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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Il caso / Francia

Così la Francia si difende dall'invasione di parole inglesi

Oltralpe gli anglicismi non hanno mai avuto vita facile e ora il governo ha deciso che i propri dipendenti non potranno più utilizzare parole importate quando si parla di videogiochi. La parola "streamer", ad esempio, sarà sostituita da "joueur-animateur en direct"

In Francia gli anglicismi non hanno mai avuto vita facile. Chiunque sia stato Oltralpe sa che alla parola "computer" i francesi preferiscono "ordinateur", il "doping" diventa "dopage" e perfino la famosa espressione inglese "lol" (che sta per "laughing out loud", ovvero "rido forte") ha un suo equivalente nell'uso comune ("mdr", "mort de rire").

Quella per preservare la "purezza della lingua", ça va sans dire, è una battaglia tutt'altro che facile se pensiamo a tutti i termini (spesso legati all'informatica o più in generale a internet) che in Italia e altrove abbiamo preso in prestito dall'inglese. Ma in Francia non demordono. A febbraio l'Académie Française, organismo di controllo della lingua paragonabile alla nostra "Accademia della Crusca", ha spiegato che la tendenza a un uso sempre più spigliato (e spesso inutile) di termini importati non deve essere vista "come inevitabile" esprimendosi contro l'utilizzo di espressioni come "big data" o "drive-in".

Un terreno insidioso è senza dubbio quello dei videogiochi. Nel mondo del gaming, è perfino superfluo dirlo, termini e espressioni in lingua inglese sono all'ordine del giorno. Proprio per mettere un argine al fenomeno il governo francese ha ora stabilito che i propri dipendenti non possono più utilizzare in discorsi e documenti ufficiali termini inglesi o derivati dall'inglese quando si parla di videogiochi.  E così al posto di "pro gamer" sarà obbligatorio usare l'espressione "Joeur professionel", la parola "streamer" sarà sostituita da "joueur-animateur en direct" e persino il termine "eSports" sarà rimpiazzato da "jeu video de competition". 

Le "linee di condotta" non risparmiano nessuna terminologia: il "cloud gaming" ad esempio diventerà "jeu video en nuage", ossia "videogioco nella nuvola". Il Ministero ha citato anche il problema della non comprensione dei termini per i non addetti ai lavori come motivo della decisione.
 

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