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Giovedì, 18 Aprile 2024
Scenari e conseguenze / Russia

Guerra Russia-Ucraina: l'ipotesi del golpe interno per far cadere Putin

Mentre a Charkiv cadono bombe a grappolo sui civili e inizia il sesto giorno di guerra, la via diplomatica sembra stretta. Crepe ai piani alti del regime, il dissenso si estende alla cerchia dei ministri, consiglieri e businessmen legati al Cremlino. Non è più la rivolta dell'intellighenzia dissidente che tifa Navalny

I raid russi colpiscono le grandi città. Mentre a Charkiv cadono bombe a grappolo sui civili e inizia il sesto giorno di guerra, la via diplomatica sembra stretta. Un secondo round di negoziati è in programma nei prossimi giorni al confine tra Polonia e Bielorussia. Intanto il convoglio di mezzi militari russi alle porte di Kiev è lungo più di 60 km, secondo le nuove immagini satellitari di Maxar Technologies. Una colonna militare formata da blindati, tank, pezzi di artiglieria e altri veicoli logistici. Il convoglio si estende dalla base aerea di Antonov a nord di Pribyrsk. Si va verso l'assedio della capitale. Le sirene di allarme aereo hanno suonato ripetutamente, all'alba, in numerose località dell'Ucraina. Oltre a Kiev, sono state udite nelle città occidentali di Ternopil, Vinnytsia, Rivne, così come nelle città centrali di Cherkasy e Kropyvnytskyi, mentre continua l'offensiva delle forze russe.

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"Un golpe interno per far cadere Vladimir Putin"

Se è stata smentita la frase "le sanzioni occidentali mirano a far cadere Putin" attribuita da un portavoce a Boris Johnson, vero è invece che la caduta di Putin viene discussa sempre più apertamente anche a Londra e in Europa come l’unica soluzione per riportare la pace in Ucraina e la stabilità in Russia. Quello del sottosegretario agli Esteri britannico James Cleverly è di fatto un appello al putsch: "I suoi leader militari sanno che Putin è sempre più isolato e illogico, i generali russi hanno i mezzi per farlo cadere e noi gli chiediamo di agire". Kadri Liik, analista dello European Center for Foreign Relations, aggiunge: "La società russa è esausta e vuole un cambiamento al vertice. Potrebbe passare del tempo prima che le conseguenze della guerra in Ucraina lo producano, ma con l’invasione Putin ha messo una bomba sotto il proprio personale sistema di potere".  Gideon Rachman, del Financial Times, sintetizza ancor di più : "È verosimile che l’unica strada per la pace sia un intervento dell’élite russa per costringere Putin a cedere il potere".

Ci sono tre elementi da tenere in considerazione e che rendono meno fantascientifica di quanto lo fosse solo una settimana fa questa ipotesi. Primo, la guerra non va come Putin sperava. Secondo, la reazione internazionale è più dura e unita di quanto si aspettasse. Terzo, la reazione interna in Russia è catastrofica, tra conseguenze economiche devastanti e personalità in vista che condannano la guerra. Un recente sonodaggio di un istituto indipendente moscovita rivela che solo il 45% della popolazione appoggia l’avventura militare in Ucraina. Secondo Repubblica è "probabile che il dissenso sia esteso alla cerchia dei ministri, consiglieri e businessmen legati al Cremlino. C’è un precedente di un leader del Cremlino costretto a dimettersi: Krusciov, deposto da Breznev e altri membri del Politbjuro nel 1964 con l’accusa di gravi errori politici [..] Prima o poi la solitudine potrebbe ritorcersi contro di lui lasciandolo senza alleati o complici". Il quotidiano riporta oggi anche il parere di un’autorevole fonte russa che commenta così l’ordine sull’arsenale nucleare: "Non dobbiamo farci prendere dal panico, perché è quello che vuole, ma la minaccia va presa sul serio. La sua mente è in stato così crepuscolare negli ultimi anni, e la misantropia è diventata così intensa, che nulla si può escludere. È difficile per le persone razionali credere a una tale follia". 

Le crepe ai piani alti del regime

Nelle ultime settimane gli esperti di politica moscovita hanno intravisto un altro segnale preoccupante: è il declino di Sergej Lavrov, il più longevo ministro degli Esteri russo e del mondo intero. Sull'invasione in Ucraina sembra che la voce più ascoltata da Putin sia quella del ministro della Difesa, il "falco" Sergei Shoigu. Le crepe ci sono sia tra gli oligarchi sia in vasti settori della popolazione: "Mentre ogni giorno la polizia russa arresta migliaia di persone che scendono in piazza contro la guerra, anche ai piani alti del regime la rivolta è ormai visibile - racconta sulla Stampa Anna Zafeosva - Lo scontento forse più sorprendente è l'oligarca Oleg Deripaska, nei cui resort Putin era solito andare a sciare [...]: 'Non riusciremo a resistere stringendo i denti, come nel 2014', avverte. A spaventarlo ci sono le stesse cose che stanno facendo disperare i russi comuni: il tasso della Banca centrale balzato al 20%, quello dei mutui ipotecari salito al 15%, demolendo il mercato immobiliare, il rublo in caduta libera. Dai bancomat russi sono stati prelevati trilioni di rubli, ma soprattutto scarseggiano dollari ed euro". Quella parte di élite russa che, pur non essendo fan di Putin conviveva più che felicemente con l'autocrate al Cremlino, con l'economia che rischia di collassare non ha più l'incentivo a rimanere leale. Le bombe che cadono sulle città ucraine sono una vergogna per molti di loro intollerabile: "Non è più la rivolta dell'intellighenzia dissidente, che tifa Alexey Navalny: sono i moderati, i "si-ma-anche", gli intellettuali organici, che si rendono conto del baratro che si sta spalancando". 

Il tempo gioca contro Putin

La certezza, l'unica degli analisti militari, è che la guerra lampo è fallita e "il tempo gioca contro Putin", come scrive Domenico Quirico, sempre sulla Stampa: "Appena un giorno sembra essere rimasta in piedi la blitzkrieg putiniana. Poi è entrato in azione il fattore che i generali sempre omettono, la eterna implacabile usura della guerra. Lo Stato maggiore spedisce minacce e ordini che non arrivano da nessuna parte. Le strade sono imbottigliate, i telefoni guasti. Le informazioni sulle posizioni del nemico è il nemico stesso a fornirle, mitragliando e spezzonando. L'intelligence ha fatto delle ipotesi. Ma adesso sono diventate solo ipotesi. Non possiamo mica assumerci l'incarico di spiegare noi la guerra allo stato maggiore, replicano piccati alle accuse. Spetnatz e paracadutisti, isolati, si arrendono e si perdono come si perdono bagagli nell'arruffarsi delle coincidenze ferroviarie. Le perdite aumentano e le morti dei soldati non sembrano più maestose ed eroiche ma solo strazianti, inutili".

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A pagare il conto più elevato della guerra dal punto di vista economico per ora sono le compagnie russe. Sulla piazza londinese Sberbank ha perso il 74%, Gazprom il 51%, Lukoil il 62,8%, Rosneft il 42,3%, Magnit il 74 per cento.  "Siamo scioccati dalla perdita di vite umane in Ucraina, che deploriamo come il risultato di una aggressione militare senza senso che minaccia la sicurezza europea". Così il Ceo di Shell, Ben va Beurden, ha annunciato la decisione della società petrolifera anglo-olandese di interrompere le joint venture con Gazprom ed il suo coinvolgimento nel progetto Nord Stream 2. "La decisione di uscire è una decisione che prendiamo con convinzione: non possiamo e non staremo inermi". Shell lascerà le attività a Sakhalin 2 Gnl in cui detiene una partecipazione del 27,5% e il cui 50% è detenuto da Gazprom. La società prevede inoltre di porre fine al suo coinvolgimento nel gasdotto Nord Stream 2 che collega la Russia alla Germania e che ha contribuito a finanziare facendo parte del consorzio tra le compagnie che hanno realizzato il gasdotto tuttora fermo.

Negoziati a rilento

Dopo il primo round di negoziati tra Ucraina e Russia a guerra in corso, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha affermato che finora "non c'è alcun risultato" tra quelli che Kiev vorrebbe raggiungere. "I colloqui hanno avuto luogo mentre il nostro territorio veniva bombardato e bombardato", ha detto Zelensky, spiegando che "la Russia sta cercando di fare pressione", ma "noi non accettiamo tali tattiche". "Ci possono essere negoziati leali se una parte non colpisce l'altra con l'artiglieria durante la trattativa. Finora non abbiamo raggiunto il risultato che vorremmo ottenere. La Russia ha chiarito la sua posizione, noi abbiamo illustrato le nostre posizioni per porre fine alla guerra. Abbiamo ricevuto alcuni segnali. Quando la delegazione tornerà a Kiev, analizzeremo cosa abbiamo ascoltato e decideremo come procedere nel secondo round dei colloqui", ha sottolineato Zelensky.

"Uno Stato che commette crimini di guerra contro civili non può essere membro del Consiglio di sicurezza dell'Onu", ha poi detto secondo quanto riporta The Kyiv Independent. "Il male armato di missili, bombe, artiglieria deve essere fermato immediatamente, distrutto economicamente. Dobbiamo dimostrare che l'umanità sa difendersi", ha aggiunto. Secondo Zelensky, la Russia ha condotto 56 attacchi missilistici contro l'Ucraina negli ultimi 5 giorni e ha lanciato 113 missili da crociera dall'inizio del conflitto. Per rispondere ai "bombardamenti", Zelensky ha affermato che è giunto il momento di considerare una no-fly zone per missili, aerei ed elicotteri russi. Il bombardamento della città di Kharkiv da parte delle forze russe è stato un crimine di guerra perché aveva civili come bersaglio, ha quindi affermato il presidente ucraino nel chiedere la no-fly zone. "Dozzine di testimonianze oculari" hanno indicato che si trattava di un attacco mirato a una zona residenziale senza strutture militari, ha detto Zelensky, secondo il notiziario New Voice of Ukraine. "I russi sapevano dove stavano sparando", ha detto.

Guerra: "Putin non può accettare una sconfitta"

"L'aumento delle perdite russe rischia di innescare una spirale - spiega a Repubblica il generale Claudio Graziano, il presidente del Comitato militare Ue, il primo embrione della Difesa europea - Più gli ucraini resistono, più il mondo si mobilita per sostenerli e più la guerra diventa sanguinosa per tutti. Ma Putin non può perdere la faccia ed accettare una sconfitta: sarebbe la fine del suo potere. Quindi Mosca deve alzare il livello di pressione: così avrà altre perdite e rischia che il dissenso interno cresca. Ha un'armata in grado di piegare l'esercito ucraino, quanto a lungo però possono andare avanti? Per il Cremlino il fattore tempo adesso è fondamentale". 

Nessuno oggi come oggi può sbilanciarsi in previsioni sulla durata della guerra. Tutto può ancora succedere.

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