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Venerdì, 19 Aprile 2024
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"Obama sapeva chi ha ucciso Giulio Regeni (e lo avrebbe anche detto a Renzi)": il Governo nega

L'Amministrazione statunitense era in possesso di "prove esplosive" che dimostravano come Regeni fosse stato rapito, torturato e ucciso e sulle responsabilità di alcuni "alti papaveri" egiziani. Lo scrive il New York Times in un lungo articolo dedicato al caso del giovane ricercatore italiano ucciso in Egitto nel 2016. Civati (Possibile): "Il Governo italiano chiarisca"

L'Amministrazione Obama era in possesso di "prove esplosive" sulle responsabilità di alcuni "alti papaveri" egiziani nella morte di Giulio Regeni. Lo scrive il New York Times in un lungo articolo dedicato al caso del giovane ricercatore italiano ucciso in Egitto nel 2016 in circostanze ancora tutte da chiarire. 

"Nelle settimane successive alla morte di Regeni", scrive il quotidiano in un reportage dal Cairo intitolato "Gli strani garbugli nel caso della scomparsa al Cairo di Giulio Regeni", "gli Stati Uniti vennero in possesso dall'Egitto di prove di intelligence esplosive, prove che dimostravano come Regeni fosse stato rapito, torturato e ucciso da elementi della sicurezza egiziana".

Fonti dell'allora Amministrazione Obama citate dal giornale affermano che "si era in possesso di prove incontrovertibili delle responsabilità egiziane". Prove che condussero ad un più che burrascoso colloquio tra l'allora segretario di Stato John Kerry e l'omologo egiziano Sameh Shoukry.

A questo punto il materiale venne girato "al governo Renzi su raccomandazione del Dipartimento di Stato e della Casa Bianca". Ma "per evitare di svelare l'identità della fonte non furono passate le prove così come erano, né fu detto quale degli apparati di sicurezza egiziani si riteneva fosse dietro l'omicidio".

"Non è chiaro chi avesse dato l'ordine di rapire e, presumibilmente, quello di uccidere Giulio Regeni, ma gli americani avevano detto agli italiani come la leadership egiziana era pienamente a conoscenza delle circostanze dell'uccisione del ricercatore".

Le indagini "da spy story"

Nel frattempo i sette magistrati italiani inviati al Cairo "venivano depistati ad ogni pie' sospinto" e lo steso ambasciatore italiano Massari "presto smise di usare le email e il telefono per le comunicazioni delicate, ricorrendo ad una vecchia macchina che scriveva su carta sulla base di un codice criptato". Anche perché "si temeva che gli egiziani impiegati presso la sede diplomatica italiana passassero informazioni alle agenzie di sicurezza egiziane".

Il Governo nega: "Mai prove"

Da Palazzo Chigi arriva una smentita. Fonti della presidenza del Consiglio sottolineano "nei contatti tra amministrazione USA e governo italiano avvenuti nei mesi successivi all'omicidio di Regeni non furono mai trasmessi elementi di fatto, come ricorda tra l'altro lo stesso giornalista del New York Times, né tantomeno 'prove esplosive'"

Civati (Possibile): "Il Governo chiarisca"

Presenteremo immediatamente un'interrogazione a Paolo Gentiloni e Angelino Alfano. Lo ha detto il leader di Possibile Giuseppe Civati.

Secondo il quotidiano statunitense "Regeni è stato ucciso dai servizi di sicurezza e la leadership egiziana sapeva".

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