africa Occidentale potrebbe essere solo l’inizio di una devastante epidemia.
UN'EPIDEMIA DIVERSA - In effetti l'epidemia in corso è molto diversa da quelle passate e si sta diffondendo con più facilità. Il virus è sempre lo stesso del 1976, del 1995, del 2000 e del 2007. Infatti gli abitanti dell'Africa occidentale viaggiano molto di più e hanno maggiori contatti al di fuori dei confini nazionali.
UNA GUERRA CHE NON ABBIAMO ANCORA VINTO - tutte le difficoltà organizzazioni, medici, volontari, missionari e operatori sanitari continuano a rimanere in queste zone per cercare di arginare la diffusione dell'epidemia e sconfiggere definitivamente il virus. Ma le difficoltà sono molte di più di quelle che si potevano prevedere. L'Onu stesso ha ammesso che "la lotta contro l’ebola rappresenta una guerra che non è ancora stata vinta e potrebbe richiedere fino a sei mesi"
VITTIME DEL CONFLITTO ED EROI DI GUERRA - Secondo i dati dell'Organizzazione mondiale della sanità(Oms) il totale dei decessi dallo scoppio della crisi al 20 agosto è salito a 1.427. Il totale dei casi è salito a 2.615. Nonostante il continente africano sia stato afflitto negli ultimi quarant'anni da ben 27 epidemie, quella attuale risulta essere la più difficile da sconfiggere. Ma non c'è una resa: il virus si sta ancora combattendo sul campo. Purtroppo e spesso chi davvero sta in prima linea non ce la fa. Sempre secondo l'Oms:
Oltre 240 operatori sanitari sono stati contagiati in Guinea, Liberia, Nigeria e Sierra Leone, e più di 120 sono morti. Un bilancio di uno su due: una strage senza precedenti. Medici, infermieri e altri operatori infettati dal virus sono come eroi nazionali. Tutto ciò ha reso difficile per l'Oms garantire il supporto di un numero sufficiente di personale sanitario straniero
E anche tra i combattenti più determinati inizia a diffondersi il panico:
Il fatto che tanti operatori sanitari si siano ammalati aumenta ansia e paure: se anche medici e infermieri sono stati colpiti dal virus, che chance ha la popolazione generale? Inoltre in alcune zone gli ospedali sono considerati degli 'incubatori' di infezione", tanto da essere evitati dai pazienti con qualsiasi tipo di malattia, riducendo i livelli generali di assistenza sanitaria
I MARTIRI - Uno degli ultimi a morire è stato il dottor Abraham Borbor, medico liberiano curato con il siero sperimentale americano ZMapp. Qualche settimana prima era stato il turno di Miguel Pajares, missionario spagnolo che dall'Africa occidentale è stato portato a Madrid. Prima di loro aveva definitivamente concluso la sua battaglia contro il virus Sheik Umar Khan, medico-eroe della Sierra Leone. Intanto il governo del Lagos ha lanciato un appello per sopperire la mancanza di personale medico: si cercano 800 persone e nonostante la difficile guerra in corso si stanno trovando.
L'APPELLO DI MEDICI SENZA FRONTIERE - Intanto le associazioni che riuniscono il personale medico volontario sono agli sgoccioli, al punto che Medici senza frontiere ha lanciato un appello internazionale:
Abbiamo bisogno di medici e di specialisti delle emergenze per tracciare tutti coloro che potrebbero essere stati infettati, per sensibilizzare le persone riguardo le misure protettive e per lavorare nei centri di trattamento. Fermare questa epidemia richiede molto più di denaro e dichiarazioni pubbliche. L’unico modo per contenere l’epidemia è aumentare la capacità di risposta nelle aree colpite, non chiudendo le frontiere o sospendendo i trasporti aerei.
