Cosa c'è dietro l'incontro tra Putin e Prigozhin
Un motivo è da riconoscersi nelle intenzioni di Putin di proteggere l'arsenale nucleare
Dopo giorni in cui il mondo intero si sia domandato dove fosse il capo dei mercenari Wagner, Evgheny Prigozhin, protagonista di un tentativo di golpe contro la leadership militare (e non) russa, è finalmente arrivata una risposta. Il 1° luglio Prigozhin, e altri 35 comandanti della Wagner, è stato convocato al Cremlino da Putin. I due si sarebbero intrattenuti a lungo, per almeno tre ore, e successivamente il leader del gruppo dei mercenari è stato ascoltato anche dal direttore della Guardia russa, Viktor Zolotov, un fedelissimo putiniano, e dal capo dei servizi segreti esteri, Sergei Naryshkin.
La fedeltà promessa a Putin
Nel corso dell'incontro i comandanti del gruppo Wagner avrebbero assicurato a Putin di essere "suoi fedeli sostenitori e di essere pronti a continuare a combattere per la loro patria". Un chiarimento durato tre ore e finito con una promessa di fedeltà dei comandanti del gruppo Wagner al presidente russo, che ha ricambiato assicurando ai suoi interlocutori che continueranno ad avere un ruolo nelle imprese militari della Russia. Il capo del Cremlino avrebbe ascoltato le spiegazioni dei miliziani della Wagner sugli eventi del 24 giugno e avrebbe "offerto loro ulteriori opzioni di lavoro e di impiego nei combattimenti".
La notizia, anticipata dal giornale francese Libération e confermata qualche ora dopo dal portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, rimette in discussione tutte le analisi degli osservatori stranieri e le ipotesi su un indebolimento del potere di Putin. L'incontro di Prigozhin con Putin al Cremlino suggerisce che il leader dei mercenari gode ancora di una certa influenza in Russia ed è probabilmente visto come una risorsa preziosa, nonostante abbia portato il paese sull'orlo della guerra civile il mese scorso.
"L’unica cosa che possiamo dire è che il presidente ha dato la sua valutazione delle azioni della compagnia" sul fronte dell'Ucraina, nonché "degli eventi del 24 giugno. Ha ascoltato le spiegazioni dei comandanti e offerto loro alternative per il loro futuro impiego e uso in combattimento", ha aggiunto inoltre Peskov che proprio il 29 giugno aveva detto ai giornalisti di non sapere dove si trovasse il leader dei mercenari. Lo scorso 6 luglio, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov aveva fatto sapere che la Russia non aveva "né l'opportunità, né il desiderio" di seguire i movimenti del fondatore della Wagner.
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Ma nonostante l'annuncio odierno del portavoce del Cremlino, ci sono elementi che lasciano presagire che tra Putin e Prigozhin non ci sia stato un colloquio sereno. A dimostrarlo sono le rivelazioni dei media di stato russi, che hanno usato ogni mezzo per screditare il capo ribelle. Usando la tecnica che il dissidente russo Alexei Navalny ha utilizzato per denunciare le ricchezze di Putin, frutto di una corruzione dilagante, gli organi ufficiali russi hanno mostrato le foto scattate durante la perquisizione dell'abitazione di Prigozhin a San Pietroburgo: lingotti d’oro, mazzette di contanti, armi, una collezione di parrucche, le foto dei suoi travestimenti in Africa. E continuano a demolirlo.
Tanto che nei giorni scorsi le autorità di Mosca hanno oscurato diversi siti web che esaltavano lo stesso Prigozhin come "leader della nuova Russia" e sembravano preparare a una futura carriera politica del capo dei mercenari in vista delle elezioni presidenziali del 2024. Prigozhin infatti gode di una certa popolarità in Russia.
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Dalla rabbia al "sostegno" verso Wagner
La rabbia nei confronti del cuoco di Putin è montata quando alcune migliaia di uomini di Prigozhin hanno occupato senza colpo ferire la città di Rostov sul Don, caposaldo militare di fondamentale importanza a ridosso del confine ucraino, e poi hanno risalito il territorio russo indisturbati per centinaia di chilometri. Fino a quando è stata annunciata una tregua, ufficialmente grazie a una (improbabile) mediazione del presidente bielorusso Alexander Lukashenko, che in teoria prevedeva il trasferimento in Bielorussia di Prigozhin e dei suoi.
Ma a questo punto nulla è più sicuro. Intanto il capo di stato maggiore russo e comandante delle operazioni militari in Ucraina, Valery Gerasimov, bersaglio privilegiato degli attacchi di Prigozhin insieme al ministro della Difesa Serghei Shoigu, ha fatto la sua prima apparizione pubblica dopo i fatti del 24 giugno. Un video, pubblicato dal ministero della Difesa, mostra Gerasimov che presiede una riunione in cui è stato informato di un tentativo da parte dell'esercito ucraino di effettuare attacchi missilistici in Russia e contro la Crimea domenica.
Lukashenko, che in un primo momento aveva confermato l'arrivo in Bielorussia di Prigozhin, il 6 luglio ha detto che non si trovava là, ma a San Pietroburgo, e "forse" era andato a Mosca. "Non abbiamo né la possibilità né la voglia di seguire i movimenti di Prigozhin", aveva risposto Peskov. Ma una settimana prima era già avvenuto l'incontro chiarificatore tra Putin, Prigozhin e l'intero stato maggiore della Wagner: 35 persone in tutto. Il presidente, ha spiegato il portavoce, ha dato "il suo giudizio sulle azioni della compagnia al fronte e sugli eventi del 24 giugno". Quelli della Wagner gli hanno dato le loro "spiegazioni", gli hanno garantito la loro fedeltà e si sono detti pronti a "continuare a combattere per la madrepatria".
La paura del nucleare
Alla fine ci deve essere stata una sorte di assoluzione se, ha assicurato ancora Peskov, il presidente ha offerto ai comandanti "ulteriori opzioni di lavoro e di impiego nei combattimenti". E forse un motivo è da riconoscersi nelle intenzioni di Putin di proteggere l'arsenale nucleare. Secondo quanto riferito dal capo dell'intelligence militare ucraina, Kyrylo Budanov, a Reuters, i combattenti Wagner hanno raggiunto nell'est della Russia la base militare che detiene armi nucleari, la Voronezh-45, e che la loro intenzione era quella di acquisire piccoli dispositivi nucleari dell'era sovietica per "alzare la posta in gioco" nel loro ammutinamento. Tuttavia, per qualche motivo i mercenari Wagner si sono fermati a meno di 100 km dalla base nucleare di Voronezh-45 e Budanov non ha precisato le motivazioni della ritirata delle milizie di Prigozhin.
Il futuro del gruppo Wagner
Al di là delle reali motivazioni che hanno spinto Putin ad avere un faccia a faccia con Prigozhin, sono due sono gli interrogativi che sorgono: il primo è se i comandanti della Wagner e i loro uomini continueranno a essere inquadrati nelle file della compagnia privata o passeranno alle dipendenze del ministero della Difesa, come previsto da un decreto che mette al bando questa milizia privata insieme a decine di altre. Sul canale Telegram Grey Zone, vicino alla Wagner, sono stati diffusi in queste ore diversi sticker propagandistici della compagnia, tra cui uno con la scritta 'Tutto è solamente all'inizio'. Quasi una promessa che la Wagner non sparirà.
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Il secondo interrogativo è dove verranno impiegate le truppe (o ex truppe) di Prigozhin. Qualcuno pensa proprio in Bielorussia, per poter creare una minaccia che impensierisca l'Ucraina al confine settentrionale.
Di sicuro i miliziani della Wagner non torneranno a Bakhmut, la città del Donbass da loro conquistata in maggio dopo una battaglia sanguinosa durata mesi e che ora le forze ucraine dicono di essere sul punto di riconquistare.