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Martedì, 16 Aprile 2024
LIBIA

Libia, è quasi guerra civile: italiani in fuga

Aria di guerra a Tripoli e Bengasi. Gli scontri tra milizie rivali ed esercito hanno fatto già più di cento morti. La Farnesina: "Lasciare il Paese", cento italiani rimpatriati

ROMA - La Libia si "scalda". Il Mondo trema. Diversi paesi occidentali, tra cui l'Italia, hanno invitato i propri connazionali a lasciare la Libia, teatro da settimane di scontri tra milizie rivali a Tripoli e Bengasi. Nella capitale il bilancio delle vittime di due settimane di combattimenti nella zona dell'aeroporto è di almeno novantasette morti e oltre oltre quattrocento feriti, mentre a Bengasi, nell'est del paese, almeno trentotto persone, per lo più soldati, sono rimaste uccise in ventiquattro ore di scontri tra esercito e gruppi islamici.

In una nota diffusa domenica la Farnesina ha sottolineato che, "a fronte del progressivo deterioramento della situazione di sicurezza in Libia e dei recenti scontri che stanno interessando in questo periodo in particolare la capitale, si ribadisce ai connazionali il pressante invito a non recarsi in Libia e a quelli tuttora presenti a lasciare temporaneamente il Paese".

Nella nota si sottolinea che l'ambasciata italiana rimane aperta e regolarmente funzionante. Sempre ieri il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, ha riferito del trasferimento di oltre cento italiani avvenuto nei giorni scorsi, precisando che "l'uscita dalla Libia è avvenuta con convogli via terra verso la Tunisia e con il ricorso a velivoli dedicati disposti dall'unita di crisi".

Sabato scorso erano stati gli Stati Uniti a evacuare il proprio personale via terra, sotto copertura aerea, dopo che il segretario di Stato John Kerry aveva denunciato un "rischio reale" per la loro sicurezza. Ieri è stato l'omologo tedesco a riferire di una "situazione estremamente imprevedibile e incerta", invitando i connazionali a lasciare il paese. Stesso appello lanciato da Regno Unito, Francia, Paesi Bassi, Belgio, Turchia, Spagna e Malta.

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