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Domenica, 1 Ottobre 2023
Il golpe / Niger

La nuova guerra alle porte che rischia di destabilizzare l'Africa

Da un lato, Francia e Ecowas. Dall'altro, Mali e Burkina Faso con l'appoggio dei russi di Wagner. Mentre l'Italia chiede di evitare interventi militari occidentali

Da un lato, le accuse alla Francia di voler intervenire militarmente, smentite da Parigi, ma che sollevano preoccupazioni in Italia. Dall'altro, lo scontro a distanza tra i Paesi dell'Ecowas e gli ex membri Burkina Faso e Mali. Il rischio che il colpo di Stato in Niger possa deflagrare in un conflitto regionale più ampio aumenta di giorno in giorno, almeno stando alle dichiarazioni che rimbalzano tra Africa ed Europa. Per il momento sono solo parole, ma la corsa a rimpatriare i cittadini francesi e italiani da Niamey non è un buon segnale. 

In Niger, sono presenti circa 1.500 soldati transalpini e 300 militari del nostro esercito. I primi sono stati schierati nell'ambito dell'operazione Barkhane, lanciata nel 2014 dalla Francia per combattere i gruppi terroristici nel Sahel. I secondi fanno parte di una missione lanciata nel 2018 dall'Italia per fermare i trafficanti di migranti, e che il presidente Emmanuel Macron non aveva ben digerito. Del resto, quando si tratta di contrasto ai flussi in Africa, Parigi e Roma continuano a procedere a ranghi separati: è successo di recente con la Tunisia, per esempio. 

Forse, va letto anche in questo quadro le parole del ministro della Difesa Maurizio Crosetto, che ha invitato l'Occidente a non fare i "cowboy" nel Sahel, ossia a non lanciarsi in interventi militari in Niger. Il riferimento alla Francia è chiaro, dato che le dichiarazioni di Crosetto sono arrivate a stretto giro con la denuncia dei golpisti, guidati dal generale Abdourahamane Tchiani, di un presunto tentativo da parte di Parigi di usare la forza per rimettere sul trono il presidente eletto Mohamed Bazoum, vicino ai francesi e al momento recluso in casa. 

Perché il golpe in Niger ci riguarda da vicino

La ministra degli Esteri francese Catherine Colonna ha smentito a stretto giro le accuse dei golpisti: "L'unica priorità della Francia è la sicurezza dei suoi cittadini", ha detto a Bmftv. "Le misure che stiamo adottando sono solo misure intese a garantire la sicurezza dei nostri compatrioti", ha aggiunto. Il giorno prima, però, Macron aveva usato toni più perentori, minacciando di rispondere "immediatamente e inesorabilmente" a qualsiasi attacco contro i cittadini francesi e i suoi interessi in Niger (a partire dalle riserve di uranio controllate dalla società transalpina Orano).

A dare sostanza agli avvertimenti di Macron è stata anche la presa di posizione dell'Ecowas, la Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale, i cui leader hanno lanciato un ultimatum di una settimana ai golpisti nigerini per un "pieno ritorno all'ordine costituzionale", ossia per il ritorno al potere di Bazoum. Se non lo faranno, l'Ecowas avvierà sanzioni commerciali e finanziarie, e non esclude "l'uso della forza". 

Alla minaccia hanno risposto Burkina Faso e Mali, membri dell'Ecowas, nonché fino a poco tempo fa parte dell'operazione antiterroristica francese Barkhane. I recenti colpi di Stato a Ouagadougou e Bamako hanno portato l'Ecowas a sospendere questi due Paesi, mentre la Francia ha ritirato le sue truppe lasciando campo libero ai mercenari russi del gruppo Wagner. La base dell'operazione Barkhane è stata spostata in Niger, ma adesso anche Niamey è a rischio.

Il golpe fa paura, partiti i rimpatri degli europei in Niger 

In una dichiarazione rilasciata il 31 luglio, Burkina Faso e Mali si dicono pronti "all'adozione di misure di autodifesa a sostegno delle forze armate e del popolo del Niger", ossia ad aiutare i golpisti contro eventuali interventi militari esterni. I due Paesi del Sahel "mettono in guardia contro le disastrose conseguenze di un intervento militare in Niger che potrebbe destabilizzare l'intera regione". Anche la Guinea, altro membro Ecowas sospeso dopo un golpe, ha annunciato che non applicherà le sanzioni ai militari di Tchiani. Mentre in Senegal alcuni media riportano proteste antifrancesi come quelle scoppiate a Niamey. Anche Dakar fa parte dell'Ecowas.

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