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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Basta risarcimenti / Germania

La Germania fa causa (di nuovo) all'Italia

Alla corte internazionale di giustizia dell'Aja l'ennesimo capitolo dell'interminabile saga sui risarcimenti per i danni nella seconda Guerra mondiale

Si arricchisce di un nuovo capitolo l'interminabile saga giudiziaria tra Italia e Germania sulla questione dei risarcimenti civili: ieri la Corte internazionale di giustizia ha comunicato che la Germania fa causa all'Italia perché su questa vicenda non rispetta l'immunità dello Stato tedesco. Qual è l'origine della vicenda?

Proviamo a riassumere brevemente: negli ultimi anni sono aumentate le cause intentate dinanzi a tribunali italiani contro la Repubblica federale tedesca per danni patiti durante la Seconda guerra mondiale nel corso dei crimini commessi dal III Reich. Si tratta di cause civili: l’obiettivo è un risarcimento chiesti alla Repubblica federale tedesca danni per le sofferenze patite nei campi di concentramento.

Se in questi anni la Germania ha sostenuto attivamente e finanziariamente, insieme alle istituzioni italiane, percorsi finalizzati ad accertare precise responsabilità storiche del III Reich – ad esempio la questione dei militari italiani internati dopo l’8 settembre 1943 e l'armistizio del nostro paese con le Potenze alleate – la vicenda dei risarcimenti singoli è più complessa, dai confini incerti (fino a che punto sono fondate le pretese anche degli eredi?) e potenzialmente infinita: cause simili potrebbero essere intente anche in altri paesi (già esistono procedure simili in Grecia) e strumentalizzate politicamente.

Ecco perché Berlino non accetta questo genere di richieste e già nel 2012 la Corte internazionale di giustizia, investita della vicenda dalla Repubblica federale nel 2008, sembrava dargli ragione perché aveva negato all’Italia la giurisdizione per i crimini commessi dalla Germania nazista.

Tutto risolto? Nemmeno a parlarne perché la questione si è riaperta nel 2014 con una sentenza della Corte costituzionale italiana. Il Tribunale di Firenze, infatti, al quale erano state rivolte tre cause di risarcimento, aveva dubbi sulla sentenza della Corte internazionale, che gli imponeva di non continuare il processo, e si è rivolto alla Corte costituzionale. Che ha ribaltato la decisione del 2012: le norme internazionali non possono limitare i diritti fondamentali stabiliti dalla nostra Costituzione. In questo caso, i nostri concittadini hanno diritto alla difesa dei loro diritti violati.

In sintesi: l’argomento tedesco era sulla competenza, vale a dire che i tribunali italiani non potrebbero giudicare questi casi, la Corte italiana ha stabilito che se le norme internazionali non tutelano i diritti fondamentali degli individui, allora è la Costituzione che ne impone il rispetto, se necessario dichiarando incostituzionali le norme internazionali. La sentenza della Corte italiana ha avuto effetti rilevanti, perché ha permesso lo svolgimento dei processi di fronte ai tribunali italiani, che potrebbero dunque arrivare a emettere sentenze. Dunque, per il diritto internazionale i tribunali italiani non potrebbero accogliere queste cause, mentre per il diritto nazionale, visto che in ballo ci sono diritti fondamentali, sarebbe la sentenza del 2012 a essere illegittima. Un dilemma davvero complicato da sciogliere.

La vicenda, sin qui già molto complessa dal punto di vista giuridico e con strascichi politici non indifferenti, si fa ancora più intrecciata quando si ipotizza la possibilità di pignorare direttamente beni dello Stato tedesco in Italia per dar luogo ai risarcimenti.

E qui la svolta di ieri: la Germania torna alla Corte internazionale perché l’Italia accetti la sentenza del 2012. In particolare, si legge nel comunicato stampa della Corte: ad avviso della Germania: "l'Italia ha violato, e continua a violare, il suo obbligo di rispettare l'immunità sovrana della Germania adottando, o minacciando di adottare, misure contro le proprietà statali tedesche situate in Italia, anche contro l’Istituto Archeologico Tedesco di Roma, il Goethe Institut di Roma, l’Istituto Storico Tedesco e la Deutsche Schule". A questo punto la richiesta tedesca è molto chiara: "L'Italia è tenuta a adottare misure efficaci per garantire che i tribunali italiani non avvino più azioni civili contro la Germania sulla base di violazioni del diritto internazionale commesse dal Reich tedesco tra il 1943 e il 1945".

Probabile che la mossa tedesca – a questo punto l’unica giuridicamente possibile – serva a guadagnare tempo e a imporre al giudice italiano di attendere quantomeno la decisione della Corte internazionale ed eventualmente di tornare poi anche alla Corte costituzionale. Tempi lunghi, dunque, per una vicenda che certamente riapre vecchie ferite ma che richiede anche un maggiore dialogo tra i due paesi.

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