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Giovedì, 25 Aprile 2024
Il conflitto / Taiwan

Incursioni degli aerei cinesi nei cieli di Taiwan: dopo l'Ucraina, sale la tensione anche in Estremo Oriente

Negli stessi giorni dell’escalation nell’Est Europa, Pechino manda 52 aerei militari nelle aree sotto il controllo di Taipei. E c’è chi pensa a una strategia coordinata tra Russia e Cina

Una continua azione di logoramento per la difesa nazionale. Così le autorità taiwanesi hanno commentato le incursioni degli aerei militari cinesi nello spazio di identificazione aerea a sudovest dell’isola. Oggi Pechino ha inviato altri 13 caccia dopo il maxi dispiegamento del giorno prima. I 39 aerei da combattimento che ieri hanno sorvolato la zona introno alle isole Pratas, controllate da Taiwan, hanno rappresentato una vera e propria provocazione per la quale la Repubblica popolare non ha ancora fornito alcuna spiegazione. 

L'incursione di domenica è stata la più grande da parte di aerei da guerra cinesi dal 4 ottobre scorso, quando la presenza di 56 aerei era stata accertata nella zona di difesa aerea di Taiwan. Il governo isolano ha definito le ripetute attività militari cinesi una strategia in “zona grigia”, progettata sia per logorare le forze taiwanesi che per testarne le modalità e i tempi di reazione. Una crisi militare che arriva negli stessi giorni dell’escalation al confine russo-ucraino e che avvalora l’ipotesi, avanzata da alcuni analisti, di una strategia coordinata tra Pechino e Mosca.

Taiwan si autogoverna dal 1949, ma la Cina considera l’isola parte del suo territorio. Negli ultimi mesi il livello dello scontro tra le Pechino e Taipei è aumentato fino a far temere la comunità internazionale per le sorti della popolazione dell’isola, pari a circa 23,5 milioni di persone.

In questo contesto va considerata anche la recente carenza di chip e semiconduttori, uno dei tanti effetti collaterali della crisi economica innescata dal Covid-19. L’industria mondiale risente da mesi di tale mancanza di materie prime che ne hanno rallentato i ritmi di produzione. Taiwan è notoriamente il leader mondiale nella produzione di microchip, nonché la patria dell’ineguagliabile industria globale dei semiconduttori, la Taiwan semiconductor manufacturing company (Tsmc) che da sola rappresenta oltre il 50 per cento del mercato mondiale dei materiali necessari alla produzione di chip.

Di qui le paure per un conflitto che, oltre ad avere gravi conseguenze per la popolazione locale, potrebbe paralizzare la produzione industriale nel resto del mondo.

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