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Sabato, 20 Aprile 2024
Un compromesso difficile

Il "modello Austria" per l'Ucraina può davvero fermare la guerra?

Cos'è questa formula diplomatica per provare ad ottenere un accordo con Putin, sull'esempio di quanto fatto da Vienna dopo la seconda guerra mondiale. I nodi della Nato e dell'Unione europea. Ma non è detto che Kiev sia disposta a percorrere questa strada

Si discute sull'ipotesi di un "modello Austria" per l'Ucraina, ovvero quello della "neutralità perpetua" di Kiev in cambio del cessate il fuoco immediato, per porre fine alle ostilità che hanno già causato migliaia di morti e spinto due milioni di persone a lasciare il paese assediato. Sarebbe questa la soluzione diplomatica per provare ad ottenere un accordo efficace con Vladimir Putin. La "nuova" trattativa sarebbe sul tavolo dei negoziatori russi e ucraini, dopo il fallimento dei primi tre round di colloqui, e potrebbe rappresentare un punto di partenza della discussione in programma giovedì 10 marzo ad Antalya, in Turchia, tra il ministro degli esteri russo, Sergei Lavrov, e il suo omologo ucraino, Dmytro Kuleba. I tempi per decidere sono stretti. Ma il modello Austria potrebbe davvero rappresentare un compromesso per fermare la guerra? 

Cos'è il modello Austria

Un po' di storia. Il modello Austria si riferisce a una condizione che ha caratterizzato il paese dal 26 ottobre 1955, giorno in cui venne promulgato l'atto costituzionale con cui si sancì la cosiddetta "neutralità perpetua" di Vienna. Formalmente fu un atto volontario grazie al quale il paese riuscì a liberarsi dalle potenze che ne avevano preso il controllo dopo la seconda guerra mondiale. In realtà, fu però l'Unione sovietica a spingere in questo senso per impedire all'Austria di unirsi alla Nato, l'alleanza atlantica nata in contrapposizione all'Urss per rafforzare le difese degli alleati e garantire che chiunque avrebbe ricevuto l'aiuto degli altri in caso di attacco. Ad ogni modo, Vienna non fa tuttora parte dell'Alleanza atlantica, proprio in ragione di quell'impegno, e per lo stesso motivo non si è schierata nemmeno in questa occasione, optando ancora una volta per la neutralità.

Sì all'Unione europea, no alla Nato

A onor del vero, però, da alcuni anni l'Austria collabora con la Nato ad alcune missioni di "peacekeeping" (mantenimento della pace), in seguito a un accordo di cooperazione. Ma continua a non farne parte. Se dopo la seconda guerra mondiale Vienna ha scelto di non unirsi alla Nato, questa condizione non le ha impedito tuttavia di entrare a far parte dell'Unione europea. Proprio la volontà di Kiev di diventare uno stato membro Ue e l'opposizione di Mosca a un suo eventuale ingresso nella Nato starebbero aprendo la strada a questa formula diplomatica di compromesso come ipotetica via per fermare il conflitto. L'ipotesi della "finlandizzazione" dell'Ucraina circolata nei giorni scorsi, che prevedeva una condizione di neutralità ma non perpetua e basata sul semplice intendimento di non aderire alla Nato, sarebbe invece stata accantonata dai negoziatori a vantaggio proprio del modello Austria.

La diversità del caso ucraino

La scelta di non aderire alla Nato rappresenta un punto determinante anche nella crisi Ucraina. Anche se l'Urss non esiste più, gli stati che aderiscono a questa alleanza sono comunque obbligati ad intervenire in particolari condizioni. L'Ucraina non fa parte della Nato, ma tra le richieste che la Russia ha fatto all'Occidente per fermare la guerra c'è proprio quella di non considerare mai l'ingresso di Kiev. In attesa dei negoziati di giovedì, è un dato di fatto che per sancire una neutralità perpetua dell'Ucraina in cambio del cessate il fuoco, il presidente ucraino Volodymyr Zelenksy dovrebbe modificare la costituzione che, a partire dal 2019, prevede il possibile ingresso del paese nell'Alleanza atlantica.

Non è detto che Kiev sia disposta a percorrere questa strada, facendo marcia indietro per bloccare il lento processo di avvicinamento agli Stati Uniti (e all'Occidente in generale) cominciato con le manifestazioni e le rivolte pro-europeiste del 2013, e culminato l'anno seguente con la destituzione del presidente filorusso Viktor Yanukovich. Ma ci sono anche altre obiezioni all'applicabilità del modello Austria per l'Ucraina. Il fatto di non essere allineata, ad esempio, non ha impedito all'Ucraina di essere attaccata già nel 2014, anno dell'invasione russa in Crimea. La neutralità, poi, non ripristinerebbe la sua integrità territoriale e renderebbe il paese incapace di difendersi in caso di ulteriori attacchi futuri, sostengono da tempo i detrattori di questo modello.

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