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Giovedì, 25 Aprile 2024
Mondo Ucraina

Giornalisti nel mirino dei russi: "Cronisti torturati e uccisi"

La denuncia di Lyudmyla Denisova, commissaria per i diritti umani del Parlamento ucraino. Reporter senza frontiere: "Sono un obiettivo primario per il regime di Putin"

Non solo propaganda, non solo carcere per chi diffonde fake news. La stampa nel mirino dei russi con "cronisti torturati e uccisi". La denuncia arriva su Telegram da Lyudmyla Denisova, commissaria per i diritti umani del Parlamento ucraino, riferendo inoltre di "nuove informazioni sulle circostanze della morte del regista lituano Mantas Kvedaravicius a Mariupol, imprigionato e poi ucciso. Gli occupanti hanno gettato il suo corpo in strada e la moglie, rischiando la vita, l'ha portato fuori dalla città bloccata e portato in Lituania. Per la sua sicurezza la vera causa della morte del regista non è stata annunciata prima".

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Denisova menziona anche il giornalista e scrittore di 78 anni Yevhen Bal, "rapito dai militari russi nella sua casa di Melekino, vicino a Mariupol, il 18 marzo, per foto di 'compromissione' con l'esercito ucraino. Rilasciato in tre giorni con gravi percosse". E ancora: "Il 2 aprile è deceduto Eugene Ball. La sua morte è stata il risultato della tortura di un giornalista veterano da parte degli occupanti russi", sottolinea la commissaria per i diritti umani.

Le parole della Denisova dovranno avere riscontro, quel che è certo è che, al netto della indiscussa censura in atto in Russia, si allunga di giorno in giorno l'elenco dei giornalisti e degli operatori dell’informazione morti o feriti finora in Ucraina dall’inizio del conflitto.

  • Il primo di cui si è avuta notizia è stato Dealerbek Shakirov, giornalista del settimanale Around You, ucciso dai russi il 26 febbraio nella periferia di Kherson. 
  • Il reporter ucraino Viktor Dedov è morto l'11 marzo a Mariupol a causa del bombardamento del suo appartamento. Era uno degli operatori più importanti della stazione televisiva ucraina Sigma-tv
  • Prima di lui Yevheniy Sakun, cameraman ucraino di Live tv ucciso all'inizio di marzo durante un attacco missilistico alla torre della TV a Kiev. 
  • Brent Renaud, giornalista statunitense, è stato ucciso da colpi di arma da fuoco a Irpin il 13 marzo. Stava lavorando a un documentario sulla crisi mondiale dei rifugiati per Time Studios. Insieme a lui si trovava il collega Juan Herrera Arredondo che è stato ferito nell’attacco al checkpoint russo. 
  • Maksym Levin, 41 anni, fotografo e documentarista, è stato trovato morto il 2 aprile nel quartiere di Vyshgorod, nella zona di Kiev. Era disperso dal 13 marzo. Il presidente ucraino Volodymir Zelensky ha conferito al fotoreporter l'onorificenza postuma “per il coraggio”. 
  • Sempre vicino Kiev, a Horenka, il 15 marzo sono stati uccisi il cameraman di Fox News Pierre Zakrzewsky e la giornalista ucraina Oleksandra Kurshinova, che gli faceva da guida. Con loro c’era anche il corrispondente di Fox News, Benjamin Hall, rimasto gravemente ferito nell’attacco.
  • Nei bombardamenti di Kiev è morta il 23 marzo anche Oksana Baulina, giornalista russa per il giornale indipendente The Insider.

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(La cartia di Rsf aggiornata al 6 aprile con gli attacchi subiti dalla stampa)

Reporter senza frontiere (Rsf) ha creato a Leopoli un Centro per la libertà di stampa. "I giornalisti sono un obiettivo primario per il regime di Putin: ogni mossa conta per resistere e raccontare al mondo la coorte dell'orrore che sta attraversando l'Ucraina in questo momento - riferisce Alexander Query, coordinatore del Centro -. Il giubbotto più piccolo, il casco più piccolo, il kit più piccolo che tiene in vita un giornalista che racconta quello che sta succedendo qui è già un baluardo contro gli avversari di una stampa libera. Grazie a tutti coloro che, con la loro generosità e impegno, permettono di supportare nel modo più concreto possibile le operazioni di Rsf”.

Sei le denunce presentate alla Corte penale internazionale, che riguardano presunti abusi contro almeno 29 giornalisti e la distruzione di apparecchiature radiotelevisive. "L'attribuzione di questi abusi all'esercito russo è accertata in quasi tutti i casi, così come la loro qualificazione come crimine di guerra. Alcuni casi sono ancora in fase di analisi per determinare le circostanze precise, in particolare gli attentati di cui sono stati vittime i giornalisti", spiegano da Rsf.

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