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Venerdì, 29 Marzo 2024
Scenari / Ucraina

La Russia sta vincendo nel Donbass: cos'è lo scenario della guerra "congelata"

Mentre Mosca continua l'enorme offensiva al rallentatore nell'est, cresce la preoccupazione che il conflitto non abbia un punto finale all'orizzonte. Non sarebbe la prima volta che Putin applica tale strategia di "attrito"

Quando finirà la guerra in Ucraina? "L'uso combinato di attacchi aerei e artiglieria è stato un fattore chiave nei recenti successi tattici della Russia": è quanto afferma il ministero della Difesa britannico nel suo ultimo aggiornamento. L'intelligence aggiunge che "la Russia è stata in grado di aumentare l'utilizzo dell'aviazione per supportare la sua avanzata, combinando attacchi aerei e un massiccio fuoco di artiglieria per sfruttare la sua schiacciante potenza di fuoco". L'attività aerea russa è stata "in gran parte limitata a attacchi in profondità utilizzando missili da crociera lanciati dall'aria e dalla superficie" per interrompere il movimento di rinforzi e rifornimenti ucraini, afferma il rapporto. Questi attacchi da soli, tuttavia, non sono riusciti ad avere un impatto significativo sul conflitto e di conseguenza è probabile che le scorte russe di missili guidati di precisione siano state significativamente esaurite. L'uso combinato di attacchi aerei e di artiglieria è stato un fattore chiave nei recenti successi tattici della Russia nella regione del Donbass. L'aumento dell'uso di munizioni non guidate ha portato alla distruzione diffusa delle aree edificate nel Donbass e ha causato ingenti danni collaterali e vittime civili.

Cento giorni di guerra

L'Ucraina teme che l'indignazione nei paesi occidentali suscitata dall'invasione ordinata da Putin il 24 febbraio inizi a svanire. Allo stesso modo, c'è chi vede i primi segni di stanchezza dopo l'ottimismo seguito al successo dell'Ucraina nel respingere l'avanzata russa intorno a Kiev. Ora, mentre Mosca continua l'enorme offensiva al rallentatore nell'est, cresce la preoccupazione che il conflitto non abbia un punto finale all'orizzonte e che l'enorme danno economico e umano che ne deriverà possa essere permanente, e globale. Il presidente Zelensky, dopo 100 giorni di guerra, ammette che tra Lugansk e Donetsk il suo esercito viene decimato. "Le forze della Federazione controllano il 20 per cento del Paese. Hanno distrutto quasi l'intero Donbass ucraino, che era uno dei centri industriali più potenti d'Europa". Le decine di miniere di carbone e gli impianti petrol-chimici che costellano l'est dell'Ucraina e hanno fatto la fortuna del Donbass bruciano sotto le bombe russe. Le truppe russe ora occupano un quinto del territorio dell'Ucraina anche secondo l'agenzia France-Presse.

Nell'ultimo mese la morsa tattica elaborata dai generali di Mosca si sta stringendo intorno a Severodonetsk, l'ultima grande città della regione di Lugansk. Su questo fronte sembrerebbe che le truppe ucraine stiano cercando di resistere il più possibile e di rallentare l'offensiva russa; tuttavia, al momento non è chiaro se si tratta di un'azione temporanea, mirata a coprire la ritirata completa dei contingenti ucraini dalla città, per riorganizzarsi poi lungo linee difensive più arretrate e già in parte predisposte, oppure se le forze di Kiev stiano cercando di replicare lo scenario di Mariupol, con la resistenza a oltranza. L'esercito russo sta rafforzando le posizioni attorno a Sloviansk in vista di una nuova offensiva contro questa città strategica dell'Ucraina orientale: lo ha reso noto lo stato maggiore di Kiev, secondo quanto riporta la Cnn. I russi, che avevano già lanciato un attacco senza successo contro due città a nord e nord-ovest di Sloviansk (Barvinkove e Sviatohirsk), stanno schierando adesso fino a 20 gruppi tattici nella zona. 

La conquista dei territori "da cui tutto è partito", con il riconoscimento da parte di Mosca delle repubbliche separatiste alla vigilia del conflitto, potrebbe far dichiarare al presidente russo missione compiuta, convincendolo a sedersi infine al tavolo delle trattative per chiudere le ostilità? Al momento non c'è nulla che lo faccia presupporre. E' difficile fare ipotesi sulla traiettoria del conflitto o su quando finirà. Dopo la mancata presa di Kiev, Mosca ha ridimensionato i suoi obiettivi di guerra, spostando i suoi sforzi bellici nella regione orientale del Donbass e nelle parti meridionali dell'Ucraina. A fine aprile il "ministro degli Esteri" del Regno Unito, Liz Truss, aveva affermato che la guerra Russia-Ucraina potrebbe durare fino a 10 anni. Alti ufficiali militari statunitense hanno a più riprese avvertito che la guerra durerà "probabilmente" anni.

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Il nuovo piano di Putin

Nello scenario di un conflitto congelato, il fallimento iniziale nella presa di Kiev potrebbe aver portato i vertici militari russi a un certo ripensamento. Dopo l'eventuale conquista di quasi tutto il Donbass, invece di intensificare la sua guerra di terra, la Russia potrebbe semplicemente provare a "bloccare" la situazione. Congelarla. L'Ucraina sta combattendo sul proprio territorio, il che militarmente è un vantaggio. Ma questo significa anche che la sua economia sta subendo molti più danni di quella russa, nonostante le pesanti sanzioni contro Mosca. La Banca Mondiale ha recentemente previsto che l'economia ucraina si sarebbe ridotta del 45%. Al contrario, la stima più alta suggerisce che l'economia russa si contrarrà del 15%.

Non sarebbe la prima volta che la Russia applica una tale strategia di "attrito" e trasforma un conflitto attivo in un conflitto congelato per mancanza di una soluzione considerata "migliore" a Mosca. In Siria, la Russia ha utilizzato un ciclo di offensive, seguite da cessate il fuoco per dividere e spezzare lentamente l'opposizione. Lo stesso conflitto in Ucraina era in gran parte considerato lento o "congelato" prima dell'invasione che il 24 febbraio ha sorpreso il mondo.

Un conflitto congelato ha un vantaggio fondamentale per la Russia: potrebbe aiutarla a crepare, sul lungo periodo, la solidità dell'Occidente. In questo scenario, man mano che i combattimenti diventano più sporadici, l'attenzione dei media potrebbe spostarsi su altre crisi, come è successo con la Siria e l'Ucraina dopo il 2014. In molti casi questa mancanza di concentrazione è stata fondamentale per consentire l'espansionismo russo e Mosca potrebbe facilmente pensare che lo stesso potrebbe accadere con l'Ucraina. Intanto nel Donbass si continua a combattere e la solidità della resistenza ucraina  fa dire a Zelensky "la vittoria sarà nostra". Dopo qualche timida indiscrezione nelle scorse settimane, un possibile incontro tra il presidente russo Vladimir Putin e quello ucraino Volodymyr Zelensky viene considerato più lontano che mai.

Gli scenari

La Russia oggi controlla una mezzaluna del territorio ucraino che si estende dalla seconda città ucraina di Kharkiv, continua attraverso le città di Donetsk e Lugansk controllate dai separatisti e raggiunge verso ovest fino a Kherson, formando un ponte di terra che collega la penisola della Crimea (annessa dalla Russia nel 2014) con la regione del Donbass, dove le cose si sono stabilizzate grazie a una guerra di logoramento. I negoziati sono in una completa fase di stallo, come non potrebbe essere altrimenti visto che Mosca non intende rinunciare ai guadagni ottenuti sul campo - o quanto meno, vuole farli pesare al tavolo - e questi sono ancora ritenuti insufficienti in termini di risultati strategici, malgrado il forte ridimensionamento degli obbiettivi. L'Ucraina da parte sua non intende accettare alcuna ulteriore menomazione territoriale, pur avendo aperto a un riconoscimento formale della perdita della Crimea (oggi la tv russa parlando di turismo ha definito Yalta 'città russa'); inoltre, Kiev vuole sfruttare al massimo le circostanze per spingere diplomaticamente per una rapida adesione - se non alla Nato, altra possibile merce di scambio negoziale - almeno all'Unione Europea.

All'ostacolo della posizione ancora intransigente delle due parti - almeno fino a che i costi umani o politici rimarranno sostenibili - si aggiunge anche la tentazione da parte dell'ala più dura della Nato di approfittare della situazione per cercare di mettere definitivamente all'angolo la Russia: una prospettiva che tuttavia non piace all'Europa, timorosa del possibile vuoto di potere in uno Stato che non sarà più una grande potenza militare, ma rimane una superpotenza nucleare. L'alba di una nuova era di instabilità.

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