Il Ruanda ricorda il genocidio del 1994: 800mila innocenti morirono in 100 giorni
Le cerimonie dell'anniversario segnate dalla tensione tra Parigi e Kigali sul ruolo svolto dalla Francia all'epoca del massacro
Il Ruanda ha dato il via alle commemorazioni per il 20esimo anniversario del genocidio del 1994, un appuntamento che ravviva la tensione tra Parigi e Kigali sul ruolo svolto dalla Francia all'epoca del massacro, tanto che l'ambasciatore francese è stato dichiarato persona non grata alle cerimonie ufficiali.
Il presidente del Ruanda Paul Kagame accenderà una fiamma destinata a bruciare cento giorni, cioè la durata della carneficina, all'interno del più grande stadio di Kigali, alla presenza del segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon e di molti altri leader africani. La Francia aveva già in precedenza annullato la partecipazione del suo ministro della Giustizia alle cerimonie.
Il genocidio compiuto nel 1994 in Ruanda, su istigazione del regime estremista Hutu allora al potere, ha mietuto 800.000 vittime tra aprile e luglio 1994, essenzialmente dell'etnia minoritaria tutsi, ma anche fra gli hutu moderati - "10mila persone al giorno, giorno dopo girono, per tre mesi", come ha detto Ban Ki-moon. La Unamir (la Missione di osservazione dell'Onu per il Rwanda) è del tutto incapace di fermare il bagno di sangue, con alle spalle una comunità internazionale paralizzata.
VIDEO: A 20 ANNI DAL GENOCIDIO
"Non dobbiamo mai smettere di ricordare i più di 800.000 innocenti brutalmente assassinati e di rendere omaggio al valore e alla forza dei sopravvissuti", ha ricordato il segretario generale delle Nazioni Uniti. "Prendiamo esempio dalla capacità dei ruandesi di unirsi e dimostrare che la riconciliazione è possibile, anche dopo una tragedia di tali proporzioni. Rendiamo omaggio alla loro determinazione nel rinnovare il paese e aprire la strada a un futuro sicuro e prosperoso".
"Avremmo potuto fare molto di più - ha riconosciuto Ban Ki-moon - I Caschi blu sono stati richiamati dal Ruanda nel momento in cui ce ne era più bisogno. La vergogna non si è dissolta nello spazio di una generazione".