Siria, la disperazione del fotografo eroe dopo la strage di bambini a Rashideen
Le foto fanno il giro del mondo. E' sempre più grave il bilancio: almeno 68 bambini e 13 donne risultano tra le vittime dell'attentato terroristico che ha colpito un convoglio di pullman. Abd Alkader Habak era sul posto per documentare l'evacuazione
Una strage, una carneficina. E' sempre più grave il bilancio: almeno 68 bambini e 13 donne risultano tra le vittime dell'attentato terroristico che ha colpito un convoglio di pullman mentre stava evacuando profughi, in gran parte sciiti, in fuga dalla città siriana di Aleppo. Il bilancio complessivo dell'attentato kamikaze nella località di Rashideen è salito a 126 morti.
Centinaia di persone, tra cui moltissimi bambini, si erano accalcate intorno al furgoncino che trasportava cibo e generi alimentari, che è esploso all'improvviso.
Fanno il giro del mondo le strazianti immagini del fotografo Abd Alkader Habak, distrutto dal dolore. Era sul posto per documentare l'arrivo ad Aleppo di civili in fuga da Foua e Kefraya. Subito dopo l'esplosione, con altri colleghi presenti sul posto, ha messo da parte la fotocamera e ha provato a lungo e invano a salvare e trascinare via dalle fiamme bambini e adulti.
Le foto, scattate da un suo collega, che lo ritraggono disperato, dopo aver fatto il possibile per salvare le persone colpite dalla bomba, sono diventate il simbolo della strage di Rashideen del 14 aprile.
Sul suo profilo Twitter il fotografo, dopo l'attentato, ha scritto: "Quello che io e i miei colleghi abbiamo fatto dovrebbe ispirare l'umanità e tutti coloro che hanno contribuito a uccidere i bambini di Khan Sheikhan".
Continuano in queste ore le operazioni di evacuazione dei civili: circa 3.000 siriani vengono trasferiti da Foua e Kfarya, mentre altri 200, in maggioranza combattenti, saranno evacuati da Zabadani e Madaya.
I ribelli negano decisamente qualsiasi responsabilità nell'attentato. L'esercito siriano libero, che dal 2011 combatte militarmente contro il governo di Bashar al-Assad, in un comunicato diffuso via Twitter "disapprova e condanna categoricamente" l'attacco, attribuendo "al regime e ai suoi soci la responsabilità di questo crimine".
Simili le parole del gruppo islamista di impronta salafita Ahrar al-Sham, che ha parlato di un "attacco codardo, contrario ai principi della religione" sostenendo che l'attentato "serve alle politiche settarie del regime".
Ad oggi nessuna organizzazione ha rivendicato l'attentato kamikaze.