Kharkiv. La controffensiva a sorpresa portata dagli ucraini è stata devastante. Migliaia di russi allo sbando, le prime linee di difesa sfondate, centinaia e centinaia di mezzi corazzati, pezzi di artiglieria, sistemi missilistici, depositi di munizioni abbandonati. Ancora non c'è un calcolo preciso dei prigionieri di guerra e dei soldati di Mosca uccisi, alcune voci non confermate parlano di almeno settemila soldati catturati. Numeri che fanno bene intendere quale sia stata la portata di questa operazione militare di Kyiv che ha letteralmente polverizzato la catena di comando russa ed è penetrata per più di settanta chilometri dietro le linee nemiche, riconquistando oltre quaranta insediamenti e importanti nodi strategici ferroviari e stradali come Izium e Kupiansk.
Anche a nord della città di Kharkiv i russi si sono ritirati. Qui in molti stanno tirando un sospiro di sollievo anche se i missili continuano a cadere, come ieri notte, quando verso mezzanotte almeno due bombardamenti hanno colpito la città. C'è la paura di una reazione violenta da parte di Mosca, una vendetta che adesso può essere portata solo da oltreconfine. Nelle zone liberate i giornalisti ancora non hanno avuto la possibilità di accedere, le operazioni militari vanno avanti e le forze armate stanno bonificando la zona da trappole esplosive e ordigni inesplosi. Un vastissimo territorio, oltre 3mila chilometri quadrati riconquistati negli ultimi sei giorni.
Liberata la regione di Kharkiv: nei villaggi si torna a sorridere
Lungo la strada che porta a Balakliia, uno dei primi villaggi liberati lo scorso sei di settembre, centinaia di mezzi militari ucraini sfrecciano nei due sensi di marcia lungo strade di campagna, in mezzo ai campi di girasole e ai pascoli. Hanno disegnata una croce bianca sul cofano e sulle portiere, per evitare di essere colpiti dal fuoco amico. In un villaggio dei ragazzini giocano a fare i soldati, con fucili di legno e divise con taglie molto più grandi di loro.
Fermano le macchine, chiedono la parola d'ordine o di pronunciare parole in ucraino che i russi non riescono a dire correttamente, come Palyanytsya, una pane tipico. Un gioco, questo della guerra, per identificarsi forse con i loro fratelli e sorelle, padri e madri che sono nell'esercito e nelle forze territoriali di difesa a combattere. O solamente un modo per esorcizzare la paura delle esplosioni, delle bombe, della morte.
Un camion militare ucraino rimorchia un secondo mezzo semidistrutto con una zeta dipinta sul fianco. Una delle tante prede di guerra russe che vengono trasportate nelle retrovie. Donne e uomini salutano ogni mezzo militare che passa.
Una anziana signora piange mentre ricorda i continui bombardamenti e le notti insonni che fino a pochi giorni fa erano la quotidianità. Scene del genere non si vedevano dallo scorso marzo, da quando i russi si sono ritirati dopo il fallito tentativo di conquista di Kyiv.
I russi nonostante questa cocente sconfitta, continuano a colpire anche se adesso potranno farlo con meno intensità, essendosi ritirati oltre confine. Nella notte Kharkiv rimane al buio. Ma non è un coprifuoco qualsiasi: questa volta il buio è ancora più completo perché per la prima volta è stata colpita la centrale elettrica. Un tentativo questo dei russi, di punire la popolazione civile non riuscendo a confrontarsi militarmente con le forze armate ucraine. L’ennesimo crimine di guerra contro i civili.
Missili che nelle ultime ore hanno colpito più volte la città. Uno di questi si abbatte poco distante da una delle principali arterie stradali. Le schegge arrivano a diverse centinaia di metri di distanza colpendo le macchine di passaggio e facendo saltare una conduttura del gas. Una quotidianità terrificante che Kharkiv ormai vive dallo scorso marzo.