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Mercoledì, 24 Aprile 2024
INDIA / India

India, annullato l'ergastolo: Tomaso ed Elisabetta sono liberi

La Corte suprema ha deciso l’immediata liberazione dei due italiani. Stavano scontando l’ergastolo per l’accusa di aver ucciso un loro compagno di viaggio, Francesco Montis, nel 2010

La Corte suprema indiana ha annullato la condanna all'ergastolo di Tomaso Bruno ed Elisabetta Boncompagni, disponendone l'immediata liberazione. La notizia è stata annunciata su Facebook dalla madre di Tomaso, Marina Maurizio. Tomaso ed Elisabetta, erano stati condannati al carcere a vita per la morte di Francesco Montis, che era con loro in viaggio nel 2010. Il giovane, fidanzato di Elisabetta, era stato trovato cadavere nella sua camera d'albergo di Varanasi, nel Nord-Est dell'India. Bruno e Boncompagni furono accusati di omicidio dai magistrati indiani che pensarono a un delitto passionale, nonostante i numerosi dubbi sulla vicenda. 

LA STORIA – Nel febbraio del 2010 Tomaso Bruno, 29 anni, di Albenga (SV), ed Elisabetta Boncompagni, 38 anni, di Torino, partono per una vacanza in India in compagnia dell’amico Francesco Montis, 30 anni, di Terralba (OR). Nella città sacra di Varanasi prendono una stanza tutti insieme all’hotel Buddha di Chentgani, in periferia. Si sente male in hotel, Tomaso ed Elisabetta chiamano i soccorsi e l’ambasciata italiana. Montis ha problemi di salute, una brutta tosse perenne forse provocata dal fumo. E' il 4 febbraio 2010. Come recita il verbale della polizia, alle 9 di mattina Tommaso e Elisabetta chiamano sotto nella hall perché c’è il loro amico che sta male. Il portiere sale su nella loro camera al quarto piano. Francesco è in stato di semincoscienza. Fanno venire una ambulanza per portarlo di corsa in ospedale. Poi tutt’e due gli amici, ma soprattutto Tommaso, aiutano gli infermieri a portare giù il malato. Quando Francesco arriva in ospedale non c’è più niente da fare: i medici possono solo constatarne il decesso.

IL TRIANGOLO - Una disgrazia secondo alcuni, non per il tribunale indiano. Tomaso e Elisabetta finiscono dietro le sbarre due giorni dopo. Sul corpo di Montis, così recita l’autopsia, ci sono lividi, segno, secondo gli inquirenti di una colluttazione. Un triangolo amoroso, questo pensano gli inquirenti. I tre hanno consumato un grammo d’eroina e dell’hashish la sera precedente alla morte del ragazzo. Ma del triangolo amoroso supposto e negato dai due da sempre, non c’è prova, nè testimone. Gli amici smentiscono la relazione illecita. 

L'AUTOPSIA -  L’esame autoptico è contestato dai difensori dei due italiani: è stato fatto infatti da un oculista, non da un patologo locale come avviene di solito. Nel referto si parla di morsi di animali presenti sul corpo, presumendo roditori, segno delle pessime condizioni dell’obitorio indiano. Nella relazione si legge del ritrovamento di un ematoma nel cervello, esattamente un ematoma subaracnoideo, che da solo potrebbe essere stata la causa stessa della morte. Ma l’emorragia viene trascurata nel giudizio finale.

LA SENTENZA - La sentenza è una mazzata: ergastolo, sia per Tomaso sia per Elisabetta. Fino alla decisione di oggi. Tomaso ed Elisabetta sono liberi.

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