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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Guerra in Libia, l'intervento turco a fianco di Tripoli fa saltare il piano di Di Maio

Il governo nazionale libico di Al Serraj giustifica l'accordo militare con la Turchia per "riequilibrare" il conflitto che da Aprile vede le milizie della Cirenaica guidate da Aftar marciare verso Tripoli. Sul campo anche Egitto e mercenari russi

L'intervento militare della Turchia in Libia allontana la possibile soluzione di pace e gli sforzi italiani di portare a termine l'ambizioso piano di un congresso di pace tra le parti in lotta. È stata infatti depositata in Parlamento ad Ankara la mozione per l'invio di truppe turche in Libia, secondo l'accordo firmato con Tripoli il 27 novembre scorso.

La risoluzione di due pagine è firmata dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che chiede "l'autorizzazione al dispiegamento di qualsiasi tipo di truppe, anche da combattimento se necessario, contro i gruppi terroristici ed i gruppi armati illegali".  Nel testo Erdogan sottolinea apertamente le violazioni portate avanti dalle truppe del generale Khalifa Haftar, che da Aprile scorso guida un'iniziativa militare per la conquista di Tripoli e il rovesciamento del Governo  Al Serraj riconosciuto dall'Onu.

A favore della mozione voterà, oltre naturalmente al partito della Giustizia e dello sviluppo (Akp) al governo, anche il Movimento nazionalista (Mhp), mentre hanno annunciato il voto contrario il Partito repubblicano del popolo (Chp), il Partito democratico dei popoli (Hdp), filocurdo, ed il Buon partito (Iyi).

Il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu ha annunciato il voto per il prossimo 2 gennaio. Lo stesso Cavusoglu ha incontrato oggi il leader dell'opposizione del Partito repubblicano del popolo (Chp), Kemal Kilicdaroglu, che ha manifestato tutto il suo dissenso nei confronti della decisione del governo turco di inviare truppe in Libia, nella convinzione che, "come in Siria causerà più problemi che benefici" ad Ankara.

Crisi in Libia: Italia e Egitto contro l'intervento militare della Turchia

Il rischio è che il conflitto tra i vari signori della guerra libici trasformi la Libia nella nuova Siria. Diplomazie in campo: il ministro degli Esteri Luigi di Maio ha telefonato al suo omologo egiziano Sameh Shoukry. Durante la conversazione telefonica stamattina sarebbe stato espressa la necessità di intensificare gli sforzi per ripristinare la sicurezza e la stabilità della Libia.

Di Maio dopo Tripoli e Bengasi: Italia ha perso terreno

I due ministri "hanno respinto, nel contempo, gli interventi militari stranieri nel territorio libico, che ostacolerebbero il percorso verso un accordo politico inclusivo che affronti tutti gli aspetti della crisi libica nell'ambito del processo politico di Berlino''.

Ma se le diplomazie ancora credono nel compromesso diplomatico del prossimo congresso di Berlino sulla Libia, a Tripoli le speranze di evitare un vero e proprio bagno di sangue nelle strade nordafricane sono ridotte al lumicino.

Perché Tripoli chiede aiuto alla Turchia

Il governo di accordo nazionale libico guidato dal premier Fayez al Serraj non nutre grandi speranze nella conferenza di Berlino e "tantomeno nella comunità internazionale" sostiene il presidente dell'Alto Consiglio di Stato di Tripoli, Khalid al-Mashri, in un'intervista rilasciata all'emittente al- Jazeera.

Al-Mashri giustifica poi l'accordo militare con Ankara come un modo per creare "un equilibrio nel campo" dal punto di vista militare, dato che il rivale, generale Khalifa Haftar, gode dell'appoggio dell'asse Egitto Emirati Arabi Uniti. Per quanto riguarda la presunta presenza russa in Libia, al-Mashri afferma che le autorità di Mosca, che "riconoscono il Gna, non hanno mai annunciato di sostenere militarmente Haftar'', ma si tratta di un ruolo svolto da "società private russe".

Libia, ultime notizie

Intanto sul campo alcune milizie legate al Governo di accordo nazionale (Gna) libico hanno ordinato agli abitanti del quartiere al Hadba a Tripoli di lasciare le proprie abitazioni minacciate dalle milizie dell'esercito nazionale libico guidato dal generale Haftar.

Proprio oggi l'uomo forte della Cirenaica ha discusso con il presidente egiziano, Abdel Fatah Al Sisi, suo principale alleato, del possibile intervento militare turco.

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