rotate-mobile
Venerdì, 29 Marzo 2024
Il caso / Regno Unito

False accuse di stupro nei confronti di migranti: donna condannata

Una 22enne inglese aveva denunciato abusi da parte di un gruppo di pakistani ed era partita una campagna di solidarietà in tutto il Paese, con manifestazioni in piazza. Ma era tutto inventato, e non era la prima volta che lo faceva

Una donna è stata condannata a otto anni e mezzo di prigione dopo essere stata dichiarata colpevole di aver mentito sul fatto di essere stata violentata da una banda di presunti adescatori immigrati. Eleanor Williams, 22 anni, di Barrow-in-Furness, in Inghilterra, è stata condannata in totale per nove capi d'accusa per aver intralciato il corso della giustizia, visto che a quanto pare aveva accusato ingiustamente anche diversi altri uomini di violenza sessuale.

Il giudice Altham, che ha emesso la sentenza, ha dichiarato che le sue accuse erano "completamente inventate" e l'ha criticata per non aver mostrato "alcun segno significativo di rimorso". Come racconta il Guardian, le false affermazioni della giovane erano diventate virali durante il lockdown del maggio 2020, quando postò su Facebook fotografie di se stessa coperta di lividi, con un occhio nero e un dito parzialmente tagliato. Ha detto di essere stata picchiata e costretta a partecipare a "festini sessuali" da uomini asiatici "malvagi ma intelligenti", per lo più pakistani immigrati nel Regno Unito. Le accuse sono diventate virali e hanno dato vita a una campagna di solidarietà globale, Justice for Ellie, con oltre 100mila membri su Facebook. Addirittura sono stati creati dei gadget per raccogliere fondi e manifestazioni in tutta la nazione, lanciando anche accuse di insabbiamento alle forze dell'ordine.

La polizia della contea della ragazza, Cumbria, ha registrato 151 reati legati al caso nel 2020, tra cui comunicazioni malevole e molestie, oltre a danni penali e reati di ordine pubblico. I crimini di odio contro gli immigranti sono triplicati a Barrow nell'estate dello stesso anno. In una lettera inviata al giudice, Williams ha sostenuto la sua innocenza, ma si è detta dispiaciuta e "devastata" per l'impatto che il suo post su Facebook ha avuto sulla sua città. "So che non è una scusa, ma ero giovane e confusa", ha scritto. "Non dico di essere colpevole, ma so di aver sbagliato in alcuni casi e mi dispiace. Sono distrutta per i problemi che sono stati causati a Barrow. Se avessi saputo quali conseguenze sarebbero derivate da quel post non l'avrei mai pubblicato", ha aggiunto.

Quando la giovane ha pubblicato il suo post su Facebook, era già stata accusata di molteplici capi d'accusa per aver intralciato il corso della giustizia. Tra questi, per la falsa denuncia di stupro nei confronti di tre altri, uno dei quali, Oliver Gardner, aveva semplicemente avuto la sfortuna di chiederle un accendino per strada. Un altro, Jordan Trengove, ha trascorso 73 giorni in prigione in custodia cautelare dopo che lei lo aveva falsamente accusato di averla violentata e drogata sotto la minaccia di un coltello. Le accuse più gravi le aveva mosse a un uomo d'affari di Barrow, Mohammed Ramzan, conosciuto localmente come Mo Rammy. Ramzan, oggi 43enne, ha dichiarato alla Corte Suprema di Preston di aver incontrato Williams solo una volta, per poco tempo, a una festa di famiglia. Lei aveva raccontato che lui fosse il capo di una banda internazionale di adescatori, che ha avuto rapporti sessuali con lei all'età di 12 o 13 anni, per poi sfruttare lei e decine di altre ragazze nel nord-ovest dell'Inghilterra e all'estero.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

False accuse di stupro nei confronti di migranti: donna condannata

Today è in caricamento