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Giovedì, 25 Aprile 2024

Fernando D'Aniello

Collaboratore

La prossima emergenza: quella della casa

Per anni la Germania (Ovest) è stata la terra degli affitti: norme vantaggiose per gli inquilini avevano dato ai tedeschi la sensazione che una casa di proprietà non fosse indispensabile. Anzi. Poi le cose sono cambiate, per tante ragioni. Tra le quali la stagione di bassi tassi d’interesse, che ha spinto anche a investire nel mattone. E nel corso degli ultimi anni, i prezzi degli affitti salivano sempre di più. A Est, complice anche la privatizzazione di quasi tutto il patrimonio immobiliare che era nelle mani dei comuni, i prezzi sono esplosi.

Il tema ha infuocato la scorsa campagna elettorale anche per l’iniziativa berlinese dell’esproprio, per portare in mano pubblica circa 240.000 appartamenti. Olaf Scholz e la sua ministra Klara Geywitz hanno cercato di risolvere il problema da un’altra prospettiva. Espropriare non serve, hanno detto, il punto vero è costruire nuove case. E per fare questo si sono impegnati a realizzare le condizioni normative e finanziarie per un obiettivo ambizioso: costruire ogni anno quattrocentomila nuovi appartamenti, nelle quali centomila saranno Sozialwohnungen, abitazioni assegnate, cioè, a cittadini che ne hanno diritto in base a parametri di reddito.

Vasto programma, si potrebbe dire. Ma non tutto va per il meglio. Geywitz ha dovuto ammettere che le cose, per quest’anno, non vanno come sperato: nel 2022 si dovrebbe arrivare a poco meno di trecentomila. Ma, la ministra ha assicurato al quotidiano economico Handelsblatt: “Il tema casa è al centro dell’azione del Governo”. Ha anche difeso quanto fatto fino ad ora: il paese sarebbe bloccato da troppe norme e da una burocrazia eccessiva. Quindi: sforbiciata a norme inutili e dannose (anche unificazione di quelle edilizie dei vari Länder secondo un modello federale) e digitalizzazione delle procedure dovrebbero accelerare i processi di costruzione. Gli intenti sono buoni e rappresentano presupposti necessari.

In realtà, però, il blocco attuale sembra essere prodotto anche da altre questioni: il rincaro delle materie prime e dei costi di costruzione allontana sempre di più gli investimenti. Spaventano anche i possibili costi che nei prossimi anni i proprietari dovranno sostenere per adattare le abitazioni ai nuovi requisiti energetici per l’ambiente. Insomma, diventare proprietari casa non sembra essere più tanto allettante. Ma, ovviamente, il problema resta: gli affitti aumentano – le grandi imprese immobiliari hanno annunciato da tempo rialzi – e la strategia del Governo per ora, nonostante le buone intenzioni e il lavoro fatto fin qui, sembra stentare.

Scholz sa che il tema è rilevante per il Governo. Più degli altri provvedimenti (il salario minimo, il tetto al gas, il biglietto a nove euro) questo della casa è la questione che sta a cuore al Cancelliere, perché gli permette di caratterizzare il suo governo come davvero socialdemocratico. Ecco perché ha piazzato al ministero la fedelissima Geywitz con l’obiettivo di risolvere la questione senza cedere a ipotesi troppo radicali (l’esproprio, che parte della SPD non ha mai condiviso e che il Cancelliere vede come fumo negli occhi) ma con la costruzione di nuove case, provando a legare l’esigenza di garantire affitti bassi con lo sviluppo del settore immobiliare. Tutti contenti, almeno apparentemente: ma per ora la cosa non decolla.

La ministra, comunque, non demorde e promette che interverrà anche sul diritto di prelazione, con il quale i comuni sono spesso intervenuti nelle vendite di immobili per evitare speculazioni e rialzi degli affitti ma che è stato recentemente limitato da decisioni della Corte di cassazione e di quella costituzionale. E ha ricordato anche le risorse che il governo ha messo a disposizione per far fronte all’emergenza: i famosi miliardi dell’ultimo pacchetto approvato settimane fa e quelli per aumentare i beneficiari del Wohngeld, il contributo che i comuni erogano per sostenere i costi di affitto e delle utenze.

Riuscirà Geywitz a invertire la tendenza? Francamente non so dirlo. È indubbiamente molto competente e, tra i ministri federali, è quella che parla di meno, perché appunto gode della piena fiducia del Cancelliere, e lavora di più. Tuttavia, mi sembra che, anche su questo tema, il Governo tedesco sconti una certa incapacità di improvvisare nuove risposte richieste dalla Zeitenwende: si segue alla lettera il Patto di coalizione, nessuna variazione, sebbene sia stato firmato lo scorso autunno, quando eravamo letteralmente in un’altra epoca. E la sensazione è che, nonostante i buoni propositi della ministra, la velocità della politica e dell’amministrazione non riuscirà a tenere il passo dell’impennata dei costi. Forse sarebbe il caso di prepararsi – riproponendo a livello federale un tetto agli affitti? Certo i numeri nella coalizione non ci sono, ma il problema andrebbe posto – evitando di dover poi fare i conti con l’ennesima esplosione di una emergenza. Quella della casa.

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