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Sabato, 20 Aprile 2024
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Libia, il piano del governo italiano: 200 soldati dopo l'ok dell'Onu

L'Italia è pronta a fornire il proprio contributo per la stabilizzazione del Paese, ma il sì ufficiale alla missione arriverà solo dopo la piena legittimazione del governo Serraj. Ecco cosa faranno i nostri militari in Libia

L'Italia è pronta a fornire il proprio contributo per la stabilizzazione della Libia con il dispiegamento iniziale - appena si verificheranno le condizioni richieste - di un contingente pari a "una compagnia, circa 200 uomini" a protezione della missione Onu nel Paese. Lo riferisce l'agenzia di stampa Askanews, citando "fonti qualificate" dopo che il governo italiano e lo Stato Maggiore della Difesa hanno smentito oggi le notizie di stampa secondo le quali l'Italia avrebbe già offerto l'invio di 900 militari.

Dunque non più 900 soldati, ma un contingente limitato nell'ambito di un più ampio intervento della Comunità internazionale. 

La missione non potrà però prescindere da alcuni punti fermi, noti da tempo ma ribaditi oggi, dopo la richiesta - ancora ufficiosa - del premier libico di un intervento degli alleati occidentali e dei Paesi limitrofi a sostegno dell'eseuctivo di unità nazionale: la piena legittimazione del governo libico, una formale richiesta di aiuto alle Nazioni unite, il mandato dell'Onu, il necessario passaggio Parlamentare. 

Nell'attesa che la situazione si sblocchi, agli esperti dei 34 Paesi della Libian international assistance mission (Liam), non rimane che mettere a punto piani da custodire gelosamente in un cassetto. Lo ha fatto anche l'Italia, che è pronta e in attesa di definire i dettagli. Restano le incognite, legate ai numeri, ai tempi e ad alcuni aspetti della missione.

COSA PREVEDE LA MISSIONE ITALIANA - Di certo c'è che l'Italia parteciperà alle operazioni per "la sicurezza della missione Unsmil" a Tripoli: alla protezione della delegazione Onu e dell'inviato Martin Kobler il nostro Paese parteciperà con ogni probabilità "con una compagnia", ovvero dispiegando fino a circa 200 uomini, riferiscono fonti qualificate ad askanews.

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A questo si affiancherà l'attività di formazione e addestramento, che prevede un impegno complessivo di 6.000-7.000 militari, con una partecipazione italiana fino a un massimo del 30% del totale. Un numero - hanno avvertito le fonti - che potrebbe variare con il consolidamento del governo Sarraj nelle prossime settimane. Appare "molto lontana", invece, l'ipotesi di "una missione anti-Isis" in Libia, per la quale sono già in prima fila i militari di Londra e Parigi.

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I CORPI MILITARI IMPIEGATI - La Brigata bersaglieri Garibaldi e il Reggimento paracadutisti Folgore, al momento, non sono operativi e potrebbero fornire parte del contingente. Possibile l'invio anche dei Carabinieri del Tuscania: in caso di richiesta di forze speciali in funzione anti-Isis, sarebbero utilizzate unità del Nono reggimento d'assalto paracadutisti Col Moschin e del Comando Subacquei e Incursori (Comsubin) della Marina militare.

L'assistenza aerea sarebbe garantita dai caccia Amx - quattro di questi velivoli sono già stati rischierati a Trapani, pronti a ogni evenienza -, e dagli aerei senza pilota Predator: alcuni esemplari sono fermi alla base di Sigonella, altri sono già impegnati in attività di sorveglianza e ricognizione al largo delle coste libiche per il contrasto ai trafficanti di esseri umani (in coordinamento e a supporto degli assetti navali dell'operazione Sofia).

L'arsenale dell'Isis

Altro possibile fronte di intervento è quello per il controllo dei flussi migratori dalla Libia verso l'Italia. Renzi ha auspicato che con Tripoli si possa replicare la stessa intesa raggiunta in passato con Tunisia e Albania per il controllo del fenomeno migratorio. Alla nuova missione sarebbero affidati compiti di sorveglianza davanti alle coste libiche. Un'operazione che si svolgerebbe a integrazione dell'attuale missione navale europea "Sofia" per il contrasto al traffico di esseri umani, di cui sarebbe "complementare".

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