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Sabato, 20 Aprile 2024
Nuova strategia / Giappone

Il Giappone si riarma per rispondere alle minacce della Cina

La guerra in Ucraina, i test missilistici di Pyongyang e le incursioni di Pechino nel Mar cinese orientale hanno spinto Tokyo a correre ai ripari per non farsi cogliere impreparata

Il Giappone potrebbe presto abbandonare il suo appellativo di paese pacifista. Con le acque movimentate nel Pacifico, dove incursioni e pattugliamenti militari sono all'ordine del giorno, Tokyo cambia il principio che ha guidato la sua politica di Difesa dal secondo dopoguerra. 

Era da tempo nell'aria, ma solo adesso il governo guidato dal premier Fumio Kishida porta a casa un risultato senza precedenti, nonostante una profonda opposizione dell'opinione pubblica. Il governo nipponico ha approvato nella giornata del 16 dicembre la revisione di tre documenti sulla sicurezza - la Strategia di sicurezza nazionale (NSS), la Strategia di difesa nazionale e il Piano di sviluppo delle forze di difesa - per rafforzare le capacità di Difesa del Giappone in un contesto securitario sempre più instabile.  

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Addio al pacifismo?

Il disco verde del gabinetto di Kishida determinerà nei prossimi anni l'aumento del bilancio nazionale per la Difesa al 2% del Pil (dall'attuale 1%) entro il 2027, oltre a una corsa al riarmo per contrattaccare le strutture militare nemiche.

È proprio sulla capacità di contrattacco che si concentrano le polemiche degli oppositori, che criticano il governo perché il provvedimento segna l'allontanamento più significativo dalla posizione pacifista sancita dalla Costituzione (ai sensi dall'articolo 9), imposta dagli americani alla fine del secondo conflitto mondiale. 

Nel rispondere alle critiche, l'esecutivo ha stabilito le tre condizioni per ricorrere all'uso della forza: che si sia verificato o sia imminente un attacco armato; che non c'è altro modo per fermare un attacco; e che l'uso della forza sia limitato al minimo necessario.

Proteste a Tokyo contro l'aumento della spesa di difesa

La mossa del gabinetto di Kishida, preceduta da un lungo dibattito parlamentare, rappresenta il più drastico cambiamento di rotta per Tokyo: il paese, in ambito militare, è vincolato da una Costituzione pacifista che impedisce di fatto il possesso di armi per uso offensivo.

Più vicini alla Nato: aumentano le spese militari

La nuova strategia sulla Difesa inquadra il riarmo finalizzato al contrattacco come una "misura di autodifesa minima necessaria" a causa del turbolento contesto regionale. E le ragioni sono semplici. La guerra russa in Ucraina, le minacce nordcoreane e il rischio di un'invasione cinese di Taiwan hanno infatti spinto il Giappone a rivedere il suo piano di Difesa. 

La nuova strategia di Tokyo è stata elogiata dal suo principale alleato, Washington, che condivide un trattato di mutua difesa con il Giappone e di protezione del territorio giapponese in caso di attacchi militari, grazie anche alla massiccia presenza di truppe sulle isole dell'arcipelago nipponico.

Per questo, la cooperazione con gli Stati Uniti rimarrà essenziale, tanto da dare vita a un "comando congiunto permanente", che sarà responsabile del coordinamento tra le forze di terra, mare e aerea delle Forze di autodifesa (questo il nome ufficiale dell'esercito nipponico) e le forze armate statunitensi. La futura strategia delle forze di autodifesa giapponese passerà dall'essere incentrata da un sistema di difesa missilistica di intercettazione a una "difesa aerea e missilistica integrata". La scelta di Tokyo di voler alzare l'obiettivo del 2% del Pil per la spesa della difesa è un regalo a Washington, poiché pone il Giappone alla pari con lo standard di spesa per la difesa della Nato.

Soldi dei cittadini a sostegno del budget militare

Per la nuova spesa militare, Kishida intende mettere sul piatto una somma ingente: 315 miliardi di dollari (43mila miliardi di yen) entro il 2027, pari al 2% del Pil. Dei circa 43mila miliardi di yen preventivati, 5mila miliardi verranno utilizzati per l'acquisizione di missili in grado di essere lanciati oltre il fuoco nemico, estendendo il raggio delle Forze di autodifesa e della Guardia Costiera, oltre a procurarsi 500 missili da crociera Tomahawk di fabbricazione statunitense, con una gittata di circa 1.600 chilometri.

Il premier giapponese Fumio Kishida

Ma ci sono anche altri articoli nella lista della spesa militare del Giappone per i prossimi cinque anni: droni da attacco e da ricognizione, apparecchiature di comunicazione satellitare, caccia stealth Lockheed Martin F-35, elicotteri, sottomarini, navi da guerra e jet da trasporto per carichi pesanti. Per coprire le spese della difesa, il governo di Kishida ha deciso di aumentare le tasse sul reddito, tabacco e sulla ricostruzione dei disastri per ottenere 1 trilione di yen (7,3 miliardi di dollari).

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La risposta alle minacce della Cina

Non solo obiettivi. Il nuovo programma della Difesa nipponico ha stabilito anche quelle che sono le nuove minacce per l'arcipelago. Tokyo bolla ora la Cina come "la più grande sfida strategica", la Corea del Nord "una minaccia più grave e più imminente di prima" e la Russia come "una seria preoccupazione per la sicurezza". Nella prima revisione dal 2013, il governo considerava le attuali capacità di autodifesa insufficienti a contenere "il rafforzamento missilistico" di paesi vicini quali la Cina e la Corea del Nord.

Ma la guerra in Ucraina, i test missilistici di Pyongyang e la paventata minaccia all'uso del nucleare, e le incursioni di Pechino nel Mar cinese orientale e la contesa sulle isole Senkaku/Diaoyu hanno spinto Tokyo a correre ai ripari per non farsi cogliere impreparata.

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