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Mercoledì, 10 Aprile 2024
Medioriente

A Gaza "crimini di guerra", Israele ora teme l'accusa

Mentre al Cairo le trattative per la pace nella Striscia sono in fase di stallo, dagli Usa rimbalza la richiesta che Netanyahu avrebbe mosso ai membri del congresso per evitare un'eventuale incriminazione di Israele per i morti di Gaza

Gli attacchi su Gaza. I troppi civili morti. Il mondo che si indigna più per le bombe di Israele che per i missili di Hamas. Ora la tregua. Ma in queste ore i pensieri di Benyamin Netanyahu sono più rivolti a L'Aia che al Cairo dove si sta trattando la pace. Il premier israeliano, infatti, teme che il suo Paese possa essere portato davanti alla Corte penale internazionale con l'accusa di crimini di guerra e avrebbe chiesto aiuto ad alcuni membri del Congresso Usa affinchè si faccia di tutto per evitare questo scenario. 

A raccontare questa indiscrezione, riportata sui maggiori media statunitensi, sono stati i membri della delegazione bipartisan del Congresso americano recatasi in Israele per incontrare il suo primo ministro. Una voce, questa, che se confermata mostrerebbe da un lato il riavvicinamento tra Usa e Israele dopo le urla al telefono di Obama e, dall'altro, come le immagini provenienti da Gaza abbiano, a livello internazionale, "rovinato" l'immagine di Israele fuori dallo scenario meriodientale.

LE TRATTATIVE - Intanto al Cairo continuano le trattative per trasformare la tregua in pace. "Anonime fonti egiziane e palestinesi", citate dal quotidiano Al-Ahram, molto vicino al governo 'ospitante', confermano i troppi punti di divergenza tra le parti: non c'è accordo, tra la richiesta di Israele - il disarmo di Gaza - e quella di Hamas e delle fazioni palestinesi, la fine del blocco della Striscia. Mussa Abu Marzuk, numero due dell'Ufficio politico di Hamas, avrebbe definito il disarmo "impossibile" in quanto "l'esercito della resistenza è la sola garanzia" per qualsiasi accordo. La conferma che, per Israele, la conditio sine qua non per la pace sia il disarmo di Gaza è arrivata anche dal sito israeliano Ynet. Ed è qui che sarebbero scesi in campo i mediatori egiziani che avrebbero provato a persuadere gli israeliani a lasciar cadere la questione accettando il resto delle richieste palestinesi. 

LONDRA CONTRO TEL AVIV - Non potendo contare sulla totale disponibilità di Hamas alla pace, al momento il maggior "amico" del popolo palestinese sembra essere il governo del Regno Unito. E' di queste ore, infatti, la presa di posizione da parte del vicepremier Nick Clegg: qualora la tregua dovesse fallire, il Regno Unito sospenderebbe immediatamente l'esportazione di armi verso Israele. "Tutte le licenze in vigore per la vendita di materiale militare verso Israele sono sottoposte a revisione" ha spiegato Clegg: "Credo sia perfettamente chiaro che sarebbe inaccettabile agli occhi dei britannici e in generale sbagliato se non sospendessimo immediatamente tutte le licenze in corso nel caso in cui la tregua dovesse interrompersi e la violenza esplodere nuovamente". Parole, quelle del leader liberaldemocratico, che suonano da monito al premier conservatore David Cameron, accusato di non aver bollato come "spoporzionato" l'intervento di Israele nella Striscia. 

I NUMERI DEGLI ATTACCHI - Intanto è salito a 1.886 morti il bilancio delle vittime dei 29 giorni dell'offensiva israeliana sulla Striscia di Gaza. Lo riferisce il ministero della Sanità dell'Autorità nazionale palestinese (Anp): "I soccorritori palestinesi stanno ancora lavorando per rimuovere i corpi", ha detto il portavoce del ministero della Sanità Ashraf al-Qodra all'agenzia di stampa Anadolu. Al-Qodra ha aggiunto che 9.806 palestinesi sono rimasti feriti. Tra i morti si contano 432 bambini, 243 donne e 85 anziani palestinesi mentre 2979 bambini, 1903 donne e 374 anziani sono rimasti feriti. 

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