Una battuta rubata, poche parole che nemmeno avrebbero dovuto diventare pubbliche ma che hanno una forza potenzialmente esplosiva. "Il presidente siriano, Bashar al Assad, ha commesso numerosi crimini contro l'umanità, ci sarà un processo per accertare le sue responsabilità". 

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Ne è sempre più convinto il segretario generale dell'Onu, Ban ki-moon. Che, per spazzare il campo da ogni dubbio, ha poi aggiunto che il rapporto degli ispettori delle Nazioni Unite inviati a Damasco "dimostrerà in maniera schiacciante che sono state usate armi chimiche". Da dove venga questa certezza non è dato sapersi, ma appare piuttosto scontato che Ban Ki-moon sia già in possesso del dossier. 

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Successivamente il segretario dell'Onu ha fatto marcia indietro spiegando che prove sull'uso del gas sarin non ci sono ancora, "ma preso arriveranno", e che quanto riferito sulle armi chimiche non era una dichiarazione ufficiale, ma solo sue parole "intercettate" al termine di un convegno. Parole che, di certo, fanno risalire la tensione, leggermente scesa negli ultimi giorni.

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L'America e Obama, in continuo contatto con la Russia, avevano infatti accettato "con entusiasmo" la decisione del regime siriano di sottoporsi al "piano Russia" e di consegnare le armi chimiche. Una sorta di passo indietro di Assad che era così riuscito a stemperare le tensioni e che aveva frenato la "fretta" del presidente a stelle e strisce.

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Le parole di Ki-moon, però, cambiano tutto. Perché se l'Onu fosse davvero convinta che l'attacco con il gas sarin del ventuno agosto sia responsabilità di Assad, l'America riceverebbe un assist enorme per fare partire l'intervento. E Ban Ki-moon questa volta ha confermato, ufficialmente: "L'iniziativa russa è incoraggiante, ma sono scettico che le autorità siriano applichino ciò che hanno detto in modo veritiero e corretto". Che sia stata aperta una strada verso la guerra?