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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Rajoy "goffo", Puigdemont "furbo" e la Catalogna divisa: effetto domino in Europa?

Una regione polarizzata arriva al voto con il rischio di nessuna maggioranza e di nuove elezioni. Per capirne di più, EuropaToday ha intervistato Emmanuel Dalle Mulle, ricercatore dell’istituto di studi internazionali di Ginevra specializzato in nazionalismi e separatismi in Europa

E' il giorno della verità: cinque milioni e mezzo di elettori in Catalogna sono chiamati oggi alle urne – dalle 9 alle 20, insolitamente in un giorno lavorativo – per dirimere la battaglia politica fra indipendentisti e unionisti. I secessionisti, stando alle ultime rilevazioni, sono vicini alla conferma della maggioranza assoluta in Parlamento, ma dovrebbero comunque rimanere sotto il 50% del totale delle preferenze. La repressione legale del governo di Madrid, con l’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione, non sembrerebbe quindi aver spostato più di tanto gli equilibri del voto: né gli indipendentisti sembrano aver perso le speranze né la mobilitazione senza precedenti delle forze unioniste sembra aver colmato il divario fra i due schieramenti.

Quali sono gli scenari? Per capirne di più, oggi EuropaToday ha intervistato Emmanuel Dalle Mulle, ricercatore dell’istituto di studi internazionali di Ginevra specializzato in nazionalismi e separatismi in Europa. Ha realizzato ricerche nei punti caldi degli indipendentismi europei. Pronostico: un pareggio in Catalogna e nessun effetto domino in Europa, la Corsica ha appena votato, le Fiandre attendono il voto del 2019, la Scozia guarda alla Brexit ed al prezzo del petrolio e la Padania è vittima di Salvini.

Candidati in carcere, altri scappati in Belgio, accuse di franchismo e di voler rompere lo Stato spagnolo, una campagna elettorale quanto meno anomala…

Tenere in carcere gli esponenti dei partiti indipendentisti ha creato dei martiri, è stata una mossa goffa. I candidati hanno potuto comunque partecipare in qualche modo alla campagna, dovevano essere perseguiti o meno, è un altro discorso, la legge spagnola è chiara su questo, ma c’è un errore politico: bisognava cercare un accordo politico prima di arrivare a questo punto. Con queste misure si alimenta ancora di più la rivendicazione indipendentista.

Puigdemont invece è scappato… ha fatto bene?

È stato furbo: è scappato dal carcere ed ha tentato di internazionalizzare la causa. Ha giocato la carta della giustizia belga, e ha fatto bene, perché non sarebbe stato processabile per ribellione, reato non riconosciuto in Belgio, ma solo per i capi di accusa meno pesanti quali malversazione e disobbedienza. E così i giudici spagnoli hanno preferito ritirare l’ordine di arresto europeo per poterlo processare per tutti i capi d’accusa nel caso in cui rientri volontariamente nel paese.

Non è però riuscito a internazionalizzare politicamente il conflitto catalano.

Puigdemont sperava di ottenere un qualche appoggio dall’Unione europea, ma, come prevedibile, si è scontrato contro un muro. L’Unione è pur sempre costituita da stati sovrani che tengono, al di sopra di tutto, a difendere la propria integrità territoriale e, a meno che non si verifichi una situazione di grave violenza, non interverranno mai nelle relazioni tra una regione e il governo centrale di uno stato membro per paura di creare un pericoloso precedente.

Continua a leggere l'intervista di Alberto D'Argenzio su EuropaToday
 

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