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Giovedì, 25 Aprile 2024
Medio Oriente / Israele

Hezbollah dichiara la fine della mobilitazione contro Israele

L'annuncio del leader della milizia: "La missione della resistenza è finita". La svolta dopo un accordo tra Beirut e Tel Aviv sullo sfruttamento di giacimenti di gas in una zona di mare contesa

La milizia sciita libanese Hezbollah ha dichiarato al fine della "mobilitazione straordinaria" contro Israele, in quello che è un importante passo verso la pacificazione della regione. L'annuncio è arrivato dal leader del gruppo armato alleato dell'Iran, Hassan Nasrallah, dopo che il Beirut e Tel Aviv hanno firmato uno storico accordo per risolvere una disputa pluridecennale sul controllo di un tratto orientale del Mar Mediterraneo, in cui ci sono anche alcuni giacimenti di gas che presto potranno essere sfruttati.

Con la conclusione dell'accordo "la missione della Resistenza è finita", ha dichiarato Nasrallah, secondo cui quindi "tutte le misure e gli accordi e le mobilitazioni eccezionali e specifiche della resistenza degli ultimi mesi sono finite". Il capo del potente gruppo armato ha salutato come "una grande vittoria per il Libano", l'accordo raggiunto tra i due Paesi che tecnicamente sono ancora in stato di guerra e non hanno relazioni ufficiali dirette.

Israele aveva invaso il Paese nel 1982 durante la guerra civile e aveva occupato il territorio libanese fino al 2000. Nel 2006 c'è stato un secondo conflitto, durato 34 giorni, in seguito a un'operazione militare su vasta scala attuata dall'esercito israeliano per reazione alla cattura di due suoi soldati. Il cessate il fuoco è stato raggiunto grazie anche all'intervento dell'Onu e da allora è in corso l'operazione di peacekeeping Leonte a cui partecipa anche l'Italia. 

A far salire di nuovo le tensioni il fatto che nel 2013 era stato scoperto nella zona marittima contesa il giacimento di Karish, che, secondo alcune stime, conterrebbe circa 1,2 trilioni di piedi cubi di gas naturale e 31 milioni di barili. L'estate scorsa le manovre del governo israeliano per avviare lo sfruttamento del giacimento hanno rischiato di riaccendere le tensioni col vicino, e in particolare col gruppo politico e armato degli Hezbollah.

Ora lo "storico" accordo, raggiunto grazie anche alla mediazione degli Stati Uniti, portata avanti dal funzionario di Washington Amos Hochstein, ha posto fine alle ostilità, garantendo anche a Beirut di poter usufruire in parte delle risorse. "Abbiamo sentito parlare degli Accordi di Abramo. Oggi c'è una nuova era: potrebbe essere quella dell'accordo di Amos Hochstein", ha dichiarato il principale negoziatore libanese e vicepresidente del Parlamento, Elias BouSaab, riferendosi all'accordo che portò alla normalizzazione dei legami tra Israele e gli Emirati Arabi Uniti e il Bahrein, mediata dagli Stati Uniti nel 2020.

A esultare è stato anche il premier israeliano, Yair Lapid, secondo cui l'accordo sarebbe un "risultato straordinario" che ha prodotto il riconoscimento de facto di Israele da parte del Libano. "Non capita tutti i giorni che un Paese nemico riconosca lo Stato di Israele, con un accordo scritto, di fronte alla comunità internazionale", ha dichiarato Lapid. Ma per il presidente libanese Michel Aoun, l'accordo è puramente "tecnico" e non ha "alcuna dimensione politica o impatto che contraddicesse la politica estera del Libano". Anche Nasrallah ha assicurato che l'accordo non è "un trattato internazionale né un riconoscimento di Israele". Riconoscimento di Israele o meno si tratta comunque di un passo verso la normalizzazione dei rapporti tra i due Paesi.

Tracciando la linea di demarcazione dal mare anziché dalla terraferma, l'accordo evita di affrontare l'irrisolta questione dei confini terrestri, che è molto più complicata e non ha l'urgenza della questione energetica. Per quanto riguarda i giacimenti Israele riceve i pieni diritti di esplorare quello di Karish, che si stima abbia riserve di gas naturale pari a 68 miliardi di metri cubi (2,4 trilioni di piedi cubi) mentre il Libano riceve i pieni diritti sul vicino giacimento di Qana, ma ha accettato di concedere a Israele una quota delle royalties attraverso un accordo collaterale con la società francese TotalEnergies per la sezione del giacimento che si estende oltre il confine marittimo concordato.

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