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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Guerra in Ucraina: cinque cose da sapere oggi

Il rischio della "guerra mondiale del pane". Chi resta nell'Azovstal. Si va verso settimane di stallo nel Donbass. Spunta il piano di Roma per la pace. Chi sono i diplomatici italiani espulsi dalla Russia. Le ultime notizie sul conflitto a quasi tre mesi dall'inizio dell'invasione

Guerra in Ucraina: cinque cose da sapere oggi giovedì 19 maggio 2022. Il rischio della "guerra mondiale del pane". Chi resta nell'Azovstal. Si va verso settimane di stallo nel Donbass. Spunta il piano italiano per la pace. Chi sono i diplomatici italiani espulsi dalla Russia. Il punto sul conflitto.

1) Il rischio della "guerra mondiale del pane"

"Il prezzo del grano sta continuando a crescere a causa dell'invasione russa dell'Ucraina e potrebbe salire del 20% entro la fine dell'anno. Il lavoro che stiamo facendo è costruire insieme un corridoio sicuro per permettere al grano ucraino di tornare sul mercato", ha detto ieri il ministro degli esteri Luigi Di Maio paventando il rischio che si scateni una "guerra mondiale del pane che dobbiamo fermare il prima possibile". Il prezzo del grano duro ha registrato un aumento del 4,6%. In netto rialzo anche il grano tenero, in crescita del 5,48%. E i timori in Europa aumentano, soprattutto dopo la decisione dell'India di vietare le esportazioni di frumento. L'obiettivo del summit ministeriale organizzato dagli Usa sulla sicurezza alimentare che si è tenuto ieri alle Nazioni Unite è attivare corridoi umanitari per consentire la ripresa delle esportazioni di grano ucraino e impedire che scoppi quella ch qualcuno ha già definito "la prima guerra mondiale del pane". L'Ucraina era fino al 24 febbraio, giorno di inizio del'invasione la "riserva del pane" per molti Paesi in via di sviluppo, con il Programma alimentare mondiale (Pam) che acquistava il 50% del grano proprio da Kiev. Da quando la Russia ha iniziato a bloccare l'accesso ai porti distruggendo le infrastrutture civili e i silos di grano, la situazione alimentare in Africa e Medio Oriente sta diventando ancor più grave.

2) Chi resta nell'Azovstal

In due giorni dall'inizio delle evacuazioni, dall'acciaieria Azovstal di Mariupol sono usciti 959 soldati, di cui 80 feriti, secondo i conteggi del ministero della Difesa russo. Mariupol di fatto è caduta in mano ai russi, tuttavia c'è chi non depone le armi per ora, e sono i nomi più ambiti dai russi. Un migliaio di combattenti del reggimento nazionalista Azov sono ancora nel ventre dalla fabbrica, compresi i comandanti. Alcuni dei capi temono la cattura, o peggio, e la pubblica esibizione come simboli della sconfitta. Tra chi ancora non è stato evacuato ci sarebbero il leader del reggimento Azov, Denis Prokopenko, il capitano Bohdan Krotevych che ieri ha postato su Twitter una sua foto nel cuore dell'acciaieria, il vicecomandante Sviatoslav "Kalyna" Palamar e il capo dell'intelligence Ilya Samoilenko. Non è chiaro che ne sarà dei soldati ucraini in mano russa. Molti potrebbero essere scambiati con prigionieri di guerra russi. Cosa succede ora ai soldati evacuati dall'acciaieria Azovstal.

3) Si va verso settimane di stallo nel Donbass

La Nato prevede una fase di sostanziale stallo sul campo di battaglia, in Ucraina, nelle prossime settimane. Lo ha spiegato la Cnn citando un anonimo funzionario militare del Patto Atlantico secondo cui non sono previsti successi significativi per nessuna delle parti, sebbene lo slancio sia cambiato a favore dell'Ucraina. Il servizio del canale all news statunitense è rilanciato su diverse piattaforme social. Nel Donbass l'avanzata russa prosegue molto lentamente. Le forze di Mosca stanno cercando di aumentare la pressione militare lungo il saliente di Sievierodonetsk. Ma le "conquiste" russe riguardano piccoli insediamenti ucraini e le forze armate ucraine hanno annunciato di aver riconquistato un altro insediamento nella regione di Kharkiv. Vari analisti sono convinti che questo groviglio di offensive e contrattacchi tra un paio di settimane arriverà allo stallo. A quel punto potrebbe aprirsi una finestra per passare gradualmente dalle armi ai negoziati. Come ha detto il ministro degli Esteri ucraino Kuleba: "Sarà il campo di battaglia a stabilire le trattative". Tra i "falchi" nelle istituzioni di Kiev, che finora si sono opposti alle trattative, c'è chi ritiene che grazie alle nuove armi tra un mese sarà possibile dare una spallata agli invasori, provocando una disfatta tale da innescare un terremoto politico a Mosca. Al momento, uno scenario più che improbabile. Tra un mese, chissà.

4) Spunta il piano italiano per la pace

L'Italia si muove per la pace in Ucraina con un documento elaborato da ministero degli Esteri e Palazzo Chigi, presentato ieri a New York dal ministro Luigi Di Maio durante un colloquio con il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres. Il cessate il fuoco è il primo e più difficile passo ipotizzato nella proposta italiana. La premessa è che andrà negoziato mentre sono in corso i combattimenti: una tregua non può essere considerata dunque la pre-condizione per esplorare la trattativa diplomatica.  Il secondo punto della road map dell’esecutivo riguarda il negoziato multilaterale sul futuro status internazionale dell’Ucraina. L’idea è lavorare attorno all’opzione di una neutralità di Kiev. Accompagnata però da una vera e propria “garanzia” politica internazionale. Terzo,  la definizione dell’accordo bilaterale tra Russia e Ucraina sulle questioni territoriali: la cornice è quella di un’autonomia praticamente totale delle aree contese, di una gestione della sicurezza autonoma e, però, della conferma della sovranità di Kiev sull’intero territorio nazionale. Quarto punto, serve un nuovo accordo multilaterale sulla pace e la sicurezza in Europa, in modo da riorganizzare gli equilibri internazionali, a partire dal rapporto tra Unione europea e Russia. Tra le priorità da definire, la stabilità strategica, il disarmo e il controllo degli armamenti, la prevenzione dei conflitti e le misure di rafforzamento della fiducia. A gestire il tutto sarebbe il GIF, il Gruppo Internazionale di Facilitazione, di cui farebbero paerte più Paesi e organizzazioni internazionali, in particolare Onu e Ue, e poi Francia, Germania, Italia, Turchia, Stati Uniti, Cina, Canada, Regno Unito, Polonia, Israele.

5) Chi sono i diplomatici italiani espulsi dalla Russia

Mosca ha deciso ieri di espellere 85 diplomatici di Italia, Francia e Spagna, in risposta - secondo quanto riferito dal Cremlino - alle misure simili adottate da molti Paesi europei. Dall’inizio dell’aggressione russa all’Ucraina, lo scorso 24 febbraio, i governi europei hanno espulso più di 300 diplomatici russi, in numerosi casi con l’accusa di spionaggio. "L’espulsione dei diplomatici italiani è chiaramente un atto ostile, che riguarda tutta la Ue", ha commentato Mario Draghi. "Questo però - ha aggiunto il premier italiano - non deve assolutamente portare a una interruzione dei canali diplomatici perché è attraverso quei canali che, se ci si riuscirà, si arriverà alla pace. E certamente è quello che noi vogliamo". L'espulsione è stata comunicata all'ambasciatore italiano Giorgio Starace, uno dei più esperti diplomatici italiani, esperienze con la Farnesina in Centroamerica, Cina, Stati Uniti e India, già ambasciatore negli Emirati Arabi e poi a Tokyo prima di arrivare a Mosca a ottobre 2021. Al momento non si conoscono i nomi degli italiani espulsi.

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